Approfondimenti Tennis US Open
US Open: l’evoluzione delle superfici di gioco dal 1975 a oggi
Le superfici che hanno caratterizzato l’US Open e plasmato la sua storia
Gli US Open di tennis si distinguono nettamente dagli altri tornei del Grande Slam, come l’Australian Open, il French Open e Wimbledon, per la loro storia unica di transizioni di superficie. Mentre Wimbledon ha mantenuto la sua fedeltà all’erba e il Roland Garros alla terra rossa, gli US Open hanno attraversato ben tre diverse superfici nel corso della loro lunga storia: hanno avuto inizio sull’erba (fino al 1974), sono passati per un breve periodo alla terra battuta verde (Har-Tru, dal 1975 al 1977) e infine si sono stabiliti sul cemento (dal 1978 a oggi). Questi cambiamenti hanno influenzato la velocità della palla, l’altezza del rimbalzo, lo sforzo fisico e le strategie vincenti trasformando il torneo in un vero e proprio laboratorio per l’evoluzione del tennis, riflettendo una costante ricerca di innovazione e adattamento.
La storia degli US Open rivela un approccio distintamente americano, pragmatico e commerciale, che privilegia l’innovazione e il coinvolgimento del pubblico rispetto alla stretta aderenza alla tradizione. Questo si manifesta nella volontà del torneo di sperimentare e adattarsi, a differenza di Wimbledon o del Roland Garros. Il passaggio alla terra battuta verde nel 1975, ad esempio, fu un “esperimento per renderlo più ‘TV friendly'”. Il successivo trasferimento a Flushing Meadows e l’adozione dei campi in cemento nel 1978 furono motivati dalla necessità di “accogliere la rapida crescita dello sport” e di disporre di una sede “più grande e di nuova costruzione”. Più recentemente, il cambio a Laykold nel 2020 è stato dettato dalla ricerca di una “superficie più performante nelle condizioni calde e umide” e da una maggiore “consistenza”. Inoltre, gli US Open sono l’unico Grande Slam a programmare regolarmente partite notturne, una decisione presa per attrarre un pubblico più vasto dopo il lavoro. Questa continua evoluzione, guidata da fattori come l’attrattiva televisiva, la crescita dello sport e l’ottimizzazione delle prestazioni, posiziona gli US Open come un torneo che non si limita a preservare il passato del gioco, ma ne plasma attivamente il futuro.
INDICE DEI CONTENUTI
- Dalla terra verde al cemento blu
- Come la superficie Har‑Tru (1975-1977) ha influenzato il gioco
- L’Avvento del DecoTurf (1978-2019): un passaggio cruciale
- Il passaggio a Laykold (2020-oggi): precisione e adattamento continuo
- Controversie sulla Scienza della Velocità
- Tabella Evoluzione delle superfici degli US Open dal 1975 ad oggi
- Confronto con l’Australian Open
- Il Futuro del Cemento di New York
Dalla terra verde al cemento blu
- Erba (fino al 1974) – il torneo si disputava sui prati del West Side Tennis Club. Gli attacchi a rete e i servizi vincenti erano premiati.
- Har‑Tru (1975‑1977) – Dopo 94 edizioni disputate sull’erba, il torneo migrò a una terra verde, conosciuta come Har-Tru, più veloce della terra rossa. Questa transizione rappresentò un esperimento audace, specificamente volto a rendere il torneo più “TV friendly”.
- DecoTurf II (1978‑2019) – con il trasferimento a Flushing Meadows nel 1978, la superficie cambiò radicalmente ancora una volta, passando dalla terra battuta al cemento, con l’introduzione del DecoTurf come superficie ufficiale. .
- DecoTurf verniciata di blu (dal 2005) – per migliorare la visibilità della palla fu introdotta la colorazione blu; il blu contrasta con il giallo delle palline perché sono colori opposti sul cerchio cromatico. Un altro adattamento TV friendly?
- Laykold (dal 2020) – Dopo 42 anni di onorato servizio, nel 2020, il DecoTurf è stato sostituito dai campi in cemento Laykold. Questo è stato il primo cambio di marchio di superficie agli US Open dal 1978, un evento che ha segnato un’ulteriore evoluzione nella ricerca della superficie ideale.
