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Sport invernali: una pioggia di podi e vittorie. L’Italia eclettica che incanta il mondo
Si è chiuso un altro fine settimana memorabile per l’Italia negli sport invernali: sta diventando una piacevole ed inebriante abitudine…E’ stata una vera e propria pioggia di podi, oltretutto giunti da svariate discipline.
Partiamo dal successo probabilmente dallo spessore tecnico più rimarchevole, quello della staffetta femminile di biathlon: evento mai verificatosi prima in passato. Una nuova pagina di storia di un ciclo aperto da ormai tre stagioni, quando tutto ebbe inizio con il bronzo in staffetta ai Mondiali 2013. Da allora il gruppo è cresciuto a dismisura, anno dopo anno, toccando vette che l’Italia aveva dimenticato da tempo in questo sport che, salvo sporadiche eccezioni (Nathalie Santer su tutte), nei decenni precedenti aveva sempre visto imporsi il settore maschile, ora al contrario entrato in un tunnel dal quale non sarà semplice uscire.
Dorothea Wierer è la fuoriclasse che funge da traino per una squadra sempre più compatta e, esclusa la 30enne Karin Oberhofer, dall’età media bassa, intorno ai 25 anni, dunque potenzialmente in grado di puntare alle Olimpiadi del 2018, ma anche a quelle successive. Un quartetto eterogeneo, ma profondamente efficace. Dalla giovanissima Lisa Vittozzi, una garanzia al poligono e con margini di miglioramento ancora enormi sugli sci, passando per una Federica Sanfilippo sulla strada del definitivo consolidamento nel circuito maggiore, fino ad arrivare all’esperienza di Karin Oberhofer ed alla classe della Wierer, vera e propria finalizzatrice dell’egregio lavoro delle compagne. La staffetta azzurra sembra aver individuato la composizione ideale, in attesa di ritrovare anche Nicole Gontier, fin qui troppo fallosa carabina alla mano.
Federico Pellegrino ha conquistato una nuova vittoria nella sprint a tecnica libera di Davos dopo quella della passata stagione. Imperiale la volata del 25enne aostano, capace di sfoderare la consueta sagacia dal punto di vista tattico. Rispetto al trionfo del 2014, tuttavia, è un Pellegrino diverso. I notevoli miglioramenti compiuti nelle lunghe distanze ne hanno fatto un fondista completo, portando degli innegabili benefici anche per la sprint. Se in passato capitava sovente che l’azzurro pagasse dazio alla fatica con il passare delle batterie, ora è il contrario, come ha ammesso egli stesso: “Sapevo che i miei avversari sarebbero calati. Io invece ho recuperato bene gli sforzi“. Un antico punto debole si è dunque tramutato in una nuova risorsa vincente. Pellegrino ha preso la testa della classifica di Coppa del Mondo riservata agli sprinter. Non può nascondersi: dopo il secondo posto della scorsa annata, la sfera di cristallo rappresenta il suo vero obiettivo, a maggior ragione tenendo conto dei progressi esponenziali maturati nel passo alternato. Un campione vero che ora non deve porsi limiti.
La tappa di Davos ha poi confermato un tallone d’Achille del giovane Francesco De Fabiani: la mancanza di tenuta sulle distanze lunghissime, per intenderci 30 e 50 km. Un aspetto su cui dovrà concentrarsi e lavorare sodo, soprattutto in vista dei grandi eventi.
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