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Bob, poche frecce per ripartire e tanti nodi irrisolti

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Se abbiamo visto che la situazione dello slittino italiano è florida in vista delle Olimpiadi invernali 2018, lo stesso non può dirsi per il bob, anche se non manca qualche elemento di speranza.

A Pyeongchang ci sarà ancora, salvo un ritiro che al momento non sembra ipotizzabile, Simone Bertazzo, che in Corea avrà 35 anni, non proprio tantissimi in uno sport dove sono gli over30 a farla da padrone. Non è un caso se il bi-campione olimpico russo Alexandr Zubkov abbia conquistato due ori a 40 anni. Il problema del pilota di Pieve di Cadore non è rappresentato dunque dall’età, ma dalla difficoltà a ritornare sui livelli di eccellenza da cui manca ormai dal 2011, quando giunse terzo nella classifica finale di Coppa del Mondo nel bob a 2. Sarà un caso, ma al termine di quella stagione chiuse (per sempre?) la pista di Cesana Pariol e da allora è iniziato l’inesorabile declino del bob tricolore.

Bertazzo, dunque, deve fare i conti principalmente con tre zavorre: 1) La mancanza di un budello sul territorio italiano dove poter testare i materiali ed allenare la guida 2) Una fase di spinta ormai non più all’altezza dei migliori. Eppure Bertazzo, negli anni d’oro, eccelleva anche in questo fondamentale. 3) Totale assenza di un confronto interno. In questo sport la competizione all’interno della stessa squadra è fondamentale. Ad inizio carriera Bertazzo poteva misurarsi con il veterano Fabrizio Tosini, fattore che contribuì alla rapida crescita dell’allora emergente azzurro. Da quasi 10 stagioni, tuttavia, il veneto ‘predica nel deserto di ghiaccio’ come unico pilota italiano di livello.

Forse le zavorre sono addirittura quattro. Che dire infatti del celeberrimo bob Ferrari, sulla carta descritto come avveniristico e in grado di fare la differenza, ma, alla prova dei fatti, non certo superiore a quelli della concorrenza, anzi…Come già accaduto per Vancouver 2010, dunque, la collaborazione con Maranello non ha portato i frutti sperati.

Come si può notare, la situazione non è delle più rosee. Aggiungiamoci che i pochi bob club presenti nel Bel Paese sono letteralmente alla ‘canna del gas’, alcuni prestigiosi hanno anche chiuso i battenti.

L’impressione è che in questi anni non si sia fatto nulla per salvare il bob, che di questo passo rischia la scomparsa definitiva. Serve un’attività di reclutamento più convinta, pescando nuovi elementi (come già viene fatto) dall’atletica; ma soprattutto è necessario che le istituzioni, Coni, Fisi ed enti locali, facciano finalmente qualcosa per riaprire la pista di Cesana Pariol. Per ora, infatti, abbiamo ascoltato solo tante, tantissime chiacchiere e promesse, ma non abbiamo visto alcun fatto.

Quanto meno il problema del confronto interno, tuttavia, potrebbe essere risolto presto. Forse in onore ad una tradizione gloriosa, ma ormai ingiallita dal tempo, anche da noi nascono ancora dei grandi talenti. Stiamo parlando di Patrick Baumgartner, nato il 27 dicembre 1994. Il giovanissimo altoatesino, campione olimpico giovanile in carica, possiede doti di guida fuori dal comune, davvero da predestinato. Anche per lui il tallone d’Achille è rappresentato dalla fase di spinta: il suo fisico, attualmente piuttosto esile, avrà bisogno di un duro lavoro in palestra per poter competere con i big della disciplina. Il tempo, tuttavia, è tutto dalla sua parte. Magari non per il 2018, ma per il quadriennio successivo potremmo aver trovato davvero un pilota in grado di riportare molto in alto l’Italia.

Altro prospetto con buoni margini di crescita è Lukas Gschnitzer, mentre i tecnici, come accade nelle nazioni leader della disciplina, stanno provando a ‘trasformare’ in piloti alcuni frenatori come Alessandro Grande e Simone Fontana.

Ancora più incerta la situazione nel settore femminile, dove possiamo contare su un solo pilota, Serena Capponcelli, ed appena due frenatrici, di cui una (Lisa Pizzi) incerta se proseguire o meno l’attività. In questo caso torniamo al cruciale discorso del reclutamento, da mettere in atto al più presto per evitare la completa decadenza di uno sport che ha visto l’Italia precipitare dal ceto sociale patrizio a quello plebeo.

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federico.militello@olimpiazzurra.com

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