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Rugby, Italia e coppe europee: zero sorrisi e troppi lussi

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Il solito raccolto italiano, potremmo dire. Una mezza soddisfazione, una nota d’orgoglio e tanti passivi pesanti, in un caso abnorme. Ma dalla prima giornata di coppe europee, d’altronde, non potevamo aspettarci esiti differenti: troppo larga – in alcuni casi spropositata – la forbice tra le nostre rappresentanti in giro per il Vecchio Continente e il resto delle truppe europee.

Partiamo dalla competizione regina, l’Heineken Cup, dove il Benetton Treviso tra mille stenti sta tentando di tirare la carretta. I biancoverdi, sebbene sconfitti, sono riusciti ad uscire nuovamente a testa alta dal Monigo contro un club in esponenziale ascesa come Montpellier, in testa al Top 14 e molti gradini più su rispetto a dei biancoverdi ancora a tratti imballati e in apparente fase di rodaggio. Un’impressione? Dalle prime settimane di Pro12 più una preoccupante certezza, che ha portato all’involuzione di questo inizio celtico. Solo il cuore e la grinta, da ora in poi, potrebbero non bastare, anche perché tra pochi giorni si vola a Welford Road, nelle fauci dei Tigers, e senza lo spirito e il gioco ordinato ed aggressivo a cui i Leoni ci avevano abituato difficilmente Leicester soffrirà come lo scorso anno. Devono far fronte a tutti i loro limiti e, soprattutto, allo strapotere fisico e tecnico degli avversari le Zebre, il cui obiettivo principale permane quello di attutire il più possibile i tonfi che seguiranno; a conti fatti, i 38 punti rimediati contro Tolosa non rappresentano un vero e proprio disastro, anzi, ma il mismatch sul piano del gioco e dei valori in campo non può che far sorgere interrogativi su quanto possa essere più o meno ‘meritato’ il pass automatico per i bianconeri alla Coppa.

Ma il vero lusso, probabilmente, continua ad essere rappresentato dalle quattro squadre in Challenge Cup, per di più provenienti da un campionato semi-professionistico come l’Eccellenza. Una circostanza che porta almeno tre squadre su quattro ad ogni turno a sorbirsi delle imbarcate umilianti e destabilizzanti, sebbene già di per sé la competizione non sia affrontata con il massimo del furore agonistico da parte dei club italiani. E continuare a rimediare figuracce da anglo-francesi e celtiche non contribuirà certo alla crescita di un movimento che, per innestare realisticamente le marce più alte, dovrebbe rifondare dalla base, competizione europee incluse. Una sola sporadica prestazione convincente, come quella di Calvisano contro Brive (20-20) non può naturalmente passare per salvifica, se la normalità è rappresentata invece dai 60 punti subiti dai Cavalieri, dai 50 di Mogliano e, quando va un pochino peggio, dai 90 con cui invece è stato atomizzato Viadana.

Foto: giornaledibrescia.it

daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

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