CiclismoStrada
Davide Piganzoli: “La Visma crede in me per le corse a tappe. La Polti mi ha dato un bagaglio enorme”
Davide Piganzoli è uno dei nomi più attesi del futuro del ciclismo italiano nelle corse a tappe. Valtellinese di Morbegno, classe 2002, si è formato nella Polti-VistMalta sotto la guida di due campioni come Ivan Basso e Alberto Contador. In questi tre anni nel team italiano ha maturato non solo crescita tecnica, ma anche consapevolezza, leadership e metodo, seguendo una progressione graduale che lui stesso considera fondamentale. Per il 2026 lo attende il grande salto nel World Tour, con la prestigiosa Visma–Lease a Bike che gli ha offerto un contratto triennale, segno di una fiducia costruita non solo sui numeri, ma sul potenziale che la squadra ha intravisto nel giovane scalatore. Nella stagione appena conclusa Piganzoli ha vissuto sensazioni contrastanti: qualche miglioramento c’è stato, ma non quel salto che immaginava, in particolare al Giro d’Italia dove nella terza settimana è mancata un po’ di brillantezza. Ora, però, tutto lo proietta verso una nuova fase della carriera: staff più grande, struttura più solida, capitani di riferimento come Vingegaard e Yates e la possibilità – gradualmente – di ritagliarsi i suoi spazi. Lo spirito, però, rimane lo stesso: costruire, crescere, lavorare senza subirsi pressioni esterne.
Guardando alla tua stagione 2025, ti saresti aspettato qualcosa di meglio?
“Forse sì. Mi aspettavo un altro passo in avanti simile a quello che avevo fatto tra il primo e il secondo anno. Un miglioramento c’è stato, ma più leggero di quanto sperassi. Non è stata una stagione negativa, ma ho la sensazione che sia mancato qualcosa per compiere un salto più deciso”.
Al Giro d’Italia, in particolare, cosa è mancato?
“Difficile dirlo con precisione. Sono ancora giovane e sto imparando a gestire certi carichi. Probabilmente mi è mancata un po’ di gamba nell’ultima settimana: rispetto all’anno precedente ci sono arrivato più stanco”.
Cosa ti lascia l’esperienza in Polti con Ivan Basso?
“Un bagaglio enorme. È stata un’esperienza che mi ha fatto crescere come atleta e come persona. Ho capito che questo può essere davvero il mio lavoro. Da tutta la squadra ho imparato moltissimo, soprattutto cosa significa essere un leader e assumersi responsabilità importanti. Sono tre anni che porterò sempre con me”.
La Visma, quando ti ha annunciato, ha affermato di credere in te come corridore da corse a tappe: è anche il tuo proposito?
“Sì, assolutamente. È l’obiettivo su cui lavoreremo nei prossimi anni”.
Che differenze hai notato nell’approdare in una delle principali realtà del World Tour e qual è stato il primo impatto?
“Ad Amsterdam abbiamo fatto cinque giorni di lavoro per conoscerci e iniziare a prendere le misure. La cosa che mi ha colpito di più è l’organizzazione: tutto è molto strutturato, il personale è più numeroso e altamente preparato. Non che alla Polti mancasse professionalità, ma la Visma è una realtà enorme, e te ne accorgi subito”.
In questo ciclismo dove sembra che ormai si debba ottenere tutto e subito, la tua crescita sta avvenendo per gradi, come accadeva sino a qualche anno fa. Come vivi questa situazione?
“Direi bene, anche grazie a ciò che mi ha sempre insegnato Stefano Zanatta, che ringrazierò per sempre. Mi ha parlato da subito di una crescita graduale, senza essere spremuti. Ha avuto tanti campioni e con lui sono riuscito a fare passi avanti senza bruciare tappe”.
Sai già quale sarà il tuo calendario gare per il 2026?
“No, al momento non c’è ancora nulla di definito”.
Inizialmente sarai a disposizione dei capitani. C’è però anche qualche soddisfazione personale che vorresti toglierti?
“Le ambizioni personali ci sono sempre. In squadra ci sono campioni come Vingegaard e Yates, che sono persone alla mano, con cui si parla con grande normalità. Quando servirà mi metterò a disposizione della squadra, ma spero che durante la stagione arrivi anche qualche occasione per giocarmi le mie carte”.
Negli ultimi mesi sono finiti sotto i riflettori i vari Pellizzari e Finn, un po’ meno Tiberi. Tu come ti senti considerato?
“Credo sia importante seguire il proprio percorso. Quando si va forte si è tutti campioni, e quando qualcosa non va arriva subito il dito puntato. Io cerco di concentrarmi su di me, su ciò che valgo e su dove posso arrivare, affidandomi alle persone che ho attorno”.
Cosa pensi che abbia visto in te la Visma?
“Quando mi hanno cercato non avevano ancora i miei dati su TrainingPeaks, ma erano comunque molto motivati. Questo mi ha fatto capire che apprezzavano i miei valori e il mio potenziale, anche osservando gli allenamenti che avevo svolto in passato. So di avere ampi margini di miglioramento e gran parte del merito va alla Polti”.
Sin qui la tua carriera è andata come avresti sognato?
“Sì, forse anche meglio. Quando sono passato professionista avevo le mie ambizioni e qualche sogno nel cassetto, ma questi anni sono stati in crescendo. Non vedo l’ora di continuare a crescere e scoprire fin dove posso arrivare”.
