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Federica Venturelli: “Voglio colmare il gap con le migliori nel World Tour. Longo Borghini figura di riferimento”
Federica Venturelli è stata la grande ospite dell’ultima puntata di Talent Zone, trasmissione visibile sul canale Youtube di OA Sport. La ventenne cremonese ha ottenuto dei risultati eccezionali nelle varie categorie giovanili e rappresenta una delle stelle emergenti più interessanti del ciclismo italiano su pista ma anche su strada soprattutto nelle prove contro il tempo. In questa stagione è arrivata quarta nell’inseguimento individuale e ha vinto l’oro nell’inseguimento a squadre dei Mondiali Assoluti, ottenendo la promozione nel team professionistico UAE già a partire dal 2026.
“Da giovanissima mi piaceva la salita perché amavo fare fatica e vincere le gare con distacco, però sicuramente andando avanti con le categorie e arrivando adesso all’élite è un po’ diverso. Con il mio fisico ho capito che la salita non è più la mia cosa preferita, ma sto cercando di adattarmi al meglio che posso. Ho praticato anche ciclocross per tanti anni e penso sia la disciplina che mi ha divertito di più, quindi anche se poi ho preso una strada diversa mi rimarrà sempre nel cuore“, racconta l’azzurra classe 2005.
Sul suo percorso di crescita tra le fila dell’UAE: “L’anno scorso è arrivata in squadra Elisa Longo Borghini e penso sia stata una svolta fondamentale. È una figura di riferimento molto grande. Avere in squadra la campionessa italiana ed una delle atlete più forti della storia del ciclismo è fantastico, poi avere qualcuno che parla la tua lingua è molto più semplice perché si crea un rapporto più stretto. Penso di aver legato abbastanza con lei e ho cercato di assorbire più esperienza possibile per cercare di migliorarmi e allo stesso tempo di aiutarla quando corriamo insieme. Spero di continuare ad imparare tanto da lei nei prossimi anni“.
Sul bronzo mondiale U23 a cronometro in Ruanda: “Non me lo aspettavo, per niente. In realtà fino ad un mese prima della gara non ero neanche sicura di partecipare a questo Mondiale perché era un percorso abbastanza mosso, con due salite abbastanza impegnative, quindi non era adattissimo alle mie caratteristiche. Tra l’altro stavo cercando di preparare meglio l’Europeo, che era due settimane dopo ed essendo per lo più piatto poteva essere più adatto a me. Sono andata in Africa con l’idea di prendere questo Mondiale un po’ come una preparazione per gli Europei, ma anche come una sfida personale senza avere comunque aspettative troppo alte. Vincere una medaglia in una gara così complicata e non troppo adatta a me è stato qualcosa di molto inaspettato”.
Sul quarto posto nella staffetta mista al debutto tra le élite: “La staffetta è stata divertente, una sfida nuova. Avevo già fatto l’Europeo da junior in questa disciplina, ma è stato molto diverso ovviamente perché nella categoria élite il livello è molto più alto e stavolta ero io che cercavo di non staccarmi dalle altre. È stata molto dura, mi sono spinta al limite, però penso sia stato un quarto posto di valore. Ho avuto l’occasione di imparare da atlete più esperte di me anche in nazionale“.
Sul suo ingresso nel quartetto dell’inseguimento su pista: “Non c’è stato un momento preciso, perché è un lavoro durato un paio d’anni. Da juniores ero fissa nel quartetto, è sempre stata una specialità in cui sono stata schierata nei grandi eventi giovanili e siamo sempre andate a medaglia, quindi avevo capito di essere adatta a questa gara, oltre all’inseguimento individuale. Quando sono passata élite ho iniziato subito a lavorare con le altre ragazze, che ovviamente erano molto più forti di me ed erano un gruppo super formato dopo aver vinto un Mondiale tutte insieme. Erano sicuramente un gradino sopra, perché rispetto alle juniores c’è un bel salto da fare. All’inizio facevo anche fatica a stare a ruota del quartetto, poi magari ho iniziato a reggere un giro in più, un altro giro in più e vedevo un po’ di miglioramenti. Già al Mondiale 2024 non sapevo se avrei partecipato o no, ma era ancora troppo presto nella mia maturazione fisica e avevo fatto solo l’inseguimento individuale. Poi verso l’Europeo di febbraio mi stavo allenando con loro e avrei dovuto partecipare, ma mi sono rotta il gomito alla prima gara stagionale su strada che avevo fatto a gennaio quindi anche lì non ho potuto prendere parte all’evento“.
“Finalmente in questo Mondiale è giunto il mio momento. Ero un po’ preoccupata e intimorita dall’ambiente, sapevo che le altre ragazze erano tutte fortissime e avevo paura di entrare nel gruppo facendo dei disastri o staccandomi magari in mezzo al quartetto. Alla fine però l’adrenalina della gara mi ha aiutato tanto e sono riuscita a dare il meglio di me, che poi è bastato perché se siamo salite su quel gradino del podio vuol dire che siamo andate forte. Siamo state un bel gruppo, abbiamo lavorato tanto per avvicinarci e abbiamo fatto una bella gara, per cui è stata sicuramente un’emozione unica. La mia prima maglia iridata élite, me la ricorderò per molto tempo“, ha aggiunto Venturelli.
Sugli obiettivi principali del 2026: “Il calendario non è ancora stato definito, dovrò aspettare ancora un po’ per sapere i miei obiettivi della stagione su strada. Per quanto riguarda la pista invece sicuramente nel mirino ci saranno i Campionati Europei ed i Mondiali. Sicuramente l’obiettivo su strada sarà adattarmi al salto nel World Tour: parteciperò a tante gare nuove, con livello molto più alto, ed incontrerò le migliori atlete del mondo. Proverò a colmare un po’ alla volta il gap con le più forti, passando dal cercare di sopravvivere al cercare di entrare nella gara facendo qualcosa di utile per aiutare le mie compagne. La Parigi-Roubaix mi è sempre piaciuta. Per caratteristiche fisiche penso di essere abbastanza adatta al Belgio, e prima o poi mi piacerebbe molto partecipare a questa gara“.
