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Nuoto artistico, Patrizia Giallombardo: “In Russia da ragazze si allenano già come adulte. Saremo pronti per il Preolimpico”

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Si avvicinano gli Europei di nuoto artistico di Budapest, che si svolgeranno dal 10 al 14 maggio. Tra le nazionali in corsa c’è anche l’Italia, che non riuscirà a schierare la sua migliore formazione. Molte assenze nella selezione azzurra, tra cui spiccano quelle di Linda Cerruti, Giorgio Minisini, Lucrezia Ruggiero ed Enrica Piccoli; per questo la decisione è stata quella di potare per un quartetto giovane composto da Marta Murru (Marina Militare / RN Savona) per solo e duo, Veronica Gallo (Plebiscito Padova) per il duo, Isotta Sportelli (Fiamme Oro / Aurelia Nuoto) e Nicolò Ogliari (RN Savona) per il duo misto. In vista dell’appuntamento magiaro, abbiamo intervistato la coordinatrice tecnica Patrizia Giallombardo, con cui ci siamo spinti anche verso il Preolimpico di Barcellona.

Patrizia, gli Europei 2021 sono alle porte, ma la nostra selezione è falcidiata dalle assenze.

“Abbiamo avuto un po’ di complicazioni nell’ultimo periodo. Ci siamo trovati ad allenare comunque due nazionali, proprio in occasione di eventuali infortuni. Purtroppo però in questo momento abbiamo indisponibilità degli atleti da entrambe le parti, quindi abbiamo dovuto cambiare programma per tre volte e abbiamo iscritto coloro che in questo momento potevamo portare a Budapest. Ovviamente dispiace parecchio a tecnici e atleti, nei cast event i giudici italiani e stranieri ci hanno valutato molto bene, avevamo voglia di entrare in vasca dopo due anni”.

La programmazione è dunque inevitabilmente cambiata.

“Quest’anno ovviamente, cambiando la data della qualifica olimpica, abbiamo dovuto spostare per due volte la programmazione, cioè rifarla e rimodularla. Ora ci è toccato riprogrammare per la terza volta a causa degli infortuni, nell’ultimo periodo è stato abbastanza complicato, visto che non è dipeso da noi per aver spostato in corso le gare della qualifica e per gli infortuni, fattori che non puoi controllare”.

Come sta il team in vista di Budapest?

“Abbiamo parlato con le ragazze, c’è ottimismo da parte loro. Noi le chiamiamo le ‘Ringhio Team’ per questa voglia e grinta incredibile che hanno; anche in questo contesto hanno capito le decisioni intraprese dallo staff e stiamo lavorando tantissimo per dimostrare che ci possiamo qualificare alle Olimpiadi. Non mi piace parlare di sfortuna, abbiamo intrapreso un percorso difficile, ad ostacoli, che ci mette alla prova. Ma è uno stimolo che ci porta ad essere ancora più determinati. Vediamo anche il lato positivo: aver spostato la qualifica olimpica, con il senno di poi, è stata una buona cosa…”.

In vista degli Europei si è scelta la linea verde. Quali sono le prospettive per le gare?

“Anche se gli esercizi sono stati preparati rapidamente, noi vogliamo andare avanti e portarci a casa almeno una medaglia, se non addirittura due, questo l’obiettivo degli Europei. Ovvio che non posso sperare di più, essendo una situazione davvero difficile, stiamo preparando gli esercizi adesso, ma non abbiamo paura ed è un qualcosa che ci carica. Per le giovani sarà ovviamente un’opportunità per misurarsi con il meglio sulla piazza, di fare esperienza, di partecipare ad un campionato Europeo a cui, in condizioni normali, non avrebbero potuto gareggiare. A parte un momento di sconforto all’inizio, dopo 10 minuti eravamo già sul pezzo e guardavamo già tutti oltre”.

Spicca l’assenza di Linda Cerruti. Come sta, in quanto dovrebbe recuperare?

“I medici ci hanno auspicato in tre settimane il recupero dell’atleta. Linda era già pronta per entrare in acqua e disputare l’Europeo, ma abbiamo scelto di preservarla. Se fosse stata l’ultima gara stagionale avrei anche pensato a farle stringere i denti, ma dobbiamo salvaguardarla in vista delle qualificazioni olimpiche. Lei comunque scalpita per poter rientrare a gareggiare”.

