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Simon Yates scaccia i fantasmi del Colle delle Finestre: 40 minuti di distacco nel 2018, oggi la redenzione

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Simon Yates
Yates / Lapresse

Le lacrime possiedono un raro dono, bizzarro e particolare: hanno sempre un doppio sapore, come un Giano bifronte che si diverte a transitare tra la gioia e l’amarezza. Possono essere dolci e tramutarsi in aspre, possono punzecchiare le papille e poi allietarle. Sono l’emblema perfetto della vita, che può passare dal grande dispiacere all’ebrezza più sfrenata. O viceversa. La storia di Simon Yates meriterebbe un romanzo o un film, perché contiene tutti pilastri della grande commedia.

Il 25 maggio 2018 si era presentato in maglia rosa al via della diciannovesima tappa del Giro d’Italia, con un vantaggio di 28” sull’olandese Tom Dumoulin, 2’43” su Domenico Pozzovivo e 3’22” sul connazionale Chris Froome. Il britannico aveva giganteggiato in quell’edizione della Corsa Rosa e sembrava lanciato verso la conquista del Trofeo Senza Fine, ma andrò in crisi nera sul Colle delle Finestre, la salita regina di quella frazione. Giunse al traguardo di Bardonecchia con un ritardo di addirittura 38’51” da Froome, che ribaltò completamente la situazione e indossò il simbolo del primato.

Dopo sette anni, in questo sabato 31 maggio 2025, Simon Yates si trovava di nuovo di fronte il Colle delle Finestre. Doveva fare i conti con i fantasmi del suo passato, doveva prendere a schiaffi gli incubi di un giorno che gli ha segnato la carriera, doveva cercare lo scossone per ribaltare la situazione alla penultima tappa del Giro d’Italia. Era terzo in graduatoria a 1’21” dal messicano Isaac Del Toro ed è scattato proprio dove sette anni fa andò in bambola: ha staccato di prepotenza la maglia rosa e l’ecuadoriano Richard Carapaz che aveva acceso la miccia sulle prime rampe dell’ascesa, ha guadagnato rapidamente due minuti di vantaggio e poi ha sognato a occhi aperti.

In discesa e nel tratto successivo si è fatto aiutare dal compagno di squadra Wout van Aert, ha aumentato ulteriormente il divario nei confronti degli avversari che facevano melina tra loro, ha ribaltato la situazione e si è ripreso la maglia rosa. Domani alzerà il Trofeo Senza Fine a Roma. Ha pianto nell’intervista post-gara, le lacrime avranno il sapore del miele: ha fatto pace con il suo passato, è tornato nel presente, ha imparato dai suoi errori, ha vinto con una gestione impeccabile. Con scaltrezza, arguzia, caparbietà. Ha sempre creduto in questa possibilità, oggi è arrivata la sua redenzione: un uomo che ha fatto pace con se stesso. Un esempio, per tutti.

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