Atletica
Antonio La Torre: “Il talento di Doualla non rispetta i tempi normali. Con Palmisano tutto chiarito, c’è un progetto giavellotto”
Un ospite speciale nella nuova puntata di Sprint Zone, il programma dedicato all’atletica e condotto da Ferdinando Savarese sul canale YouTube di OA Sport. Presente, infatti, il direttore tecnico della nazionale azzurra Antonio La Torre, che si è soffermato sui tantissimi temi di un 2025 veramente eccezionale per l’atletica italiana, con un Mondiale da record, ma anche in precedenza con i tanti ottimi risultati ottenuti nelle varie manifestazioni, comprese quelle giovanili.
Il direttore tecnico azzurro traccia subito un bilancio del 2025 dell’atletica italiana: “Io guardo sempre avanti e penso già che mancano 1000 giorni alle Olimpiadi. Non sono uno che usa aggettivi come straordinario per descrivere il nostro anno, ma voglio dire che è stato un anno dove siamo stati impegnati su più fronti agonistici e sempre siamo riusciti ad avere un ruolo di primo piano. Questo è il fattore comune che ha unito tutte le manifestazioni a cui abbiamo partecipato. Dai campionati di cross ad Antalya ai Campionati europei e mondiali indoor, passando poi ai Mondiali delle staffette e ovviamente la vittoria in Coppa Europa. Questa estate tra i Giochi Olimpici giovanili, gli Europei Under 23, gli Europei Under 20, ovviamente i Mondiali assoluti di Tokyo e quelli di corsa in montagna abbiamo portato in maglia azzurra oltre 300 atleti. Il tasso di competitività di tutta la squadra è in rialzo, abbiamo vinto 71 medaglie, la maggior parte delle quali d’oro“.
Qualche polemica è nata nelle ultime settimane, ma La Torre ha ribadito che tutto è già stato chiarito: “Se in una conferenza stampa su quindici domande te ne fanno dieci su Marcell Jacobs, non posso rispondere ‘fammi la domanda su Andy Diaz’. Con Antonella Palmisano mi sono assolutamente chiarito. Dobbiamo andare oltre. Non voglio dimenticare nessuno e quindi cito la medaglia d’oro di Mattia Furlani, due medaglie di una straordinaria, non riesco più a trovare aggettivi, Nadia Battocletti, la bellissima medaglia d’argento di Antonella Palmisano, come l’avevo già definitiva in un’altra intervista prima dello sfogo di Antonella. Poi Leonardo Fabbri, Illias Aouani ed infine Andrea Dallavalle”.
Il DT azzurro ripercorre le medaglie di Tokyo ed in particolare ne sceglie una: “La medaglia che forse emotivamente abbiamo vissuto come un’esplosione, anche perchè eravamo tutti li, è stata quella di Dallavalle, anche per come si è realizzata. Per qualche secondo lui è stato anche campione del mondo aspettando il salto di Pichardo. Sono comunque state tutte medagli bellissime con degli andamenti che sanno molto di umano. Furlani ripiglia una qualificazione per il quinto e il sesto salto e poi da veterano si va a prendere la vittoria. Poi i continui tatticismi delle africane a Nadia, con il mondo che si è rovesciato visto che erano le africane ad attaccare Nadia. La concentrazione assoluta di Iliass Aouani, Leonardo Fabbri che torna ad essere competitivo dal mattino alla sera, fino ad arrivare all’emozione profondissima di Antonella, che tra il ventiduesimo al trentacinquesimo ha nascosto la sua sofferenza, vincendo una medaglia solo di testa, tirando fuori il suo spirito da combattente”.
Su Andrea Dallavalle e sulla decisione di convocarlo comunque per i Mondiali dopo una stagione complicata: “Quella di portare Dallavalle ai Mondiali è stata una scelta tecnica. Lo dico per sviare tutte le polemiche. Andrea non ha partecipato ai Campionati Italiani, non ha fatto cose particolari negli eventi prima. Aveva vinto una medaglia agli Europei indoor ad inizio stagione, ma poi si era fatto male. Essere stati vicino a lui, sapere come stava crescendo di condizione. ha permesso un exploit che lo colloca tra i migliori del mondo in una gara dove voglio rimarcare anche l’immensa sofferenza di Andy Diaz, che da infortunato è comunque arrivato sesto”.
Non solo i medagliati, ma è stato un Mondiale per l’Italia positivo anche nei risultati complessivi di molti altri atleti: “Quello che ha fatto Edoardo Scotti nei 400 metri piani e come ha accettato di portare la staffetta mista in finale, sacrificando anche un pochino la sua gara individuale, è stato un comportamento veramente all’altezza di un atleta che per il prossimo anno è atteso ad una stagione di consacrazione definitiva. E’ stato il primo europeo, l’unico tra i finalisti dei 400 impegnato anche nei turni della mista. Siamo comunque arrivati a quindici finalisti voglio ricordare, per esempio Sara Fantini si è confermata in un livello di gara molto alto”.
