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Editoriali

Sport italiano: estate da incubo, appena 3 ori mondiali. Rio 2016: è allarme rosso!

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Arianna Errigo (fioretto), Rossella Fiamingo (spada) e Petra Zublasing (carabina 10 metri): sono gli unici tre ori mondiali conquistati finora nel 2014 dall’Italia in specialità che saranno presenti alle prossime Olimpiadi di Rio 2016.

Un bottino oggettivamente misero, che in proiezione ci vede sprofondare nel medagliere virtuale a cinque cerchi (che pubblicheremo nei prossimi giorni). Dopo l’uscita dalle prime venti posizioni ai Giochi invernali di Sochi (con zero ori conquistati), la storia, purtroppo, potrebbe ripetersi in Brasile tra due anni se l’andazzo attuale non subirà una decisa inversione di tendenza.

L’anno in corso, al netto di ipotetici colpi di coda (attesi soprattutto dai Mondiali femminili di pallavolo), si sta profilando come il peggiore in assoluto dell’ultimo ventennio, perlomeno a livello olimpico (da questa analisi vanno esclusi, ad esempio, il trionfo al Tour di Vincenzo Nibali ed i titoli continentali conquistati dalle nazionali di calcio a 5 e hockey pista, incrociando le dita per il baseball).

Le rassegne iridate estive hanno messo in risalto una desolazione agghiacciante: medagliere completamente vuoto ai Mondiali di judo, canoa velocità ed equitazione (in quest’ultimo caso, con qualificazioni olimpiche nemmeno avvicinate). Stesso discorso per il pentathlon, dove, malgrado il buon livello degli azzurri, manca sempre qualcosa nelle occasioni che contano davvero. L’argento di Francesco Fossi e Romano Battisti nel doppio senior non può salvare il bilancio del canottaggio, dove le finali olimpiche sono scese da sei a tre in appena un anno.
Nella mountain bike, al netto di una stagione poco brillante di Eva Lechner, è arrivato il bronzo mondiale di Marco Aurelio Fontana, uomo da grandi eventi (purtroppo una specie in estinzione nel Bel Paese).

A Granada l’Italia si è confermata al vertice nelle rassegne iridate di precisione, anche se in misura inferiore alle aspettative. Nel tiro a segno è maturato il suddetto oro di Petra Zublasing, mentre il fuoriclasse Niccolò Campriani, che fatica ad assimilare le nuove regole, è rimasto piuttosto distante dal podio, così come il resto della squadra (De Nicolo a parte, quinto nella carabina 50 metri). Per quanto riguarda il tiro a volo, è mancato l’acuto (in attesa magari dello skeet maschile di domani) tra la conferma dell’eterno Giovanni Pellielo (bronzo nel trap) e la scoperta del giovane Antonino Barillà (double trap). Annata nera per Jessica Rossi, mai davvero convincente per l’intero 2014: un passaggio a vuoto che capita anche alle più grandi.

A prescindere da un gruzzolo di medaglie non esagerato, le potenzialità di tiro a segno e tiro a volo sono fuori discussione, così come la scherma, specialità dove l’Italia ha chiuso al primo posto nel medagliere ai Mondiali di Kazan. L’impressione è che i destini olimpici dell’Italia a Rio 2016 dipendano, se non in toto, almeno per il 70% da questi tre sport. Troppo poco e, soprattutto, troppo rischioso.

Ancora più fosco il panorama degli sport di squadra. Si è toccato il fondo ai Mondiali di calcio e pallavolo maschili (nel basket l’Italia non era neppure qualificata), mentre l’unico segnale positivo giunge dalla pallanuoto, in particolare grazie ad un Settebello, bronzo agli Europei di Budapest, in pieno rinnovamento e con enormi margini di crescita.

Da qui a fine anno, restano da disputarsi i Mondiali di pallavolo femminile (in casa e con un tabellone favorevole, le azzurre potrebbero fare un pensierino alla semifinale), ginnastica ritmica (speranze di podio), canoa slalom (difficile attendersi prestazioni di rilievo dopo un’annata opaca), ginnastica artistica (tutto come sempre sull’intramontabile Vanessa Ferrari), ciclismo su strada (più chance di medaglia al femminile che al maschile) e sollevamento pesi (attesa per Genny Pagliaro e Mirco Scarantino), mentre l’inizio della rassegna iridata di vela non è stato di certo brillante.

Insomma, il piatto piange, con tante, troppe discipline distanti anni luce dal vertice internazionale. Due anni (scarsi…) non sono così tanti, ma nemmeno pochi. Il tempo per intervenire c’è, a patto che esista una concreta volontà in tal senso. Il rischio è che l’Italia, sempre tra le prime 10 nelle ultime cinque Olimpiadi estive (e per ben otto volte nelle ultime nove edizioni), possa ritrovarsi di colpo in posizione di rincalzo. Con 3-4 ori complessivi, un netto arretramento sarebbe inevitabile. E lo sport italiano, per caratura, tradizione e potenzialità, non può permetterselo. E accettarlo.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

3 Commenti

1 Commento

  1. Federico Militello

    16 Settembre 2014 at 20:17

    E’ così di solito. Diciamo che, oggettivamente, peggio di così è davvero difficile fare….Però in troppi settori non c’è nemmeno il barlume di una rinascita….

    • Luca46

      16 Settembre 2014 at 23:16

      Infatti soprattutto in alcuni settori dove era stato promesso un rilancio che non si vede. L’atletica su tutte.

  2. Luca46

    16 Settembre 2014 at 18:32

    Impossibile non sottoscrivere al 100% questo articolo. Le potenzialità per fare meglio ci sono ma le preoccupazioni in questo momento la fanno da padrone. Una cosa sola ci può dare una speranza in più ed è quella che di solito quando siamo con le spalle al muro sono i momenti in cui rendiamo meglio.

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