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Hockey prato, atletica e sci nordico: tra alba e tramonto (Prima Parte)

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Lo sport, la vita, l’esistenza sono fatti di cicli. Il fine settimana appena trascorso ha sancito definitivamente la fine di un’era per lo sci nordico italiano, la rinascita dell’atletica e la scoperta dell’hockey prato. Ma andiamo per ordine.

Partiamo dalle note dolenti. Zero medaglie ai Mondiali di sci nordico della Val di Fiemme, esattamente come 10 anni fa. Ad essere onesti, un risultato pronosticabile alla vigilia: in nessuna gara, infatti, gli azzurri partivano con i favori del pronostico. Quando si è outsider, non è detto che si debba necessariamente salire sul podio: qualora fosse successo, avremmo parlato di sorpresa. Certo, è innegabile che abbiamo riposto speranze nel salto buono di Evelyn Insam, nello sprint di Federico Pellegrino, nel cuore degli staffettisti e nel colpo del campione di Alessandro Pittin. Niente di tutto questo: i nostri portacolori, pur esprimendosi al massimo delle proprie potenzialità in diversi casi, non sono riusciti ad elevare i propri standard attuali.
La rassegna iridata appena conclusa può essere riassunta in poche, tristi parole: l’Italia non è più una nazione guida di questa disciplina, ma solo una come tante altre.
Proprio durante i Mondiali è arrivato l’addio alle gare di Pietro Piller Cottrer, quasi a sancire il definitivo tramonto di un’era gloriosa (culminata con le trionfali Olimpiadi di Torino 2006) e l’inizio di un alba pallida. Il 2013 delimita l’anno zero (numero ricorrente) per lo sci di fondo italiano, ma la crisi affonda le proprie radici in tempi ben più lontani: si paga una totale mancanza di programmazione. Per tanti, troppi anni ci si è adagiati sui trionfi dei nostri campioni, curando in maniera superficiale i vivai e la crescita delle nuove leve.

La rotta è stata invertita da qualche stagione, come dimostrano la crescita di Federico Pellegrino, Dietmar Nockler, Fabrizio Clementi, Mattia Pellegrin, Debora Agreiter, Greta Laurent e Virginia De Martin Topranin: tutti giovani con un buon bagaglio tecnico-fisico sui quali si dovrà investire per la rinascita. Servirà pazienza e la capacità di saper attendere qualche anno. Nel frattempo il presente evidenzia un vuoto generazionale che fa rima con anonimato e che stride non poco con i trionfi del passato.
I Mondiali della Val di Fiemme, inoltre, hanno decretato l’annus horribilis della combinata nordica tricolore. Dopo la crescita esponenziale delle ultime stagioni, la compagine azzurra è naufragata nelle retrovie, prigioniera delle sue ormai croniche difficoltà dal trampolino. Eppure il valore di Alessandro Pittin, Lukas Runggaldier e del resto della squadra non si può discutere. Quando mancano morale e fiducia, tuttavia, il rischio è quello di entrare in tunnel senza luce dal quale è difficile uscire.
Alla vigilia delle Olimpiadi di Sochi 2014, dunque, è tempo di porsi delle domande e capire se le attuali guide tecniche di fondo e combinata meritino oppure no una riconferma. Risultati alla mano (di tutto l’anno e non solo dei Mondiali), non dovrebbero esserci dubbi a riguardo. Al presidente federale Flavio Roda la decisione.
Promosso, invece, il settore del salto con gli sci. Evelyn Insam ed Elena Runggaldier si sono confermate atlete da prime posizioni, mentre si è messa in luce anche una promessa come Manuela Malsiner, classe 1997. Anche in campo maschile è arrivato un importante ottavo posto nella prova a squadre impensabile sino a qualche anno fa, a testimonianza della buona vitalità del settore a dispetto di numeri irrisori rispetto alle nazioni leader per quanto riguarda i praticanti.

La seconda parte di “Italia, come stai?” sarà on-line questo pomeriggio ed avrà come temi la rinascita dell’atletica italiana e la storica impresa delle azzurre dell’hockey prato.

federico.militello@olimpiazzurra.com

 

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