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Tennis

Sara Errani si racconta: “Williams e Sharapova avevano un’altra potenza, negli USA ho imparato a soffrire. So cosa ha passato Sinner”

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Sara Errani
Sara Errani / Alexandre Martins/DPPI / IPA Sport

Puntata davvero speciale per quel che riguarda Tennismania, in onda sul canale Youtube di OA Sport. Assieme a Dario Puppo, Massimiliano Ambesi e Guido Monaco era, infatti, ospite Sara Errani. La tennista azzurra, si è raccontata davvero a 360°, toccando numeri argomenti.

Il primo, all’ordine del giorno, ovviamente, il doppio di Wimbledon, prossimo appuntamento in programma:Sarà sicuramente difficile perchè l’erba è una superficie particolare con componenti legate al caso. Ci sono situazioni su cui hai meno controllo rispetto alla terra. L’erba rende tutto particolare. Ovviamente molto dipende anche dalle condizioni, se è umido o se c’è il sole. Noi faremo del nostro meglio, come sempre, ricordando che il servizio è importante ed è il mio punto debole. A Berlino io e Jasmine Paolini abbiamo fatto bene, vedremo come andranno le cose a Londra. Come mi sto preparando? Per ora sono ancora in Spagna, partirò solamente sabato”.

La nativa di Bologna spiega come ha scelto di vivere l’avvicinamento ai Championships dopo il Roland Garros:Avevo bisogno di staccare un attimo. Era da Roma che non tornavo a casa e mentalmente dovevo staccare un po’ e recuperare le energie mentali. Sarò sicuramente carica per Wimbledon. Non sarò nel singolare. Non riuscivo più a gestire entrambe le cose. La scelta è stata ponderata, ma giusta”.

Dall’attualità si è passati agli albori della sua carriera. La classe 1987 si è issata nelle prime 100 del mondo già nel 2007, salvo poi rimanere sempre attorno alla 40a-50a posizione fino al 2012. Anzi, in quel periodo nel “suo” Roland Garros, ha vinto un solo match (anche se era sotto 0-5 nel terzo set). La svolta è arrivata per diversi motivi: “Sicuramente il cambio di racchetta ha influito. Un aspetto che mi aiutava molto a livello di potenza poi, ovviamente, iniziando a vincere la fiducia cresce. Sin dal primo torneo dell’anno ad Auckland ho raggiunto i quarti di finale e avevo già capito che le cose andavano meglio. Serena Williams e Sharapova? Loro avevano una potenza superiore. Non potevo tenere il loro passo. Dovevo sperare in loro errori quando giocavamo contro. Posso dire una cosa. Quando erano contro di me erano sempre concentrate al 100% e per me era un aspetto che apprezzavo”.

Il primo momento decisivo della vita tennista di Sara Errani, tuttavia, è avvenuto a 12 anni, quando si iscrisse nell’accademia Nick Bollettieri: “Una scelta fatta dopo il primo raduno nazionale a Trento. Sono arrivata in finale in quella occasione e quello è stato il click. Vedermi contro le migliori d’Italia mi ha fatto capire che quella poteva davvero essere la mia strada. Ho iniziato a giocare i tornei a livello continentale e ho deciso di partire. Negli Stati Uniti ho vissuto una esperienza tosta perchè ero da sola, ma posso dire che sia stata una esperienza di vita che mi ha fatto crescere e mi ha insegnato a soffrire. Quando sono tornata dopo 7 mesi e ho fatto i primi tornei mi sentivo più grande delle altre e più pronta anche a livello tattico”.

Tattica che si è rivelata fondamentale nel prosieguo della carriera di Sara Errani, specialmente pensando al doppio. “Amo studiare i match, e lo facciamo anche nelle ultime settimane. A Berlino, per esempio, abbiamo provato spesso Jasmine a rete e io più dietro. Con questa impostazione le rivali fanno più fatica a piazzare un lob. Su erba poi è meno semplice. Jasmine? Fare singolo e doppio non era facile, è una cosa che ha i suoi pro ed i suoi contro. Per come la vedo io, ha più pro. Nel suo caso giocare più partite l’ha fatta crescere”.

Nelle ultime settimane, ovviamente, non si può non citare la finale del Roland Garros: “Un match in cui mi sono sentita bene. Non l’ho rivisto e non so se l’analisi sia corretta. So che ero concentrata, ma dopo il secondo set ci siamo caricate perchè avevamo abbassato l’energia. Abbiamo deciso di farci sentire tanto in campo per una scossa a livello psicologico. Quando c’è energia il gioco viene meglio”.

