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Ginnastica, Simone Biles: “Voglio diventare come la Comaneci. Medicine-doping? Servono per la salute, si prendono. Tornerò per le Olimpiadi 2020”

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Nadia Comaneci è un modello, spero di diventare come lei”. È questo uno dei passaggi più toccanti dell’intervista che Simone Biles ha rilasciato a Repubblica. Vincitrice di quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Rio 2016, da quattro anni Reginetta della ginnastica artistica, dominatrice indiscussa della Polvere di Magnesio e atleta più titolata della storia ai Mondiali.

Una ragazza davvero unica che ha ancora la massima referenza nei confronti della Leggenda di questo sport, colei che a Montreal 1976 emozionò il mondo intero con i suoi 10 perfetti e divenne il simbolo di questo sport. “È una leggenda. Anche se non siamo cresciuti vedendola in azione, abbiamo visto molti suoi filmati”.

 

La Biles è diventata un’autentica icona mondiale dopo le Olimpiadi: “La mia vita è cambiata tanto, sono piena di impegni e tutti per strada mi riconoscono. L’Olimpiade ha rappresentato il miglior momento della mia vita. Lo sognavo da sempre, poi una volta che mi ci sono trovata le cose sono accaduto con tale velocità che i ricordi sono già confusi”.

Le Olimpiadi di Tokyo il grande obiettivo: “Ora mi sono presa una piccola pausa, ma nei miei programmi ci sono i Giochi del 2020. Spero di esserci, ma per farlo è necessario mantenere gli standard, portare al massimo sia il fisico che la mente”.

 

La Campionessa Olimpica non si tira indietro quando è chiamata a parlare di doping e delle autorizzazioni che ha ricevuto per assumere sostanze non consentite. Il motivo è un disturbo da deficit di attenzione e iperattività: “Tutti i bambini sono un po’ iperattivi. Ma andando avanti con l’età, quando ho dovuto chiedere di più alla mia concentrazione, il disturbo mi distraeva. E per il nostro sport hai bisogno di essere concentrata al 100%. Credo che se uno ha bisogno di qualcosa, ha semplicemente bisogno di qualcosa. Se serve una medicina, si prende e basta”.

 

Simone parla anche della sua difficile infanzia, abbandonata dai genitori e cresciuta dai nonni: “Penso che tutti rendano quegli anni un po’ più tristi di quanto non siano stati realmente. La mia determinazione è data dall’amore che provo per lo sport e dagli obiettivi che mi sono posta. Non credo che le situazioni, i posti dove sono cresciuta, abbiano avuto un impatto in tal senso”.

C’è spazio anche per discutere delle foto in costume per Sports Illustrated: “Ho ricevuto molti commenti positivi da ragazze che hanno una muscolatura simile alla nostra, hanno visto come il loro corpo si possa rappresentare in una maniera artistica. Si possono avere muscoli, essere carine, magre. L’importante però è piacersi”.

 

Poi un omaggio a Dipa Karmakar, prima ginnasta indiana a partecipare ai Giochi: “A Rio non ho avuto modo di parlarci molto, ma so quanto ha fatto per entrare nella storia, cosa ha rappresentato per l’India il suo quarto posto nel volteggio e quanti ragazzi abbia ispirato”.

 

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