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Marino Amadori sul Giro NextGen: “Italiani competitivi a livello internazionale. Squadra per il Tour de l’Avenir già quasi fatta”
Si è da poco concluso il Giro Next Gen 2025, corsa giovanile di ciclismo su strada terminata con la vittoria di Jakob Omrzel piazzatosi davanti all’australiano Luke Tuckwell ed al ceco Pavel Novák. Una corsa che ha fornito degli spunti molto interessanti in ottica Italia, così come confermato da Marino Amadori, Commissario Tecnico della Nazionale U23 di ciclismo intervenuto in occasione dell’ultima puntata di Bike Today, trasmissione in onda sul canale YouTube di OA Sport condotta da Gian Luca Giardini.
In prima battuta, il CT ha tracciato un piccolo bilancio sulla corsa appena conclusa: “Credo sia stato un bellissimo Giro, con un livello molto alto. Lo dimostra la media finale che è stata di 43.300 di 1000 chilometri e rotti. Il percorso è stato non durissimo ma esigente, visto che di piattoni puri non ne esistevano. C’è stata la partenza con diciassette squadre devolpment, una di professionisti, c’erano novanta corridori che fanno tutti del semi professionismo; è stata una vera battaglia perché tutte le tappe erano ambite e tirate. Mi è rimasto impresso l’agonismo, compreso quelli dei nostri ragazzi. Anche di chi era nei Continental o nei club ha provato a proporsi, ad andare nelle fughe. Mi è piaciuto“.
Una rassegna che ha dovuto fare i conti con il limite di cinque componenti per squadra: “Forse questo è stato il punto critico, ma per questioni di numeri non è stato possibile fare altrimenti. Volevano invitare qualche squadra italiana in più, RCS ha quindi fatto questa scelta. Un corridore in meno in certe tappe è venuto a mancare. Ma i punti critici ci sono stati solo in alcune occasioni, e in quel caso le squadre di livello avevano quattro o cinque corridori erano nella prima parte del gruppo; c’è stata la svista di qualche fuga entrata da parte di qualche corridore che magari non si aspettavano di trovarsi competitivi alla fine del Giro. L’appuntamento più difficile è stato quello di Gavi, dove è andata via quella fuga dove c’era dentro Jakob Omrzel e poi Luke Tuckwell, che sono quelli che poi erano in classifica. La Visma aveva un corridore davanti nella fuga che aveva otto minuti in classifica. Di conseguenza dietro erano quattro corridori, hanno fatto prendere questa fuga a due minuti e rotti. Anche lo stesso Jarno Widar aveva un compagno di squadra che era fuori classifica e l’ha lasciato in fuga fino agli ultimi 20 chilometri quando avevano due minuti e quaranta. È giusto avere un uomo in più, ma era anche giusto lavorare con gli uomini che avevano in squadra. Qualcosa è sfuggita”.
Amadori ha poi proseguito: “C‘era un po’ di guerra fra squadre, perché sicuramente la Lotto e la Visma non è che si vogliano tanto bene: di conseguenza si sono fatti un po’ di dispetti, e ne ha approfittato Ormzel, che dico la verità è stato molto bravo ad inserirsi nella fuga; però era un ragazzo da bollino rosso, perché aveva fatto un quarto posto in Slovenia dove c’erano dei signori corridori, professionisti tra l’altro: inserendosi in quella fuga ha avuto un grosso vantaggio che si è ritrovato l’ultimo giorno. Dopo è stato molto bravo Pavel Novak a fare anche una bellissima azione da 70 km; è stata una tappa un po’ particolare, però anche Novak è stato molto bravo ed è anche andato molto forte in quella tappa“.
A proposito di Novak, il Commissario Tecnico ha poi aggiunto: “Alcune squadre lo hanno sottovalutato: infatti io il giorno dopo ho parlato con Lorenzo Finn e con il suo team; anche loro sono rimasti molto sorpresi, però gli ho detto che Novak quando è là davanti diventa molto pericoloso”. E su Ormzel, vincitore del Giro Next Gen, Amadori ha detto: “Non dobbiamo dimenticare che quello che gli è successo l’anno scorso: ha avuto un grosso incidente dove ha rischiato la carriera. Si era fatto molto male, ha investito un addetto della sicurezza che era in mezzo alla strada per un ostacolo con la bandierina e fece un grosso incidente. In Slovenia lo sport è la base per tutti i bambini, di qualsiasi attività sportiva, poi dopo strada facendo ognuno prende la propria disciplina in cui prova ad emergere”.