La carriera della vincitrice di 6 tornei del Grande Slam a livello di doppio, ha vissuto un andamento particolare. Due picchi a 10 anni di distanza.Ho avuto un periodo in cui non giocavo i doppi anche per problemi al servizio, poi ci sono state tante situazioni di difficoltà che mi hanno fatto diventare più dura e più forte dentro. Ciò che non ti uccide ti fortifica, e penso che sia vero. Mi sono anche chiusa come persona sia per quello che mi è successo, sia per problemi con i giornalisti che hanno fatto uscire cose che non ho mai detto nelle interviste. Mi reputo una persona molto tranquilla fuori dal campo che lascia vedere poco di sé”.

Passando al tennis femminile nel suo complesso, il pensiero di Sara Errani è preciso: “Credo che al giorno d’oggi le giocatrici siano più preparate fisicamente e più forti. Il servizio è un aspetto importante ovviamente. Il livello medio credo che si sia alzato tantissimo. Il tennis è più esplosivo. Non so se fosse meglio prima o ora. Gli scambi sono più veloci, c’è meno tattica rispetto a 15 anni fa. C’è più varietà nelle vittorie ed è diverso rispetto agli uomini. Nel loro comparto abbiamo avuto Djokovic, Nadal e Federer che hanno fatto qualcosa di irrepetibile, tra le donne è stato diverso”.

Al vertice del tennis maschile c’è, com’è ben noto, Jannik Sinner. Un atleta che ha vissuto, proprio come Sara Errani, una squalifica per doping. “Quello che si vive in quei momenti credo che non si possa descrivere a parole. Sono situazioni difficilissime e le ho vissute in maniera complicata, ma per tutto quello che comporta a livello globale. Quello che ha fatto lui non è facile, e dimostra il suo livello. Gestire tutto non è davvero semplice”.

A proposito dell’altoatesino e del Roland Garros, abbiamo appena assistito alla finale con Carlos Alcaraz: “Che dire, un match epico, giocato a livelli pazzeschi Il tennis sta regalando tanti match con match point non sfruttati che poi portano ad una sconfitta. Che sia successo in una finale di quel livello penso che per Jannik sarà durissima da mandare giù. Ma, come si dice sempre, è il tennis e bisogna andare avanti provare a dimenticare”. 

Sul fronte femminile, invece, la sua compagna di doppio Jasmine Paolini sta facendo cose importantissime: “Credo che il suo modo di saper gestire le situazioni e il suo modo giocoso anche quando c’è tanta pressione siano unici. Lo riesce a fare anche nei momenti più tesi, come a Parigi. Io sono molto diversa, lei invece dà una energia impressionante e mi piace condividere questo percorso con lei”. 

Tornado alla carriera della vincitrice di 47 tornei complessivi, si va a parlare del momento più alto e di quello più difficile:La soddisfazione più grande è stata, senza dubbio, la medaglia d’oro olimpica. Quello era il mio sogno sin da bambina, un punto fisso. Con Roberta Vinci invece avevamo raggiunto due volte i quarti a Rio e Londra e ci siamo andate solo vicino. È stato splendido anche vincere Wimbledon con lei. La sconfitta più dolorosa? Per come sono fatta cerco di dimenticarle in fretta. Ce ne sono tante tra le meno conosciute”. 

Il movimento femminile italiano sembra non produrre quanto quello maschile? Sara Errani dice la sua: “Non so il motivo di questo andamento, penso che si vada a periodi, come spesso accade. La Federazione sta facendo un buon lavoro anche se siamo meno numerose rispetto agli uomini. Oltre a Jasmine, ce ne sono già diverse a ottimi livelli”.

Tra queste non si può non citare la giovanissima Tyra Grant:La conosco. Ho giocato contro di lei nella semifinale di doppio misto all’ultimo US Open. Senza dubbio parliamo di una bella giocatrice che può migliorare fisicamente. Ha grandi doti e può crescere parecchio. Dispone di buona palla e testa”. 

Ultima battuta sul suo momento e sul futuro:Non so spiegare come, ma ho sempre grande voglia di giocare. Mi diverte tanto il doppio e studiare i match, mi immagino come saranno le partite anche quando sono a letto. Ovviamente vincere rende tutto più facile. Cosa farò da grande? Non lo so ancora, di sicuro il padel mi piace tantissimo”. 

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