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Ginnastica, Martha Karolyi: “Regina Rivoluzionaria”. Ritiro a 74 anni, grazie per cambiare l’artistica

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“Ora lo posso ufficialmente dire: lascerò la guida della Nazionale Statunitense di ginnastica artistica femminile dopo le Olimpiadi 2016”. Questa la dichiarazione con cui Martha Karolyi ha comunicato al Mondo che questo sarà il suo ultimo anno alla guida della Squadra (la S maiuscola non è un caso) più forte degli ultimi venti anni.

Per carità nessun clamore o stupore. Questa donna letteralmente infinita compirà 73 anni il prossimo 29 agosto e si presenterà a Rio de Janeiro in procinto di spegnere 74 candeline. Un’età invidiabile, soprattutto per come la porta una delle persone più squisite, genuine, competenti, rigide e vincenti della storia della Polvere di Magnesio.

Che Martha appendesse la tuta al chiodo era nell’aria da almeno un paio di anni. L’anagrafe parla chiaro e probabilmente solo quella, unita a un po’ di fisiologica stanchezza, l’ha convinta ad abdicare.

 

Un verbo non casuale. In fondo perché Martha è davvero la Regina di questo sport. Te ne accorgi per come supporta le sue ragazze, lo vedi da come segue già da lontano le sue ginnaste. La apprezzi per la sua capacità di lasciare gli spazi dovuti alle sportive e ai loro coach, prendendo spesso “solo” il ruolo designato di CT. Che, ricordiamolo, è quello di selezionare il meglio e non di allenare: per quello ci sono altre persone…

 

Un metodo di allenamento preciso, meticoloso, studiato in ogni minimo dettaglio. Non c’è un singolo minuto nelle tabelle redatte da miss Karolyi (ah, porta il cognome del marito Bela, in realtà è nata Eross, tipico cognome ungherese come lo è poi quello per cui è conosciuta in tutto di allenamento) che non sia funzionale al miglioramento delle ginnaste e, soprattutto, all’ottenimento di un risultato internazionale prestigioso.

Ed è qui che sta la ricetta vincente: non è che gli USA dominano l’artistica perché possono vantare su una popolazione di oltre 300 milioni di unità, ma perché davvero si punta al miglioramento e al successo. Non ci sono buonismi che tengono, non ci sono lamentele in pubblico, non c’è una strenua difesa se le cose vanno male o, soprattutto, se si sbagliano. Solo così gli Stati Uniti d’America sono diventati la Nazione faro della ginnastica artistica.

 

Martha Karolyi è diventata CT nel 2001. In mezzo due titoli mondiali consecutivi, tre Olimpiadi culminate con l’oro a squadre conquistato a Londra 2012, sedici anni dopo l’impresa di Atlanta quando le Magnifiche 7 mandarono in visibilio il proprio pubblico. E a portare Kerry Strug sul podio dopo quel volteggio su una sola gamba praticamente rotta fu proprio Bela Karolyi, il marito di Martha. È uscita da Londra con 3 ori sui 7 in palio (il quarto è sfumato per la caduta di McKayla Maroney)…

Che dire marito è riduttivo, visto che fu l’allenatore di Nadia Comaneci, Mary Lou Retton, Betty Okino, Kim Zmeskal, Dominique Moceanu. Giusto per citare solo alcune delle grandi stelle passate tra le mani di questa geniale coppia: 9 Campionesse Olimpiche, 15 Campionessa Mondiali, 17 Campionesse d’Europa (risalente ai tempi in cui erano impegnati in Romania).

 

Simone Biles, Gabby Douglas, Aly Raisman, Kyla Ross, Bailie Key. Una Nazionale fantascientifica (senza dimenticare quella di Nastia Liukin e Shawn Johnson) probabilmente qualcosa che non si è mai visto nella storia contemporanea. Un’ampiezza di scelta infinita, difficoltà superlative. E qui un altro merito di Martha: se non sei capace di eseguire delle determinate esigenze non puoi passare al livello successivo e non vieni nemmeno presa in considerazione. Nessuna piange o si lamenta, la differenza che c’è rispetto a quanto accade ad altre latitudini. E se un’atleta non fosse d’accordo, beh sarebbe dalla parte del torto lei, non chi la critica.

La bravura di guidare probabilmente la ginnasta più potente e acrobaticamente capace che la ginnastica ci ha regalato (Simone Biles), trascinandola verso qualcosa di mai visto e che sta segnano un’epoca.

L’intelligenza di valutare ogni singolo allenamento, ogni singolo camp, ogni singolo movimento, ogni singola gare per verificare effettivamente le competenze di ogni ginnasta per conoscere a fondo tutte le sue potenzialità.

Il cuore di una dolce nonnina all’apparenza, capace di darti consigli e anche di sgridarti quando necessario. La professionalità di donne che “così non ne fanno più”. La bravura di intrecciare rapporti con tutti i media e di ascoltare tutti. L’arguzia di imporsi e imputarsi. Pacatamente e unicamente.

 

Visto da qui quello che ha creato lei, in un Ranch che sembra quasi un Parco da proteggere, è qualcosa di così avvenieristico che comprendi anche soltanto guardandola negli occhi.

Abbiamo tanto da imparare da Miss Martha Karolyi e dalle sue lucide analisi. Alla caccia di uno storico bis olimpico e poi di una meritatissima pensione, tra i cammelli e gli altri animali della sua dimora.

God Bless Martha and Save The Queen. One, two, three, fo(u)r USA. Dalle tute tutte uguali, dalle mani sul cuore, dall’inno cantato, dall’educazione umana delle singole ginnaste si capisce praticamente un movimento intero.

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