Come la superficie Har‑Tru (1975-1977) ha influenzato il gioco
Prima del 1978, gli US Open si svolgevano a Forest Hills, nel Queens a New York. Dopo 94 edizioni disputate sull’erba, il torneo intraprese un breve ma significativo intermezzo di tre anni (dal 1975 al 1977), passando alla terra battuta verde, conosciuta come Har-Tru.
L’Har-Tru è una terra battuta verde distintiva, composta da metabasalto frantumato, una roccia ignea millenaria proveniente dalle Blue Ridge Mountains della Virginia. Si differenzia dalla tradizionale terra rossa europea per essere più durevole e consistente. Questa superficie offre un rimbalzo della palla più lento e alto rispetto ai campi in cemento o erba, il che favorisce scambi più lunghi e un gioco intrinsecamente più tattico. Un altro vantaggio significativo dell’Har-Tru è la sua maggiore delicatezza per il corpo dei giocatori, riducendo l’incidenza di infortuni alle estremità inferiori e consentendo ai tennisti di scivolare sulla superficie. Inoltre, l’Har-Tru si asciuga rapidamente dopo la pioggia ed è notevolmente più fresco (10-15 gradi Celsius in meno) rispetto a un campo in cemento, un vantaggio considerevole in condizioni climatiche calde.
Giocatori che si distinsero particolarmente in questo periodo
- Chris Evert dominò incontrastata, vincendo il titolo in tutti e tre gli anni in cui il torneo fu giocato su questa superficie (1975, 1976, 1977).
- Jimmy Connors, un giocatore noto per la sua versatilità, riuscì a imporsi su questa superficie nel 1976, consolidando la sua posizione come l’unico uomo nella storia a vincere gli US Open su erba, terra battuta e cemento.
- Match emblematici – la finale maschile del 1976 vide Connors battere Borg: la superficie diede un leggero vantaggio ai colpi piatti di Connors e limitò lo spin di Borg. Nel 1977 Guillermo Vilas, specialista della terra, approfittò della superficie per sfiancare Connors e vincere il titolo
L’Avvento del DecoTurf (1978-2019): un passaggio cruciale
Il 1978 segnò una svolta epocale per gli US Open. Il torneo si trasferì da Forest Hills al più grande e moderno USTA National Tennis Center di Flushing Meadows. Con questo spostamento, la superficie cambiò radicalmente ancora una volta, passando dalla terra battuta al cemento, con l’introduzione del DecoTurf come superficie ufficiale. Il DecoTurf ha definito l’identità degli US Open per ben 42 anni, dal 1978 al 2019.
Il DecoTurf è un tipo di campo in cemento ingegnerizzato, costruito con strati di resina acrilica, gomma, silice e altri materiali, applicati su una base di asfalto o cemento. Era rinomato per la sua consistenza, durabilità, bassa manutenzione e i suoi colori vivaci. Una delle sue caratteristiche più importanti era la capacità di essere formulato per soddisfare i requisiti di giocatori di qualsiasi livello, con la velocità di gioco classificabile secondo il sistema di valutazione del ritmo dell’ITF. La sua composizione permetteva una personalizzazione della velocità e lo rendeva estremamente resistente alle temperature estreme. Tradizionalmente, gli US Open giocati sul DecoTurf erano considerati un evento su cemento veloce, classificato nella categoria 4 (medio-veloce) dal sistema ITF.
L’adozione del DecoTurf segnò un punto di svolta verso un campo da gioco più standardizzato e controllabile nel tennis. Essendo una superficie ingegnerizzata, il DecoTurf offriva una maggiore coerenza e la possibilità di controllare le caratteristiche di gioco. Questo si contrapponeva nettamente alle superfici naturali come l’erba o la terra battuta, che presentano proprietà intrinseche meno controllabili. La capacità di personalizzare la velocità del campo e l’enfasi sulla “velocità di gioco consistente, rimbalzo fedele della palla” indicavano un chiaro orientamento verso un ambiente di gioco prevedibile. Questa prevedibilità, unita ai costi di manutenzione inferiori rispetto alle superfici naturali , rese i campi in cemento economicamente attraenti e facilmente replicabili a livello globale.
Reazioni dei giocatori
Successo dei serve‑&‑volleyers
Nei primi anni sul cemento vinsero tennisti come John McEnroe (campione 1979‑81, 1984), la cui combinazione di servizio e attacco a rete era devastante. Anche Pete Sampras dominò negli anni ’90 grazie a un servizio esplosivo e una volée letale. Partite come il quarto di finale Sampras‑Agassi del 2001, deciso da quattro tie‑break senza break di servizio testimoniano la rapidità e la prevedibilità del rimbalzo.
