Pallavolo
Volley, una nuova Italia, super Berruto al timone: sogno Mondiale!
Tre podi stagionali. Due bronzi a livello mondiale. Un argento a livello europeo. Questi sono i numeri di una grande Nazionale, questi sono i trionfi conquistati da una favolosa Italia in questo 2013.
Mauro Berruto due anni fa si è preso sulle spalle la responsabilità di riportare ai vertici il movimento pallavolistico maschile dopo alcune stagioni difficili. Da quel momento non ha mai steccato i suoi azzurri sono sempre arrivati lì, in cima, a giocarsela fino in fondo.
Argento agli Europei 2011 (amara finale contro la Serbia), quarto posto alla Coppa del Mondo 2011 (e il podio è mancato solo per il quoziente set), bronzo alle Olimpiadi 2012 (ko in semifinale col Brasile, stritolata la Bulgaria nella finalina), bronzo alla World League 2013 (ko in semifinale con la Russia, poi sconfitti ancora Sokolov e compagni), argento agli Europei 2013 (finale persa contro i campioni olimpici) e ora il terzo posto alla Grand Champions Cup.
Il torinese non ha praticamente mai steccato alla guida di questa Nazionale, è stato tra i primi tre in tutte le occasioni più importanti, ha ridato entusiasmo all’ambiente, riportato passione per la maglia azzurra.
Sono dei risultati basati su fondamenta solidissime, di ampio respiro, a lunga gittata, focalizzate sul presente ma che hanno intenti chiari per il futuro.
Berruto ha avuto fiducia nei giovani, ha pensato bene di iniziare un percorso con loro, di aprire un progetto che li mettesse al centro. Ne visiona tanti, fa respirare loro il clima Italia, cerca di capire le loro caratteristiche di gioco e di intuire che ruolo potranno avere all’interno delle sue formazioni.
Analizza match, va nei palazzetti (tutti), annota e crea. È andato a pescare Beretta in A2, si è inventato Vettori opposto pilastro e titolare quando non giocava dall’inizio nel suo club, ha fatto passare Zaytsev di banda. Ha trovato la quadratura, le sue armi vincenti.
Ha saputo dare fiducia a Baranowicz, ha dato spazio a Kovar (tralasciando le polemiche estive), ha saputo difendere la sua squadra e le sue idee. Sempre e comunque, non solo con i risultati, ma con intelligenza tattica e con argomentazioni valide.
Il muro è diventato uno dei nostri pilastri, la battuta continua ad essere l’arma vincente (ma qui servono gli uomini giusti e in Giappone siamo stati meno incisivi del solito), il sestetto si cerca e ha feeling. Certo, gli errori continuano a essere tanti e spesso inficiano un ottimo lavoro. A volte manca concretezza nei momenti topici, proprio quelli che decidono gli incontri più importanti.
Già, perché è quello il tassello che ci manca. Ormai siamo la terza potenza al Mondo, inutile negarlo. C’è ancora il gap con Brasile e Russia, ma dal Sol Levante ripartiamo proprio con una convinzione in più: i maestri non sono così lontani.
Gli azzurri hanno sconfitto nettamente i campioni olimpici, hanno battagliato fino all’ultimo con i campioni del Mondo. Hanno mostrato un gioco convincente in entrambi gli incontri.
Così torniamo in Patria: con la consapevolezza che si può salire ancora più in alto.
Nel 2014 ci saranno i Mondiali. Molto dipenderà dal sorteggio, decisivo nelle prime due fasi, ma questa è un’Italia che davvero può riprendersi lo scettro, quello che manca da ormai 15 anni…
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