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Ciclismo

Nibali eroe di un tempo nuovo, speranza di un ciclismo pulito

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Su Vincenzo Nibali, in questi giorni, si è detto praticamente tutto. Abbiamo parlato della sua vita, delle sue vittorie, dei nuovi record stabiliti. I Campi Elisi hanno accolto trionfalmente lo Squalo Giallo, emozionato e sorridente, quasi incredulo per un’impresa scolpita per sempre nella memoria collettiva dello sport italiano.

Ma cosa ha rappresentato davvero l’apoteosi del 29enne siciliano? Nibali ha restituito entusiasmo ad un mondo, quello del ciclismo, ferito dagli errori del passato e tutt’ora infastidito dagli spettri del sospetto. “Se i controlli anti-doping non fossero aumentati così tanto in questi anni, io ora non sarei qui“, ha dichiarato il messinese alla Gazzetta. Ci sentiamo di sposare appieno questa considerazione. L’azzurro ha fatto dell’onestà e della pulizia delle prerogative della sua carriera. Ha avuto i suoi alti e bassi, i momenti di fatica, di sofferenza pura, le giornate no. E’ una luce di speranza, simbolo di un ciclismo che sta tentando con serietà di ritrovare una credibilità piena dopo i tanti, troppi scandali degli anni recenti, non ultimo il caso Armstrong.

Ma Nibali è anche il simbolo di un’Italia sempre all’attacco, che non si arrende dinanzi alle difficoltà, anche quando appaiono insuperabili. Non neghiamolo, la prima parte di stagione del movimento tricolore era stata tra le peggiori di sempre, con piazzamenti da comparse nelle classiche da parte dei nostri rappresentanti. Poi era arrivato il riscatto del Giro d’Italia, con il terzo posto finale di Fabio Aru, compagno di squadra ed erede designato del campione siciliano. Ma serviva il successo più grande per svoltare definitivamente. Dopo le Olimpiadi ed i Mondiali di calcio, il Tour de France costituisce l’evento sportivo più importante e seguito a livello planetario. E Nibali lo ha vinto e, con lui, l’Italia intera. Il fuoriclasse del Bel Paese ha dimostrato che con forza, coraggio, grinta e fantasia si può cambiare la storia.

Ci sarà tempo per festeggiare e programmare nuove grandi imprese. Nibali ha l’età e la maturità giuste per connotare una vera e propria era di vittorie. Ci sarà tempo, ma non oggi. Ora è il momento di assaporare l’ambrosia, in un filo conduttore che lega lo Squalo ai vari Bottecchia, Bartali, Coppi, Nencini, Gimondi e Pantani. Dei azzurri di un ciclismo immortale, nella cui cerchia è entrato l’eroe di un tempo nuovo, di un ciclismo finalmente credibile, non più prigioniero del passato.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

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