Affermazione dei baseliners potenti
Alla fine degli anni ’80 e ’90, la potenza da fondo campo divenne fondamentale. Ivan Lendl, Andre Agassi e più tardi Roger Federer e Novak Djokovic sfruttarono la stabilità del cemento per sferrare colpi vincenti sia in difesa che in attacco. L’introduzione delle palline più lente e l’aumento della sabbia nel rivestimento hanno consentito di prolungare gli scambi. Più sabbia significa maggior attrito, rimbalzo più alto e superficie più lenta.
Il passaggio a Laykold (2020-oggi): precisione e adattamento continuo
Nel 2020, la United States Tennis Association (USTA) ha optato per il nuovo manto Laykold con l’obiettivo di trovare una superficie più omogenea e sostenibile, in grado di performare in modo ottimale nelle condizioni spesso calde e umide degli US Open. Laykold è stata scelta per la sua comprovata qualità, la sua consistenza e la sua capacità di soddisfare le esigenti necessità di un torneo del Grande Slam. L’azienda si vanta di offrire una “precisione del ritmo” (pace precision) senza precedenti, in grado di calibrare la velocità del campo con una tolleranza di soli 0.5 punti sul Court Pace Rating (CPR). Per raggiungere questo livello di precisione, Laykold utilizza una miscela proprietaria di sabbia, la cui gradazione e interazione tra i granelli sono fondamentali per controllare la frizione e, di conseguenza, il ritmo di gioco. Un aspetto notevole di questa transizione è anche l’impegno di Laykold per la sostenibilità, con l’utilizzo di materiali riciclati, incluse palline da tennis riciclate, negli strati ammortizzanti dei campi. Nonostante questi affinamenti, i campi Laykold mantengono la reputazione degli US Open come un torneo su cemento veloce.
La transizione a Laykold, con la sua enfasi sulla “precisione del ritmo”, rappresenta una nuova frontiera nella tecnologia delle superfici tennistiche: la micro-regolazione. Sebbene il precedente DecoTurf consentisse già una personalizzazione della velocità, l’attuale ricerca di una uniformità quasi perfetta su tutti i campi, mira a eliminare anche le più piccole variazioni che potrebbero influenzare le prestazioni d’élite. Questo livello di controllo ha lo scopo di ridurre le variabili, rendendo i risultati più dipendenti dall’abilità del giocatore che da minime incongruenze della superficie. Per i giocatori d’élite, che operano con un “margine di errore minimo” e richiedono una tempistica “precisa al millimetro” , un campo più consistente si traduce in un “gioco costantemente migliore“. Questa evoluzione riflette il desiderio di creare l’ambiente più “equo” e prevedibile possibile per i migliori giocatori del mondo, il che potrebbe portare a stili di gioco ancora più omogenei, poiché i giocatori possono fare affidamento su condizioni costanti.
Controversie sulla Scienza della Velocità
La velocità di una superficie tennistica non è un dato statico, ma una variabile complessa, misurata e classificata da organismi come la International Tennis Federation (ITF) attraverso il sistema Court Pace Rating (CPR) o il Court Pace Index (CPI) di Hawkeye. Questi sistemi calcolano l’effetto della superficie sulla palla, considerando la frizione e il cambiamento di velocità dopo il rimbalzo. Le categorie di velocità vanno da “Lento” (Categoria 1) a “Veloce” (Categoria 5).
Diversi fattori influenzano la velocità di un campo in cemento. La quantità e la granulometria della sabbia mescolata nella vernice del topcoat sono determinanti per la frizione e, di conseguenza, per la velocità della palla. Le condizioni meteorologiche, come il calore e l’umidità, possono rallentare o accelerare il campo. Inoltre, il volume di gioco sul campo contribuisce ad accelerarlo, poiché lo strato superficiale si consuma progressivamente.
