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Raccagni Noviero: “Sto trovando la mia dimensione tra i professionisti. Prediligo le corse di un giorno”

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Raccagni Noviero
Raccagni Noviero / Lapresse

La prima stagione tra i professionisti non si dimentica mai, e per Andrea Raccagni Noviero, giovane talento della Soudal Quick-Step, questo 2025 è stato un anno di conferme, scoperte e tanta crescita. Dopo una prima parte di stagione di adattamento, il 21enne ligure ha trovato la giusta direzione nella seconda metà dell’anno, mettendo in mostra qualità interessanti e raccogliendo piazzamenti che lasciano ben sperare per il futuro. Con lui abbiamo tracciato un bilancio della sua prima annata nel World Tour.

Il Tour of Guangxi sarà la tua ultima corsa di quest’anno. Che bilancio tracci della tua prima stagione da professionista?
“Se me lo avessi chiesto a metà stagione, probabilmente avrei dato una risposta diversa, ma nella seconda parte dell’anno ho trovato davvero il mio ritmo e la mia dimensione. Ho ottenuto risultati che sinceramente non mi aspettavo, e ho ricevuto tante conferme importanti sul mio valore. Guardando indietro, posso dire di essere molto soddisfatto: è stata una stagione positiva, di crescita e di consapevolezza”. 

Come ti trovi con la Soudal Quick-Step?
“Mi trovo davvero bene. È una squadra che punta molto sui giovani, ma soprattutto che sa valorizzare i corridori. Da quando ho iniziato a mostrare buone qualità in certe corse, la squadra mi ha dato fiducia, mi ha coinvolto e mi ha fatto sentire parte del progetto. Credo che questo sia fondamentale per un giovane come me: sentire che la squadra crede in te ti permette di esprimerti al meglio”. 

Con chi hai legato maggiormente all’interno del team?
“L’ambiente è sempre positivo, ma quando si vince si crea davvero un legame speciale. Direi che con Paul Maigner ho stretto un ottimo rapporto: abbiamo condiviso tanti momenti belli e ci siamo supportati a vicenda. In generale, però, posso dire che nel gruppo c’è una bella atmosfera nel Team”. 

Hai ottenuto tanti piazzamenti in questa stagione: che tipo di corridore pensi di essere?
“Posso dire con certezza che non sono un velocista, e questa era una delle risposte più importanti che cercavo quest’anno. Nella seconda parte di stagione ho provato a concentrarmi su percorsi più impegnativi, con salite e gare mosse, e mi sono trovato bene. Credo che la mia dimensione possa essere quella delle corse di un giorno dure e delle brevi corse a tappe. Ovviamente devo ancora capire bene i miei limiti e le mie potenzialità, ma sto iniziando a intravedere la mia strada”. 

Cosa hai capito in questa prima stagione “tra i grandi”?
“Che il salto dagli Under23 al World Tour è meno traumatico di quanto pensassi, perché già tra gli Under il livello è altissimo. Detto questo, tra i professionisti cambia tutto: il ritmo, la gestione delle gare e soprattutto la posizione in gruppo, che è fondamentale. Nelle corse World Tour non puoi mai distrarti, devi essere concentrato dall’inizio alla fine. È una scuola di ciclismo continua, e ogni gara è un’occasione per imparare qualcosa”.

Cosa ti aspetti dalla prossima stagione?
“Il mio obiettivo è avere un calendario un po’ più importante e, se possibile, debuttare in un Grande Giro, magari proprio al Giro d’Italia. Mi piacerebbe proseguire sulla linea della seconda parte di quest’anno, cercando altri buoni piazzamenti e confermandomi a un livello alto. Non penso tanto alle vittorie, quanto alla continuità: voglio crescere, fare esperienza e capire sempre meglio le mie caratteristiche. Ho ancora due anni di contratto e voglio sfruttarli per costruire solide basi per il futuro”. 

C’è un corridore al quale ti ispiri?
“Ammiro molto Julian Alaphilippe. Ho avuto la fortuna di correre con lui lo scorso anno al Giro di Slovacchia, e devo dire che, oltre al campione, ho scoperto una persona splendida. È disponibile, umile, riconoscente. Quando ho firmato il contratto da professionista, mi ha mandato un messaggio di congratulazioni: poteva anche non farlo, ma quel gesto mi ha colpito molto. Non è una cosa scontata, e dice tanto su che tipo di persona è”. 

La corsa dei sogni?
“Senza dubbio il Giro d’Italia. È la gara che ho sempre sognato di correre da bambino”. 

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