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Sci Alpino

Sci alpino: Kitzbühel, la libera che vale un Mondiale

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Wengen è Wengen, per la lunghezza sfibrante della Lauberhorn, per quell’Hundschopf che ti fa volare tra le rocce, per lo scenario naturale semplicemente impareggiabile nel quale è incastonato. Kitzbühel è invece, semplicemente, un Mondiale nel cuore della Coppa del Mondo: chiedete ad un qualunque discesista e vi sarà detto che vincere sulla Streif è più importante che indossare una medaglia iridata al collo.

Persino Ingemar Stenmark provò, un giorno, a lanciarsi dall’arcigno pendio tirolese, perché non era ammissibile, per il più grande sciatore della storia, terminare la carriera senza aver provato l’emozione di questo mostro sacro. Un mostro che ti aggredisce sin da subito: la partenza spara subito a pendenze atroci, e non si ha nemmeno il tempo di riflettere che ci si ritrova sparati sulla Mausefalle, la trappola per topi, un salto infinito sopra una pendenza altrettanto infinito. Quel salto su cui Kristian Ghedina avrebbe voluto tentare una clamorosa capriola, ma il suo osso del collo lo ringrazia per non averci mai provato.

La Steilhang, poi, è una doppia curva in contropendenza dove le gambe urlano come non mai, ma al tempo stesso è essenziale portar fuori grande velocità perché poi è la volta del Brückenschuss, dove un attrito di troppo fa perdere decimi preziosi, dove chi non è dolce, delicato o semplicemente non ha i materiali tarati alla perfezione butta via la gara. Dopo l’infinita stradina, segue un tratto di pista vario ma non eccessivamente impegnativo, per far rifiatare gli atleti in vista dell’Hausbergkante, la diagonale da capogiro che i gatti delle nevi riescono ad affrontare solo aggrappati ad un cavo d’acciaio: sicuramente, uno dei passaggi più belli e difficili dell’intero Circo Bianco.

Con circa 1200 metri di fatica in meno rispetto alla Lauberhorn, la Streif si conclude con lo Zielschuss, il rettilineo finale caratterizzato da un salto che spara alti e lunghi, seppur in misura molto minore rispetto al passato: qui ricordiamo il gravissimo incidente di Daniel Albrecht nel 2009. Chi supera indenne quest’ultima difficoltà si lancia verso il…Mondiale dei discesisti. Vinto, due anni fa, da un certo Dominik Paris.

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foto: www.kitzbuehel.com

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

 

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