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Roland GarrosTennis

Alexander Bublik rivela: “Mi alleno duro, ma senza sacrificare la mia salute per una vittoria”

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Alexander Bublik
Alexander Bublik / LaPresse

La rappresentazione dell’imprevedibilità del tennis. Ieri Alexander Bublik è stato il protagonista della giornata dedicata agli ottavi di finale del Roland Garros. Il kazako, opposto al n.5 del mondo, Jack Draper, è stato autore di una prestazione sensazionale, che si è sublimata nel successo in quattro set sul punteggio di 5-7 6-3 6-2 6-4. Un’affermazione del tutto inaspettata in cui il kazako ha fatto vedere il suo grande talento.

Alternando colpi di rara potenza a tocchi sopraffini (palle corte e giocate a rete pregevoli), Bublik ha trovato la maniera di conquistare per la prima volta in carriera il passaggio ai quarti di finale di uno Slam, per di più sulla terra rossa. Su questa superficie, in passato, l’eccentrico tennista dell’Est aveva sempre faticato e invece in questo torneo lo si sta ammirando. “Questo è probabilmente il primo anno in cui non mi lamento di giocare sulla terra, perché non ho molte opzioni e stavo perdendo molte posizioni in classifica. Credo che sia stata questa la chiave“, ha raccontato in conferenza stampa.

Sulla metodologia di allenamento, Bublik ha rivelato: “Lavoro sodo, ma a modo mio, per così dire. Faccio quello che posso fare con il mio corpo, ma non formerò mai per avere una possibilità in più di vincere una partita. Do priorità alla mia salute e al mio stile di vita perché ho una famiglia e sono un padre. È un equilibrio 50/50. A volte non funziona; altre volte sì. Ha funzionato benissimo quando ero tra i primi 20“.

In conclusione, ha aggiunto: “La cosa più importante è trovare il proprio equilibrio. Se sei disposto a rischiare il tuo corpo e vincere uno Slam, se ne sei capace, fallo. È la tua salute. Sono decisioni che prendiamo ogni giorno, e queste decisioni ti portano da qualche parte. Ognuno deve decidere per sé. Ogni atleta deve decidere se i sacrifici che fa per avere un’opportunità e capire se ne vale la pena. Se sì, allora si proceda. Ma non bisogna lamentarsi se non è possibile, perché ci sono molte cose oltre al duro lavoro per essere tra i primi 50 o i primi 100. Questa è la mia mentalità“.

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