Non è mancata inoltre un commento sulla vittoria di Ormzel maturata all’ultima tappa: “Lui la maglia l’ha presa solo l’ultimo giorno, quello che conta. La Red Bull era una corazzata, non solo con il Finn della situazione che è nostro e sta andando bene, ma bisogna pensare che hanno messo tre corridori nei primi dieci, erano ben rappresentati. L’ultimo giorno è stata una tappa bella e spettacolare, lui è riuscito a strappare la maglia negli ultimi trecento metri dell’ultima salita”.
Oggetto di analisi è stato anche il nordico Jorgen Nordhagen: “Un predestinato, lui è già in World Tour, ha fatto un calendario solo di gare professionistiche, aveva ambizioni più alte di un quarto posto; il suo Giro si è messo in un certo modo, ha rischiato di non vincere neanche una tappa. Ma sta dimostrando grandi cose, è un 2005, in prospettiva futura ne sentiremo parlare. Brennan non c’è stato perché sarebbe stata una forzatura visto le tante corse vinte. Si può comunque fare se si hanno ragazzi nel development”.
Amadori ha poi passato in rassegna un altro argomento, incentrato sui team sviluppo che da una parte hanno alzato il livello, dall’altro hanno sproporzionato la lotta con le squadre di club: “Dal lato UCI si ragiona su alcune cose. Adesso ai Mondiali ed Europei non si possono più portare professionisti, così come alla Coppa delle Nazioni. L’UCI sta guardando quello che sta succedendo per salvaguardare il mondo dei club e dei Continental e per tutelarli. C’è da valutare però tante cose. Il ciclismo è cambiato, si è mondializzato. Ora quasi tutte le squadre di alto livello hanno un vivaio. Molti vanno in giro per il mondo, prendono i giovani migliori e gli fanno fare un certo tipo di calendario. Mettere paletti non è semplice. Biesse quest’anno ha vinto una bellissima tappa con Agostinacchio, ha fatto delle belle gare, ha un vivaio di qualità. Io credo che ogni squadra debba sapere che ha un calendario in cui alcune volte può fare risultato, altre volte esperienza. Noi avevamo in partenza al Giro 72 italiani, 50 l’hanno finito. Tra questi alcuni hanno fatto risultato, per molti è stata un’esperienza di crescita e maturazione importante. Avranno dei vantaggi da qui fino a fine stagione. Si sono confrontati con corridori migliori della categoria. Anche senza far risultato questo è valso la propria crescita”.
Sul bilancio degli italiani: “Tre si sono piazzati tra i primi dieci: Gualdi ha avuto un problema fisico altrimenti ci sarebbe finito anche lui; abbiamo buoni corridori, poi sta tutto nella loro crescita e di quando sarà ora della loro risposta ad alti livelli. Abbiamo fatto due tappe di Coppa delle Nazioni e abbiamo vinto con Zamperini, con Mellano e ci siamo comportati bene anche con tanti altri che non hanno potuto fare il Giro a causa della Maturità. Siam quindi competitivi a livello internazionale. Io credo che chi ha in mani il destino di questi ragazzi, e che li porta alle Devolpment e all’estero, debba sapere che il rischio è alto. Io spero e mi auguro solo che abbiano il buon senso di capire se un ragazzo veramente è già portato per fare un’esperienza del genere oppure è molto meglio che faccia un’attività in Italia con un buon calendario. Biesse e MBH Bank hanno fatto bene con tanti corridori italiani come Chesini, Masciarelli o Nespoli, così come la Bahrein stessa che ha vinto il giro. Abbiamo tante strutture che possono far crescere bene i nostri ragazzi. Prima di portarli all’estero devono pensarci bene. Al terzo anno, se sono in bilico, rischiano di rimanere al palo, e diventa un serio problema”.
Si è quindi chiuso parlando dei prossimi appuntamenti: “Abbiamo il Tour dell’Avenir: un grosso appuntamento dove avremo tanti avversari già visti al Giro. Speriamo di poter fare bene, abbiamo una formazione ben preparata. Se siamo convinti di far risultato saremo competitivi al 100%. Buona parte della squadra è già fatta: Finn, Turconi, Gualdi, Borgo, Matteo, Pietro: per fare una squadra sai benissimo che bisogna cercare di amalgamare il meglio. Faremo una formazione attrezzata“.
