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La Scozia verso l’indipendenza, una minaccia per lo sport britannico

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In base agli accordi presi tra il governo della Scozia ed il governo centrale del Regno Unito di Gran Bretagna & Irlanda del Nord, il 18 Settembre prossimo si terrà un referendum sulla totale indipendenza del territorio scozzese, qualcosa che andrebbe ben oltre il referendum sulla devolution approvato nel 1997. A poter votare saranno tutti i residenti in Scozia che hanno compiuto i sedici anni di età, vale a dire oltre quattro milioni di persone, che potranno scegliere tra le risposte “Sì” e “No” alla domanda “La Scozia dovrebbe essere un Paese indipendente”. La maggioranza semplice dei votanti basterà per determinare il risultato del voto, il cui risultato, stando ai sondaggi più recenti, potrebbe essere deciso per un pugno di schede.

Se il mondo politico si interroga su questioni che potrebbero essere di vitale importanza per l’economia della Scozia e di tutta la Gran Bretagna, come l’eventuale creazione di una nuova moneta per lo stato neoindipendente o lo sfruttamento delle risorse petrolifere del Mare del Nord, noi ci concentriamo sull’eventuale danno che lo sport britannico potrebbe subire in seguito ad un’eventuale secessione del territorio più settentrionale dell’isola di Gran Bretagna. Se negli sport di squadra, infatti, i britannici sono soliti partecipare in squadre separate, la bandiera della Union Jack è quella sotto la quale si presentano la maggioranza degli atleti degli sport individuali, e soprattutto l’unica presente ai Giochi Olimpici.

Storicamente, la Scozia è la seconda potenza sportiva britannica alle spalle dell’Inghilterra, ma nettamente davanti rispetto al Galles ed all’Irlanda del Nord. Nell’ultimo secolo, si può stimare che circa il 15% delle medaglie internazionali vinte dalla Gran Bretagna abbiano visto protagonisti atleti scozzesi, una proporzione che sta aumentando negli ultimi anni. A Londra 2012, quando i britannici sfruttarono i Giochi di casa per ottenere un copioso bottino di medaglie, circa il 20% dei podi furono ottenuti da scozzesi, il miglior risultato mai ottenuto in sede olimpica dagli atleti della croce di Sant’Andrea. Il dato è stato confermato dagli ultimi Giochi del Commonwealth, con la Scozia che ha ottenuto il 19,27% di tutte le medaglie vinte dagli atleti delle entità componenti la Gran Bretagna ed il 23,79% delle medaglie considerando solamente il duo Scozia-Inghilterra.

A Londra 2012 alcuni scozzesi che si fecero notare dal mondo furono il ciclista su pista Chris Hoy e lo specialista della canoa slalom David Florence, ma numerosi sportivi provenienti da questa terra stanno continuando ad emergere: pensiamo alla specialista dei 400 m ostacoli Eilidh Child, al ginnasta Daniel Purvis, alla judoka Sally Conway, ai nuotatori Hannah Miley, Ross Murdoch, Daniel Wallace e Michael Jamison.

Anche dal punto di vista dei finanziamenti allo sport, la Scozia non è assolutamente dipendente dal governo britannico, anzi contribuisce al suo splendore: l’istituzione Sport Scotland è infatti incaricata di incoraggiare e supportare l’attività sportiva in Scozia. In conclusione, va comunque ricordato che né il governo britannico né quello scozzese hanno abbordato il tema dello sport in vista di un’eventuale indipendenza, ma che esistono alcuni gruppi di pressione che vorrebbero il mantenimento dell’unione sotto l’Union Jack almeno in sede olimpica, proprio per evitare un’emorragia di medaglie.

 

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Immagine. Chris Hoy (pagina Facebook)

giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

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