Ovviamente la preparazione per questi appuntamenti ha risentito del Covid.

“Il periodo Covid dà insicurezza. Io sono una persona che programma tutto e in questi due anni è stato molto difficile riuscirci, le cose possono cambiare nel giro di 24 ore, per noi come per le persone comuni. Per noi abituati a programmare è destabilizzante, ma con grinta e passione riusciamo a passare tutti gli ostacoli. Devo dire che non abbiamo avuto problemi all’inizio della stagione, ma sono arrivati a 10-15 giorni dagli appuntamenti importanti. Ovvio che dispiace, ma dobbiamo guardare in maniera positiva al futuro. Quest’anno per arrivare in fondo abbiamo affrontato tanti ostacoli, ma la vita è così. Gli sportivi devono essere coloro che insegnano agli altri a rialzarsi e a non piangersi addosso, cercando di essere sempre più forti di prima. E il mio staff e le atlete hanno la giusta determinazione”.

Passiamo al preolimpico, chi sono le rivali più temibili?

“Nel tempo ci siamo avvicinate molto al Giappone. Dal punto di vista di costruzione dell’esercizio ci sentiamo di dire che siamo superiori, il nostro lavoro era finalizzato ad arrivare a questo punto. Con la qualifica olimpica che si terrà a Barcellona anche la Spagna diventa una concorrente temibile; non abbiamo paura, ma di sicuro se prima pensavamo soltanto a battere le asiatiche, ora dobbiamo guardarci anche a coloro appena dietro di noi. Ma quello che dico sempre alle mie ragazze è: ‘Se dobbiamo fare 9, noi facciamo 12’. In questo modo dimostriamo di essere superiori, non dovremo farci cogliere impreparate. Nonostante gli stop che abbiamo subito, sono sicura che arriveranno all’appuntamento pronte a combattere”.

La Russia è la capostipite del movimento. Da dove nasce questo dominio russo?

“Il lavoro russo è completamente diverso dal nostro, dovuto anche dall’organizzazione sportiva nelle scuole, dove si allenano sei ore al giorno. Nel contesto italiano l’atleta di punta si allena al massimo tre ore. Un’atleta categoria esordienti A si allena un’ora e mezza per cinque volte la settimana. Ovvio che arriviamo sempre in ritardo sotto questo punto di vista, noi come le altre nazioni. Da noi ci sono anche difficoltà logistiche, come l’arrivare nelle strutture sportive nelle grandi città; è tutto più complicato. Da loro una categoria ragazze è come la nostra ‘adulti’, poi in Italia si recupera quando si arriva ad alti livelli. C’è anche differenza di attrezzatura: in Russia gli allenamenti si fanno con telecamere sott’acqua, telecamere esterne, monitor, non entra nessun altro. Noi non abbiamo ancora questo, ma dobbiamo dimostrare che possiamo ottenere risultati importanti per ottenere attrezzature di questo tipo. Purtroppo siamo ancora un po’ indietro sotto questo punto di vista”.

Ma l’Italia negli ultimi anni ha conseguito risultati, come ha detto lei. Merito ‘solo’ di una generazione talentuosa o anche del lavoro fatto alle spalle di queste atlete?

“C’è stato un gran miglioramento anche nel dietro le quinte. Nello staff scelto c’è un numero elevato di specialisti. Se prima l’allenatore faceva un po’ tutto, da preparatore atletico a coreografo a musicista, ora non è così. In questo modo le atlete hanno persone differenti che danno il massimo nel loro preciso settore: una sola persona con più ruoli dopo tot ore inizia a rendere di meno, mentre una settorializzazione del lavoro permette anche allo staff di lavorare meglio con le atlete e allenarle al meglio. Oltre questo abbiamo introdotto il teatro, i musicisti che scrivono le musiche per noi che evidenziano i pezzi di gambe e braccia, con l’esercizio che ha qualcosa in più. Tutti ci fanno i complimenti per la nostra evidenziazione dei movimenti, ma molto merito va ai musicisti stessi. E soprattutto, abbiamo creato un team molto coeso, dove c’è un leader ma siamo tutti allo stesso livello. Io sono la prima a sporcarmi le mani; questa è per me la chiave più importante del successo di questa squadra, remare nella stessa direzione per un obiettivo con nessuno che vuole essere il primo della classe. Non si parla al singolare, ma al plurale”.

Foto: Lapresse

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