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Pagelle Giro d’Italia: Pellizzari ci fa sognare dopo Pantani e Aru! Del Toro scriteriato, nubi sul futuro di Ayuso
PAGELLE GIRO D’ITALIA 2025
Sedicesima tappa, martedì 27 maggio
Christian Scaroni, 10: corona una grande prima parte di stagione con la vittoria più importante della carriera. Per larghi tratti della tappa si mette al servizio di Lorenzo Fortunato, poi se ne va addirittura in solitaria sul San Valentino. Nel finale il compagno di squadra emiliano, giustamente, lo attende per l’arrivo in parata. Un trionfo totale per l’Astana ed anche per il ciclismo italiano, che ha esorcizzato l’incubo di chiudere per la prima volta la Corsa Rosa senza trionfi parziali.
Lorenzo Fortunato, 10: è tornato quello del 2021, quando vinse il tappone dello Zoncolan. La maglia azzurra di miglior scalatore è ormai sua. Sull’ascesa conclusiva era veramente brillante ed avrebbe potuto staccare Scaroni, se lo avesse voluto. Ma non lo ha fatto, denotando una grande nobiltà d’animo. Nel ciclismo certi valori esistono (e resistono!) ancora.
Giulio Pellizzari, 10: non eravamo più abituati ad avere uno scalatore così in Italia. Oggi è stato il migliore tra gli uomini di classifica sull’ascesa di San Valentino. Impressionante la rasoiata con cui ha staccato Carapaz nell’ultimo chilometro, rifilandogli addirittura 15 secondi. Ed è tutto vero, non stiamo sognando. La cosa incredibile è che questo ragazzo in primis non avrebbe dovuto disputare il Giro d’Italia, ma sino ad oggi era stato obbligato al ruolo di gregario per il capitano Primoz Roglic. Non appena ha avuto carta bianca, subito ha dimostrato di che pasta è fatto. Sì, è l’uomo che aspettavamo! Non abbiamo avuto tanti scalatori puri negli ultimi 30 anni. Dopo l’inimitabile Marco Pantani e Fabio Aru, ecco il marchigiano Giulio Pellizzari. Che peraltro anche a cronometro è migliorato tantissimo e nei prossimi anni tornerà al Giro d’Italia per provare a vincerlo. Intanto avrà altre occasioni per incendiare la corsa sulle Alpi: nel mirino un successo di tappa e la top5. Ma anche il podio non sembra completamente fuori portata, soprattutto se si confermerà sui livelli odierni. Intanto in un colpo solo è balzato dal 18° al 9° posto…
Richard Carapaz, 9.5: stiamo parlando di un grande campione, capace di vincere il Giro d’Italia 2019 (battendo nientemeno che Vincenzo Nibali e Primoz Roglic) e le Olimpiadi a Tokyo 2020. In salita è stato devastante con una rasoiata delle sue veramente da applausi, incontenibile per tutti gli avversari. Ha mandato in crisi Del Toro e adesso si trova in terza posizione a soli 31″ dalla maglia rosa. Ma la sensazione è che sia diventato l’ecuadoriano l’uomo da battere di questa Corsa Rosa.
Derek Gee, 9: il canadese, salendo con il proprio ritmo, ha perso appena 13″ da Carapaz ed ora è 4° nella generale a 1’31”. Di gran lunga la grande sorpresa di questo Giro d’Italia. Al Tour de France 2024 giunse nono, ma qui ha compiuto un salto di qualità inatteso.
Michael Storer, 8: l’australiano aveva dominato il Tour of the Alps, ma era partito malissimo in questa Corsa Rosa. Con le grandi montagne è però tornato ad andare forte ed in classifica è balzato dal 12° al 7° posto. Sarà un ‘cagnaccio’ nei prossimi tapponi.
Damiano Caruso, 7: vive la giornata più difficile e meno brillante del suo Giro d’Italia, ma si salva con l’esperienza e non affonda. In classifica è 5° a 2’40”, migliore degli italiani. Tanta grinta e un temperamento sensazionale per questo eterno ragazzo di quasi 38 anni.
Egan Bernal, 5,5: le gambe non supportano la testa come vorrebbe. Per ora non è quello degli anni d’oro.
Simon Yates, 7,5: non brilla, non ruba l’occhio, forse il meglio della sua carriera è alle spalle, ma ha esperienza da vendere e rimane a galla con personalità. Può addirittura sognare la vittoria finale: il distacco da Del Toro è di appena 26″. Certo non ha la brillantezza di Carapaz, ma in questo Giro tutto può cambiare da un giorno all’altro.
Antonio Tiberi, 5: sul Santa Barbara sembrava brillante, poi è arrivato il crollo sul San Valentino. Le botte conseguenti alla caduta di sabato si sono fatte sentire. Non deve arrendersi, perché ha ancora la possibilità di conseguire un ottimo piazzamento. Ad ogni modo sta crescendo e questa esperienza gli tornerà utile per il futuro. Tiberi non sarà mai spumeggiante come Pellizzari, le caratteristiche sono diverse, ma ha dimostrato ormai di essere un corridore da corse a tappe. Ne abbiamo quindi due, in attesa di Lorenzo Finn. Chi lo avrebbe mai detto anche solo fino ad un anno fa?
Isaac Del Toro, 5: già sul Santa Barbara la pedalata del messicano ci era sembrata pesante. Sull’ascesa conclusiva è andato letteralmente in crisi. Ha provato a tenere un passo che il suo corpo non era in grado di reggere. Lo ha fatto per qualche chilometro, poi si è piantato. Di colpo ha pagato tutti gli sforzi di una condotta di gara a tratti scriteriata nelle prime due settimane di corsa. Ma intanto resta ancora in maglia rosa, anche se il vento sembra cambiato.
Juan Ayuso, 4: un crollo fragoroso e inatteso. Va letteralmente alla deriva ed esce di classifica: chiude con un malloppo di un quarto d’ora di distacco all’arrivo. Alla vigilia del Giro d’Italia ambiva senza mezzi termini alla vittoria: voleva dimostrare alla UAE Emirates di meritare più spazio, nonostante il ‘nuovo cannibale’ Tadej Pogacar. Invece, tappa dopo tappa, si è visto sempre più messo in discussione dall’arrembante Del Toro: la sensazione è che lo spagnolo non abbia retto emotivamente. Adesso tante nubi si addensano sul suo futuro: quale sarà ora il suo ruolo nella corazzata UAE? Avrà altre occasioni? Difficile quest’anno, visto che Pogacar punta a Tour e Vuelta…
Primoz Roglic, 4: alza bandiera bianca e si ritira. Si era capito già da domenica che lo sloveno non avrebbe concluso questa Corsa Rosa. Le tante cadute ne hanno zavorrato le ambizioni. E’ sfumata probabilmente l’ultima, grande occasione della carriera? Intanto lo storico record di Fiorenzo Magni, il corridore più longevo ad aver vinto il Giro d’Italia, resiste ormai da 70 anni…
