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Il paradosso della Fed Cup: snobbata dalle big, ma necessaria per le Olimpiadi

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Victoria Azarenka giocherà la Fed Cup. Proprio così, la bielorussa, che dal 2011 non prendeva parte alla manifestazione, nel 2015 gareggerà per la propria nazione, che si trova nel livello immediatamente inferiore al World Group II, vale a dire il primo gruppo della zona euro-asiatica. E’ un caso? Sicuramente no. Vika vuole, infatti, partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016 e per farlo ha bisogno di almeno 3 presenze con la sua nazionale. Ci aspettiamo, quindi, che molte altre big, assenti dagli scenari della Fed Cup da quattro anni, nel 2015 vengano allo scoperto: Williams, Sharapova, Jankovic…tutte saranno “costrette” ad onorare la propria maglia. A dirla tutta, a noi questo atteggiamento non piace. E’ evidente che c’è un problema di fondo. Nonostante molte top player giochino già questo torneo, vedi Halep, Radwanska, Kvitova, Bouchard, Kerber, solo per citare alcune top ten, ve ne sono, però, molte altre che lo snobbano (Williams, Sharapova, Ivanovic, Jankovic, Azarenka…).

E’ evidente che, per partecipare alla Fed Cup, bisogna fare grandi sacrifici (qualora rappresentare la propria nazione dovesse essere considerato tale), e far fronte allo spesso intricato calendario, oltre che accettare l’idea che, a differenza della Davis, i montepremi sono ridotti e l’assegnazione di punti pari a 0. Bisogna, insomma, essere mossi da un forte spirito patriottico, che evidentemente manca lassù nelle zone più elevate del ranking, surclassato da interessi economici sempre più vincolanti. Il panorama della Davis è sicuramente diverso: i top player, salvo rarissime eccezioni, giocano entusiasti per la propria nazione. Ma, siccome è l’economia a muovere, purtroppo, uno sport come il tennis, gli organizzatori hanno pensato bene di introdurre dei vantaggi per chi accetta di vestire i colori della propria nazione: innanzitutto, montepremi più elevato, poi, una cospicua somma di punti validi per il ranking ATP e, non per ultimo, maggiore coerenza interna nel calendario. In Fed Cup non è così. Ma perchè?

WTA, l’associazione che gestisce il circuito femminile annuale, e ITF, organizzatore di Slam, Olimpiadi e Fed Cup/Coppa Davis, non godono di un buon rapporto, è questo si è capito. Fino al 2013, la finale si è svolta nei primi giorni di novembre, in concomitanza con il Masters B WTA e solo quest’anno è stata spostata all’8-9 novembre. Anche il calendario dei turni precedenti è alquanto scomodo, in quanto costringe le tenniste, spesso, a cambiare fuso orario due volte nella stessa settimana, avendo anche i tornei WTA a cui partecipare. Tuttavia, l’ITF rende obbligatoria la partecipazione ad almeno tre turni per poter qualificarsi per le Olimpiadi. Di contro, la WTA, quasi come se sentisse le proprie giocatrici portate via, non ammette accordi con la federezione internazionale e, addirittura, propone un’alternativa alla Fed Cup: da tempo l’attuale presidente della WTA Stacey Allaster ha avanzato l’ipotesi, che potrebbe concretizzarsi a partire dal 2017, di una sorta di Coppa del Mondo, organizzata ovviamente dalla sua associazione, concorrente al torneo organizzato dalla federazione, che avrebbe come scopo quello di far entrare nelle casse della WTA ulteriori fondi, come detto esplicitamente dalla presidente stessa. Il progetto, però, fa acqua da più parti.

Innanzitutto, il problema che si pone è, ancora una volta, quello del calendario: con un anno già ricco di eventi come quello attuale, inserire un ulteriore competizione potrebbe significare chiedere troppo alle giocatrici. In secondo luogo, un difetto piuttosto evidente sta nella formula scelta: essa prevede infatti la partecipazione di otto nazioni, una invitata con una wild card, e le altre sette scelte in base al ranking della n.1 di ciascuna nazione. Ogni nazione porterebbe tre giocatrici (la n.1, la n.2 e la n.3) e l’evento si concentrerebbe in una settimana. Ipotizzando che la manifestazione sia domani, le squadre, wild card a parte, in base all’attuale ranking, sarebbero quindi queste:

STATI UNITI (S. Williams, V.Williams, Keys)
RUSSIA (Sharapova, Makarova, Pavlyuchenkova)
ROMANIA (Halep, Begu, Niculescu)
REPUBBLICA CECA (Kvitova, Safarova, Pliskova)
SERBIA (Ivanovic, Jankovic, Jovanovski)
POLONIA (Radwanska, Linette, Piter)
CANADA (Bouchard, Fichman, Wozniack)
DANIMARCA (Wozniacki, Barbat, Grage)

Un sistema siffatto include sì le big, ma esclude pure giocatrici fortissime tra la top 20 e la top 30. La maggiori parte delle seconde linee delle squadre, infatti, ha un ranking bassissimo: per la Danimarca, addirittura, bisogna scendere oltre le 600esima posizione per trovare le compagne della Wozniacki. Inoltre, colpo di scena, sono escluse nazioni del calibro di Italia, Germania, Spagna e Australia: uno spettacolo davvero sconcertante.

In attesa di ulteriori sviluppi sul fronte Fed Cup, agli appassionati non resta che sperare in un accordo tra le due organizzazioni. E che, prima del denaro, sia lo sport a vincere.

 

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