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Cultura sportiva: palazzetto pieno a Parigi per il tennistavolo, mentre in Italia…

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Datti al ping pong”: questa frase è forse rappresentativa di quella che è tutt’oggi la cultura sportiva italiana. Concentrati quasi esclusivamente sul calcio (maschile, ovviamente), i tifosi italiani si ricordano dell’esistenza degli altri sport ogni quattro anni, in occasione dei Giochi Olimpici, o eventualmente in caso di successi clamorosi dei loro connazionali. Se alcuni sport, ad ogni modo, vivono i loro momenti di gloria nel corso dell’anno, come stiamo vedendo in questi giorni con il Giro d’Italia, il ping pong o tennistavolo è tra le discipline che restano sommerse nel dimenticatoio in modo quasi perenne.

Dal palazzetto di Parigi, anzi dal Palais Omnisports di Bercy, che ha ospitato i recenti Campionati Mondiali, la lezione che arriva è un’altra: il pubblico non ha mai fatto mancare il proprio sostegno ai pongisti, anche dopo l’eliminazione di tutti gli atleti di casa. Non bisogna del resto pensare che la Francia sia una potenza del ping pong: di fronte ai fortissimi asiatici, infatti, anche uno dei migliori europei come Adrien Mattenet resta quasi impotente. L’affluenza del pubblico per i Mondiali di tennistavolo si può spiegare solo con una forte differenza nella cultura sportiva di un popolo intero: sarà forse per questo che, sin dal 1926, l’Italia non ha mai ospitato una rassegna iridata di ping pong.

Ma la differenza non si ferma al tennistavolo: pensiamo, ad esempio, ad uno sport come la pallamano, che in Italia è considerata dai più come un calcetto che si gioca con le mani, mentre in Francia è uno sport acclamato e seguitissimo, che regala non pochi successi a livello internazionale. Gli esempi potrebbero poi continuare all’infinito, ma ci limitiamo a citare alcune discipline invernali, come il biathlon e la combinata nordica, che in Italia restano nell’ombra nonostante qualche buon risultato, ma anche il calcio femminile, che non gode certamente dello stesso interesse della sua versione al maschile.

In Italia serve un cambiamento di mentalità che può avvenire solo grazie ad un processo molto lungo, che preveda l’interiorizzazione di una cultura sportiva a 360°: un progetto ambizioso, ma che rappresenta l’essenza stessa di Olimpiazzura.

giulio.chinappi@olimpiazzurra.com

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