Negli anni, la velocità dei campi degli US Open è stata oggetto di continue controversie e diverse percezioni da parte dei giocatori. La discussione sulla velocità dei campi, con percezioni che variano ampiamente tra i giocatori e gli analisti, evidenzia la natura dinamica della velocità del campo, influenzata non solo dalla sua composizione, ma anche dalle condizioni ambientali e dal volume di gioco. La regolazione della velocità dei campi è spesso motivata dal desiderio di rendere il gioco più “TV friendly” e di incoraggiare scambi più lunghi per aumentare l’engagement del pubblico. Tali aggiustamenti, pur mirando all’equità, finiscono per favorire inevitabilmente certi stili di gioco a scapito di altri, portando a una potenziale omogeneizzazione del gioco e aumentando le esigenze fisiche sui giocatori.
Nonostante l’ATP affermi che le superfici dovrebbero dare ai giocatori di tutti gli stili di gioco la possibilità di avere successo, ma anche consentire loro di mostrare le diverse abilità in campo, le lamentele dei giocatori e l’evidente rallentamento dei campi indicano una chiara propensione verso il gioco da fondocampo. Questa tendenza ha contribuito al declino del serve-and-volley.
Evoluzione delle superfici degli US Open dal 1975 ad oggi
| Anno/Periodo | Tipo di superficie | Brand | Caratteristiche principali | Note |
| 1975-1977 | Terra Battuta Verde | Har-Tru | Più veloce della terra rossa europea, più lenta del cemento/erba; rimbalzo alto, favorisce scambi lunghi; più morbida per il corpo. | Breve intermezzo, esperimento “TV friendly”. Sede: Forest Hills. |
| 1978-2019 | Cemento (Duro) | DecoTurf | Tradizionalmente medio-veloce (Categoria 4); rimbalzo consistente; personalizzabile in velocità (sabbia nella vernice); durevole, bassa manutenzione; offre opzioni ammortizzate. | Sede: Flushing Meadows. Ha definito l’identità degli US Open per oltre 40 anni. |
| 2020-oggi | Cemento (Duro) | Laykold | Precisione del ritmo elevatissima (entro 0.5 punti); migliore performance in condizioni di caldo/umidità; sostenibile (materiali riciclati, palline da tennis); mantiene la reputazione di campo veloce. | Scelto per maggiore consistenza e innovazione. |
Confronto con l’Australian Open
Nonostante sia gli US Open che l’Australian Open siano Grand Slam su cemento, esistono percezioni e caratteristiche diverse riguardo alla velocità e al rimbalzo tra i due tornei. Alcuni giocatori e analisti notano che l’Australian Open ha un rimbalzo più basso anche a parità di velocità CPI (Court Pace Index) , o che gli US Open sono più “bouncy”. Le differenze possono derivare dal marchio della superficie (Laykold per gli US Open, GreenSet per l’Australian Open) e dalle diverse condizioni climatiche. Questo sottolinea come, anche all’interno della stessa categoria di superficie (cemento), le sottili variazioni nella composizione e nell’ambiente possano creare esperienze di gioco distinte.
Il Futuro del Cemento di New York
Dalle sue radici sull’erba, attraverso il breve intermezzo sulla terra verde Har-Tru, fino all’affermazione del cemento DecoTurf e la recente transizione al Laykold, gli US Open hanno costantemente evoluto le loro superfici di gioco. Ogni cambiamento non è stato solo tecnico, ma ha avuto ripercussioni profonde sugli stili di gioco, plasmando le carriere di leggende come Jimmy Connors, Chris Evert, Pete Sampras, Andre Agassi, e influenzando l’adattamento dei campioni moderni come Roger Federer, Rafael Nadal e Serena Williams.
Gli US Open non sono solo un torneo, ma un crogiolo di innovazione e adattamento. La loro volontà di sperimentare e perfezionare la superficie riflette una mentalità dinamica, in contrasto con la tradizione più rigida degli altri Grand Slam. Il cemento di New York, con i suoi continui aggiustamenti e le sue sfide uniche (caldo, umidità, atmosfera elettrica) , continuerà a essere un fattore determinante per chi trionferà a Flushing Meadows.
Il futuro vedrà probabilmente una continua ricerca di equilibrio tra la velocità del campo, la consistenza del rimbalzo, la spettacolarità degli scambi e, sempre più, la tutela della salute dei giocatori. La “precisione del ritmo” offerta da Laykold suggerisce una direzione verso un controllo sempre maggiore, ma la percezione dei giocatori e le sfide fisiche rimarranno al centro del dibattito. Gli US Open, con la loro storia di adattamento, sono ben posizionati per guidare questa conversazione, garantendo che il cemento di New York rimanga un palcoscenico vibrante e stimolante per il tennis mondiale.
