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Vela, America’s Cup 2017: le imbarcazioni partecipanti ai raggi X. Occhi puntati sui “ciclisti” di Team New Zealand

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Il conto alla rovescia al via della 35esima edizione dell’America’s Cup prosegue. La coppa vera e propria verrà messa in palio a partire dal 17 giugno, ma tra pochi giorni, il 26 maggio, cominceranno le regate di selezione dello sfidante che contenderà il trofeo al Defender, le rinominate Louis Vuitton America’s Cup Qualifiers. Teatro della sfida saranno le Bermuda. Parecchie sono le novità di quest’edizione, come al solito accompagnate da tante, tantissime polemiche. Oracle Team Usa, detentore del titolo vinto nel 2010 e difeso con successo nel 2013, ha infatti cambiato più volte il protocollo, specie per quanto riguarda il tipo di imbarcazione, “costringendo” al ritiro prima Team Australia (il Challenger of Records, il “primo sfidante”) ed in seguito anche Luna Rossa. Per la prima volta dal 2000 sarà una Coppa America senza un team italiano. Gli sfidanti “sopravvissuti” sono cinque: Emirates Team New Zealand,  Land Rover BAR, Artemis Racing, Softbank Japan e Groupama Team France. Alla fine il regolamento definitivo prevede equipaggi composti da sei persone sui cosiddetti AC50, oggetto di tante discussioni soprattutto in termini di sicurezza. Questi catamarani sono i mezzi a propulsione eolica più spettacolari mai visti, capaci di raggiungere velocità oltre i 45 nodi (80 km/h), con il muro dei 100 km/h nel mirino e gli scafi che toccano l’acqua solo un paio di volte durante la regata, poggiando sui cosiddetti foil, appendici appena sotto il pelo dell’acqua che fanno sì che la barca si alzi letteralmente, riducendo l’attrito e generando più velocità. Proprio questo ha fatto storcere il naso a molti: è una vela che si sta allontanando molto dal suo aspetto tradizionale, tanto che parecchi la accostano alla Formula 1. Al netto delle polemiche si tratta comunque della coppa più antica del mondo. Sarà dunque interessante seguirla, soprattutto perché dall’esito e dalla valutazione di queste novità potrebbe dipendere il futuro di questo sport e di questa competizione. Andiamo dunque a vedere le sei imbarcazioni protagoniste della 35esima edizione dell’America’s Cup.

ORACLE TEAM USA – È il Defender, e per forza di cose è da considerare il favorito, anche e soprattutto per l’ampia possibilità di budget. Gli americani però non sembrano tranquilli e per evitare di farsi sorprendere hanno deciso di modificare (ancora) il protocollo prendendo parte alle regate solitamente destinate agli sfidanti, con la possibilità di guadagnare un vantaggio in termini di punti da sfruttare nel momento in cui ci si giocherà il trofeo. Oracle teme più di tutti Emirates Team New Zealand: all’introduzione dei grinder ciclisti da parte dei kiwi, gli americani hanno reagito provando a copiare i rivali. Ci sarà una sola pedaliera, dietro il timoniere, azionata dal wing trimmer. Si tratta di una soluzione ibrida, dettata dal poco tempo a disposizione e dall’impossibilità di modificare il sistema idraulico (e la muscolatura dei grinder). Chiaramente il pozzetto del timoniere non era stato previsto per questo e non si può allargare, per cui sarà importante valutare tempi e spazi degli spostamenti. James Spithill avrà ancora una volta il compito di guidare l’imbarcazione, che appare sì veloce, ma non totalmente a suo agio nelle manovre. L’australiano ha infatti messo a dura prova il sistema idraulico nella sua ricerca del limite, portando la barca a diverse scuffie.

