Atletica
Fabrizio Donato: “Andy Diaz ha un problema al pube, non riusciamo a trovare un rimedio. Ai Mondiali era limitato”
Fabrizio Donato è stato il grande ospite dell’ultima puntata di Sprint Zone, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e visibile sul canale Youtube di OA Sport. L’ex atleta azzurro, bronzo olimpico a Londra 2012 nel salto triplo, riveste attualmente il ruolo di allenatore del primatista italiano Andy Diaz e ha tracciato un bilancio della sua stagione soffermandosi in particolare sul problema fisico che lo ha limitato ai Mondiali di Tokyo (chiusi in sesta posizione).
“Purtroppo il 2025 è stato un anno un po’ tribolato, c’è una problematica che ci portiamo dietro da circa un anno e non siamo riusciti a risolverla. Già lo scorso inverno agli Europei e ai Mondiali indoor eravamo un po’ in difficoltà, ma in qualche modo siamo riusciti ad essere competitivi considerando che Andy ha vinto entrambe le gare. Purtroppo dopo l’inverno si è ripresentata in maniera ancor più aggressiva la pubalgia, un’infiammazione del pube, mettendoci in difficoltà. Nonostante la terapia, le cure, la prevenzione e tutto l’impegno dello staff medico (sia nostro che della Federazione), questa volta non ci siamo riusciti purtroppo. Speravamo nell’ennesimo miracolo, ma era veramente impossibile“, spiega il tecnico della Fiamme Gialle.
“Onestamente ad oggi io non so come Andy abbia fatto a saltare 17.19, perché la situazione è molto limitante, anche se non troppo grave. Riuscire a competere con questa limitazione non è facile, ma in qualche modo Andy si è dimostrato un campione ancora una volta. Il suo atteggiamento prima, dopo e durante le gare è sempre lo stesso, sia quando vince che quando perde. Nonostante l’apparenza, che magari è un po’ sopra le righe con i capelli, gli orecchini e le collane, Andy ha un cuore d’oro e lo ha dimostrato anche nelle interviste post-finale a Tokyo. È facile parlare quando le cose vanno bene, è molto difficile quando si perde, anche se a mio modesto parere in questo caso non abbiamo perso perché era impossibile competere alla pari ed è solo rimandata la sfida con gli altri. Da questa esperienza ne usciamo comunque ancor più rafforzati. Ho l’impressione che questa sconfitta ci abbia dato ancor più energia e voglia per tornare più forti di prima“, prosegue l’allenatore del campione europeo e mondiale indoor.
Sul problema della pubalgia: “La cosa strana è che non riusciamo a capire la causa ed il rimedio. Abbiamo fatto e ho fatto talmente tanti tentativi non lasciando nulla al caso che è veramente difficile. Stiamo continuando, perché ovviamente non ci fermiamo e non ci arrendiamo. Appena tornati da Tokyo non abbiamo perso tempo e abbiamo consultato diversi medici prendendo alcune altre strade che vedremo dove ci porteranno“.
Sulla programmazione dei prossimi mesi: “L’unica cosa di cui sono certo è che Andy ha bisogno di riposo. Vuoi o non vuoi, sono quattro anni che stiamo spingendo tanto e, per quanto io posso modulare l’intensità delle varie annate, comunque non ci siamo mai fermati. Dopo quattro anni a questo livello, ho pensato che dopo Tokyo avremmo dovuto rallentare un po’ e l’idea era quella di fermarci un pochino e far rigenerare Andy totalmente per poi pensare eventualmente all’anno successivo. Ovviamente la problematica di Tokyo ci costringe a maggior ragione a fermarci per riportare il corpo di Andy nelle migliori condizioni possibili in vista della prossima stagione, rinunciando probabilmente alle indoor. Poi è chiaro che lui freme visto che i Mondiali indoor sono a marzo, ma gli ho detto che ne parleremo più avanti, perché adesso ha bisogno di riposare. Lui è un campione e ha il fuoco dentro, quindi vuole rifarsi e andare a vincere contro Pichardo, ma è normale“.
Sull’impresa di Andrea Dallavalle, argento mondiale a Tokyo con il personale: “Sono estremamente felice per Andrea, perché il suo percorso è stato molto difficile e ne conosco ogni sfaccettatura, confrontandomi periodicamente con lui ed il suo allenatore. Ha avuto mille problemi, ma è stato testardo e determinato nel voler continuare per la sua strada introducendo alcune modifiche di programmazione. Quando un atleta lamenta delle carenze, non è facile venire assecondati dal tecnico. Da quest’inverno Andrea sta seguendo un percorso con un preparatore atletico per quanto riguarda la forza, e questo gli ha dato grandissimi risultati. Quest’estate ha dimostrato che funziona ed è un percorso da prendere anche come esempio. Hanno avuto tanto coraggio e tanta umiltà facendo un mezzo miracolo, anche se onestamente ho seguito Andrea nei giorni pre-qualificazione a Tokyo e lo vedevo in grande condizione. Comunque mai mi sarei immaginato che potesse vincere l’argento con 17.64, però se lo merita“.
“Da quando Diaz è arrivato in Italia, nel settore del salto triplo c’è stato un po’ di malumore perché è stato visto come un qualcuno che potesse togliere qualcosa ad altri. Ricordiamo però che il nostro è uno sport individuale in cui conta la misura, il tempo e poco altro, ma di certo non c’è nessuno che toglie qualcosa a qualcuno. Anzi, lo sport dovrebbe insegnare a dare una possibilità a tutti. Qualcuno però non era particolarmente d’accordo, mentre Andrea è stato uno di quelli che ha capito la sua situazione difendendola e facendosi sentire in qualche modo presente e vicino ad Andy. Stessa cosa il suo allenatore. Andrea ha dimostrato che anche gli atleti non di colore possono emergere, vincere e fare grandi risultati. Io ho sempre detto che se ci sono riuscito io, non avendo le doti e le qualità di Andrea, allora tutti possono riuscirci più o meno“, ha aggiunto Donato.