A Tokyo non sono mancate delle controprestazioni, specialmente da alcune punte della Nazionale: “Chiaramente non tutte le punte hanno fatto le punte. Una su tutte Larissa Iapichino ha già detto tutto lei. Dobbiamo contestualizzare quel momento. La risposta migliore l’ha data Nadia Battocletti, dicendo che le lacrime per la medaglia sono di gioia rispetto a Budapest quando era arrivata ultima e che Larissa farà il suo stesso percorso. Su Larissa dunque chiuderei proprio con le parole di Nadia, che è un’atleta che va oltre la sua specialità. Poi credo che i primi stessi che non siano contenti sono Alessandro Sibilio, Filippo Tortu e anche Fausto Desalu, che arrivava con grandi aspettative e poi invece il verdetto del campo non è stato quello atteso. Parlerei invece con molto rispetto delle prove di Marcell Jacobs, che ha posto tutti noi davanti al tema se continuare o no la carriera. Ha parlato con una maturità, gli ho anche detto questo più volte, senza dimenticare la disponibilità per la staffetta. Purtroppo poi non c’era il Gimbo che conosciamo, ma questa sarà la spinta per lui in vista di Los Angeles 2028 in una gara dove voglio ricordare abbiamo un’altra stella molto giovane come Matteo Sioli, che a neanche vent’anni è entrato tra i primi otto del mondo, senza dimenticare la gara degli Europei Under 23 dove ha fatto 2,30. Inoltre non c’era Massimo Stano e lo dico chiaramente: questo è valso un oro in meno all’Italia. Chiunque dava per favorito, ma anche con enorme distacco, Stano, anche alla luce del suo record del mondo, dove purtroppo stava già soffrendo per l’infortunio che poi non gli ha permesso di partecipare al Mondiale”.
Atletica sport individuale, ma che l’Italia è quasi riuscita a rendere uno sport di squadra, con il gruppo azzurro sempre molto unito ad ogni manifestazione: “C’è un grande senso di appartenenza, nonostante sia uno sport individuale. Tutti hanno capito che il gruppo ti aiuta soprattutto quando le cose non vanno bene, ti riesce a dare energia. Hanno imparato a non cercare più scuse. Nessuno ti condanna se qualcuno sbaglia una gara. C’è qualcosa da aggiungere all’autoanalisi che ha fatto Larissa? In quei casi bisogna solo stare vicini e chi lo fa meglio sono proprio i compagni di squadra e per questo ho citato le parole di Nadia su di lei. Quello che dobbiamo fare noi è restare dietro le quinte, è un mestiere complicato, ma sono veramente contento di quello che abbiamo fatto”.
Sugli ottimi risultati dell’atletica italiana a livello giovanile: “Non ho citato a caso l’attività giovanile. Prima di tutto in omaggio al nostro storico direttore tecnico Tonino Andreozzi e per quello io parlo spesso della generazione Andreozzi, perchè ha dato continuità in questi trent’anni. Non c’è più divisione tra settore assoluto e giovanili. I ragazzi più giovani sono spinti dall’emulazione, dalla voglia di provarlo a fare. Oggi gareggiamo con molta più convinzione, vincere aiuta a vincere. Tutti danno sempre il meglio di loro stessi, anche solo nel migliorare il proprio personale. C’è un percorso, c’è una strada da seguire, senza comunque mai montarci la testa e senza dimenticare che a Tokyo in alcune discipline non c’eravamo”.
La Torre non si nasconde quando parla di alcune mancanze all’interno dell’atletica italiana, in particolare nel settore lanci ed analizza anhce la situazione in vista anche del prossimo quadriennio olimpico: “Stiamo avviando un progetto giavellotto, discutendo soprattutto con il presidente Stefano Mei. Non sarà un progetto per Los Angeles 2028, ma più avanti. Noi dobbiamo portare atleti a Los Angeles in tutti i settori dei lanci e questo sarebbe già un passo in avanti, ma a Brisbane nel 2032 bisogna portare soprattutto atleti competitivi. Abbiamo la fortuna di avere Leonardo e Sara, oppure Daisy, che quando si mette d’accordo con la pedana è una lanciatrice di livello mondiale e sono convinto che troverà l’accordo tra le sue potenzialità e il suo disco volerà. Purtroppo nel giavellotto ci manca anche una certa fisicità. Tanti giocatori e giocatrici di pallavolo potrebbero raggiungere dei livelli a livello internazionale nel giavellotto che probabilmente nella pallavolo non raggiungerebbero mai, proprio come è accaduto a certi nostri velocisti nel bob. Anche nel peso femminile paghiamo fisicità. Dobbiamo cercare di promuovere un reclutamento e trovare fisicità importanti. Non abbiamo, tranne i fratelli Zoglhami, siepisti e siepiste. Alcuni segnali ci sono, come Padovan che in Coppa Europa ha ottenuto dei punti importantissimi. Ci aspetta un campionato europeo di Birmingham, con gli inglesi che ci aspetteranno al varco”.
In questa stagione è esploso il fenomeno Kelly Doualla e il DT azzurro ha approvato la sua scelta di non partecipare ai Mondiali di Tokyo: “Andrò ad incontrare Walter Monti e tutto lo staff che segue Kelly Doualla. Ovvio che il talento di questo ragazza non rispetta i tempi normali ed è un’eccezione. Si sta preparando per un ulteriore passo avanti. Quest’anno abbiamo fatto i passi giusti. Io l’avrei portata a Tokyo, ma chi non l’avrebbe portata, ma la decisione corretta è stata quella che ha preso lei con la sua famiglia ed il suo staff di fare un po’ di vacanza dopo un’estate travolgente e di prepararsi mentalmente. Deve ancora compiere sedici anni e portarla in un contesto internazionale come quello di Tokyo era un po’ un salto nel buio, ma credo che questa decisione abbia messo a Kelly anche la fame e la curiosità di questi eventi internazionali”.
In chiusura il tema marcia, con un calendario olimpico che ha visto un cambiamento importante in questa specialità: “Il progetto è focalizzato sulla gara olimpica che è quella della 21km, ma non bisogna dimenticare che ai Mondiali di Pechino ci saranno ancora entrambe le distanze. Massimo Stano ha la potenzialità per fare entrambe le gare, ma bisogna vedere il calendario delle gare di Birmingham e Pechino. Antonella invece ha già preso una decisione e ha scelto di pensare solo alla sua 21 km. Entrambi sono certo che saranno competitivi”.
