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Storia delle Olimpiadi: Vincenzo Maenza, il Pollicino che abbatte i giganti

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Questa ingenuità di Maenza (sia chiaro, non si deve parlare di scorrettezza regolamentare di Kucherenko, al massimo di carognata legalizzata!) può far pensare al mancato lieto fine della fiaba del Pollicino nostrano, incapace di sconfiggere il perfido orco ucraino sul più bello. In realtà non è così, perché il suo palmarès sterminato lo colloca di diritto nel gotha dello sport italiano e mondiale, le sue gesta ne fanno il Davide italico della lotta greco-romana che abbatte spesso e volentieri, con il talento puro e l’astuzia tagliente, i “giganti” Golia rappresentati dagli atleti provenienti da ogni parte del globo (Est, soprattutto) che di volta in volta gli si pongono davanti pronti a duellare.

L’alone mitico del predestinato lo circonda fin dai primi anni della sua vita: un’infanzia difficile rincuorata dall’amore di papà e nonna Provvidenza, la quale ha il merito di avviare Vincenzino alla lotta per curare una brutta scoliosi. Appena tredicenne, inizia a gareggiare a Faenza ed a sedici anni è già nel giro della nazionale maggiore. Soprannominato Pollicino per la stazza tutt’altro che da corazziere e per la scaltrezza con cui è solito atterrare o ribaltare gli avversari, Maenza è uno degli azzurri più titolati nella storia dei Giochi Olimpici. Prende parte a quattro edizioni delle Olimpiadi: 7° a Mosca nel 1980 (ha solo 18 anni), quattro anni dopo in finale si sbarazza del tedesco Scherer in meno di due minuti, 12 a 0 il punteggio, l’equivalente del K.O. nel pugilato; a Seul domina dal primo all’ultimo incontro. Nel 1994, dopo essersi infortunato gravemente al ginocchio procurandosi una lesione del legamento, decide di chiudere la carriera quindi rinunciare alla quinta partecipazione olimpica.

Chissà, magari ad Atlanta, pur gravato da 34 primavere e dagli enormi sacrifici che un lottatore di 48 chili deve sostenere per restare competitivo nella sua categoria, Pollicino avrebbe continuato a stupire e guardare tutti dal gradino più alto del podio. Sicuramente, il piccolo grande uomo nato nella Forum Cornelii fondata dai co-progenitori romani della sua amata lotta, a partire da quel famigerato 30 luglio 1992 ha fatto maggiore attenzione alle strette di mano.

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Storia delle Olimpiadi, prima puntata: Dorando Pietri
Storia delle Olimpiadi, seconda puntata: Ondina Valla
Storia delle Olimpiadi, terza puntata: Gian Giorgio Trissino
Storia delle Olimpiadi, quarta puntata: Pietro Mennea
Storia delle Olimpiadi, quinta puntata: Abebe Bikila
Storia delle Olimpiadi, sesta puntata: il massacro di Monaco 1972
Storia delle Olimpiadi, settima puntata: Jesse Owens
Storia delle Olimpiadi, ottava puntata: Mauro Checcoli
Storia delle Olimpiadi, nona puntata: Antonella Bellutti
Storia delle Olimpiadi, decima puntata: Paola Pezzo
Storia delle Olimpiadi, undicesima puntata: Nino Benvenuti

 

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giuseppe.urbano@oasport.it

Foto: pagina facebook Vincenzo Maenza

 

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