EMIRATES TEAM NEW ZEALAND – C’è grande curiosità attorno ai neozelandesi. I kiwi hanno tenuto un profilo basso per mesi, preparandosi in silenzio ad Auckland e giustificando questa scelta con la mancanza di fondi. Una volta giunti alle Bermuda però, ecco il colpo di scena: l’introduzione dei pedali al posto dei coffe grinder. Si tratta di quattro biciclette, grazie alle quali i grinder azionano il circuito idraulico assicurando con le gambe una potenza sicuramente maggiore e quindi un migliore controllo della stabilità nelle virate e nelle ripartenze. Non solo, questa novità permette ai grinder di avere le mani libere per altri compiti, liberando il timoniere dal controllo dell’assetto. La novità dei grinder ciclisti era stata inizialmente accolta con scetticismo ed ironia ma con il passare del tempo ha acquisito forza e credibilità, al punto tale da spingere Oracle a cambiare nuovamente il protocollo reintroducendo in fase di preparazione la possibilità delle regate test tra due differenti team. New Zealand rimane comunque un’incognita: non è la principale favorita ma non può nemmeno essere tenuta fuori dalle contendenti. I dubbi sono dati da derive e timoni. La costruzione è stata realizzata in proprio dal team ma nelle regate di preparazione c’è stata prima la rottura del timone e poi il cedimento delle derive da vento debole, che sono state in seguito rinforzate. Al timone ci sarà Peter Burling, recente medagliato alle Olimpiadi di Rio.

ARTEMIS RACING – Gli svedesi sono emersi come una delle sfidanti più accreditate alla vittoria. Il ribaltamento subito poco tempo fa (fortunatamente senza nessuna conseguenza) ha interrotto lo sviluppo dell’imbarcazione, distruggendo l’AC45 utilizzato per testare le soluzioni da applicare sull’AC50, la barca che competerà nella Louis Vuitton Cup. L’imbarcazione è apparsa in ogni caso molto solida, stabile nelle manovre come Team New Zealand e con una velocità a tratti superiore anche a quella di Oracle. Gli svedesi hanno inoltre puntato fortemente sull’equipaggio: al timone ci sarà Nathan Outteridge, che ha al collo due medaglie olimpiche (un oro ed un argento) nella classe 49er. Le caratteristiche dell’imbarcazione ed il talento del proprio skipper e timoniere hanno consentito ad Artemis di mettersi in mostra nelle regate di addestramento, infilando una serie di nove vittorie a zero.

LAND ROVER BAR – Erano i rivali più accreditati della vigilia, anche per l’importante budget a disposizione. Nelle Bermuda però si sono rivelati una grossa delusione. L’imbarcazione è lenta ed a pochi giorni dal via non sembrano esserci soluzioni immediate. La barca ha mostrato anche problemi al sistema idraulico, costringendo i grinder ad un’azione continua ed incessante. Sir Ben Ainslie al timone però, garantisce talento ed esperienza: si tratta di un vero e proprio fuoriclasse della vela, con 4 ori ed 1 argento alle Olimpiadi. L’obiettivo è quello di riportare l’America’s Cup in Inghilterra dopo 166 anni. Non sarà affatto facile viste le difficoltà mostrate di recente, ma Land Rover Bar può contare sul fatto di partire con 2 punti di vantaggio sulla concorrenza alle Qualifiers, avendo vinto le World Series.

GROUPAMA TEAM FRANCE – Si tratta della squadra più accreditata ad abbandonare con anticipo la competizione. Per loro stessa ammissione però, si tratta solo dell’inizio, prendere contatto con queste regate e questo regolamento e tornare più competitivi in futuro, già dalla prossima edizione. Da qui infatti, il basso budget di partenza. L’imbarcazione è stata progettata dal tedesco Martin Fischer ed appare abbastanza veloce. Sarà comunque difficile vedere questo team in lotta con il resto della flotta. Al timone ci sarà Franck Cammas.

SOFTBANK TEAM JAPAN – Dopo 17 anni il Giappone torna ad essere rappresentato all’America’s Cup. C’è grande curiosità attorno ai giapponesi, ma anche tante polemiche. Team Japan è infatti un vero e proprio team satellite di Oracle, lavorando a stretta sintonia con il Defender. Questo ha consentito ai nipponici di potersi concentrare sulla navigazione e sulla messa a punto graduale della barca. Hanno mostrato una buona manovrabilità e risultati positivi. La differenza infatti la fa l’esperienza al timone di Dean Barker, al quale proprio la rimonta subita quattro anni fa contro Oracle è costata il posto a Team New Zealand.

 

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