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Ciclismo

Giro d’Italia 2016, l’onore delle armi: Kruijswijk e Chaves da applausi, Valverde non basta

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Il Giro d’Italia 2016 si è risolto con il risultato più scontato e allo stesso tempo imprevedibile. Sembra un paradosso, e probabilmente lo è perché di logico c’è poco nelle ultime due tappe della corsa rosa, ma proprio per questo ha regalato emozioni come poche volte negli ultimi anni. Il merito, per questo, va anche agli avversari di Vincenzo Nibali, uscito vincitore da una terza settimana in cui ha toccato il fondo prima di volare in paradiso.

A partire da Steven Kruijswijk, che ha avuto l’unico torto di cadere nella discesa del Colle dell’Agnello quando sembrava ormai avere la maglia rosa in bacheca. Un attimo di distrazione che l’ha portato a fratturarsi una costola e a perdere 5′ sul traguardo di Risoul per poi sprofondare in quarta posizione a Sant’Anna di Vinadio. Probabilmente in pochi, 12 mesi fa, si sono reso conto della qualità del suo Giro d’Italia, chiuso battagliando ad armi pari con Alberto Conatador, Fabio Aru e Mikel Landa.. L’atleta della LottoNL-Jumbo si è ripetuto, ha corso per 18 giorni in maniera perfetta e con una gamba esagerata. Poi una distrazione e l’inizio di un calvario doppio che l’ha portato addirittura fuori da un podio che nell’ultima settimana sembrava essere l’obiettivo minimo. Già a settembre ci può riprovare con la Vuelta a España, ma tra 12 mesi potrebbe tornare per prendersi la rivincita al Giro.

Le ultime tre settimane ci hanno consegnato in maniera definitiva il talento del colombiano Esteban Chaves. Arrivato per la prima volta ad un grande Giro con i gradi di capitano e delle aspettative da rispettare ha dato risposte solide e convincenti, trovandosi quasi per caso in maglia rosa a due tappe dalla conclusione. Oggi ha pagato la fatica, lo stress e una terza settimana durissima. Gli sono mancate le gambe ma non il cuore, una generosità che forse l’ha portato ad esagerare nel seguire gli attacchi di Vincenzo Nibali. Una volta tagliato il traguardo ha dimostrato di avere classe, al pari dei suoi genitori che si sono sin da subito complimentati con Nibali, anche una volta sceso di bicicletta minimizzando la sconfitta e sottolineando quanto di positivo aveva fatto nelle giornate precedenti. Un applauso va anche all’Orica-GreenEDGE che ha creduto in lui nonostante il brutto incidente al Trofeo Laigueglia del 2013 che sembrava aver messo la parola fine alla sua carriera ciclistica. Chavito è tornato, ha vinto, ha convinto ed è pronto a crescere ancora. 

Non è bastato Alejandro Valverde per impensierire Nibali: nelle tappe più impegnative sono usciti tutti i suoi limiti (specialmente oltre i 2000 metri) ma il murciano non ha mai mollato e ad ogni crisi è sempre seguita una risposta da vero fuoriclasse. Dopo Corvara sembrava destinato a naufragare, domani lo ritroveremo sul terzo gradino del podio. L’ennesima prestazione solida di una carriera straordinaria, un palmarès cui negli ultimi 10 mesi si sono aggiunti i podio a Tour de France e Giro per una completezza inarrivabile per tutti gli avversari considerando anche le tante vittorie nelle classiche. Cosa manca? Il Mondiale, quello buttato a Firenze.

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gianluca.santo@oasport.it

Twitter: Santo_Gianluca

Foto: Cometto – Boschetti

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