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Basket: Virtus Roma, il marchio storico torna al club in Serie B
Questa è una storia di basket romano, di quelle che fanno dei giri sostanzialmente infiniti per poi ritornare al punto di partenza. Che, ad oggi, è il Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano, sede delle partite interne della Virtus Roma 1960, nota come Virtus GVM Roma 1960 per ragioni di (più che) sponsor. Vale la pena raccontarla, pur in una sintesi che molto tralascia.
I fatti: il 9 dicembre 2020 la Virtus Roma, presieduta da Alessandro Toti (figlio del quasi ventennale numero uno della società, Claudio Toti) rinuncia al campionato di Serie A, liberando contestualmente tutti i giocatori; più tardi un concordato ne eviterà il fallimento. A pochi mesi di distanza nasce un’entità completamente separata, la Virtus Roma 1960, che prende le mosse da un’iniziativa di Alessandro Tonolli, lo storico ex capitano che per vent’anni ha vestito quell’unica maglia, e Maurizio Zoffoli. Nasce dalle parti della Petriana, società di lungo corso nel basket romano che fa base a Via di Santa Maria Mediatrice.
La Virtus 1960 riprende il suo corso dalla Serie C Gold. Non riesce a centrare la promozione nel primo anno, ma lo fa nel secondo. Nel frattempo, però, la FIP ha organizzato una vasta riforma dei campionati: in questo modo la squadra era in quarta serie nell’annata 2021-2022, in quinta nella 2022-2023 e di nuovo in quarta in quella 2023-2024. Dove per quarta serie, in questo caso, s’intende la B Interregionale. Dalla quale, in un amen e dopo una stagione dominata, arriva la promozione in Serie B, dunque il ritorno nel vero e proprio basket nazionale con annessi tutto esaurito nei 3500 posti del PalaTiziano.
Nel frattempo Roma cestistica aveva vissuto diversi cambiamenti, con l’esclusione dalla Serie A2 dell’Eurobasket e l’uscita di scena dal contesto senior della Stella Azzurra, che aveva rilevato il titolo sportivo di Biella e poi lo ha ceduto all’allora neonata Trapani Shark di Valerio Antonini. In A2 ci era invece finita la Luiss, la squadra della nota università capitolina, e vi è rimasta un’unica stagione, quella 2023-2024.
Nel frattempo la Virtus Roma 1960 ha giocato la prima stagione in B, sostenuta da una cornice di pubblico molto spesso ampia. L’assetto societario è cambiato, con il timone che è man mano passato dalle mani di Tonolli (che è stato l’allenatore dal 2021 fino a inizio 2025) e Zoffoli a quelle di Massimiliano Pasqualini, dirigente d’altissimo profilo del gruppo ospedaliero GVM. Dopo una prima stagione finita ai quarti dei playoff promozione in una combattutissima serie contro Capo d’Orlando (la stessa società che fino al 2018 era in A), nella seconda la squadra ora allenata da Marco Calvani, già coach della Virtus Roma 2012-2013 finalista scudetto, sta facendo corsa di testa assieme a Pielle Livorno, Luiss e Juvecaserta. Al momento il record è di 15-2 per Virtus e Livorno, di 14-3 per Luiss e Caserta e di 13-4 per Latina in un campionato che dura 38 giornate di regular season.
E proprio Massimiliano Pasqualini, dopo un percorso che si è rivelato particolarmente lungo fin dalle sue origini, ha compiuto il passo che era atteso da una larga parte della tifoseria: recuperare il marchio storico. A esso si era interessata notevolmente anche l’accoppiata Stella Azzurra-Eurobasket, che nel frattempo ha formato (tramite varie vicende) il sodalizio StellaEBK che gioca in B Interregionale. E di esso la proprietà era rimasta alla famiglia Toti. Pasqualini, però, è riuscito ad arrivare dove nessuno, negli ultimi anni, era riuscito: completare il ritorno del marchio. E lo ha annunciato con una storia Instagram natalizia: “Buon Natale… Oggi il marchio storico della Virtus Roma Pallacanestro è tornato a Casa“. Poche parole che hanno scatenato l’entusiasmo di tantissimi nella Capitale. In sostanza, la conferma delle trattative che sono intercorse sull’asse Pasqualini-Toti per riportare l’iconico “rombo” in vita.
Il tutto mentre sullo sfondo, ma neanche troppo, resta la vicenda di NBA Europe, sul quale molto s’è detto e di cui le ultime notizie riportano come ci siano tre fondi americani pronti a puntare su una franchigia romana nel progetto. Ancora nulla di certo, però, mentre una certezza dalle parti di Piazza Apollodoro ora c’è.
