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Antonio Tiberi: “Volevo vincere la tappa, la gamba non è delle migliori. A disposizione di Caruso”
Antonio Tiberi è andato in fuga nella diciannovesima tappa del Giro d’Italia, dopo la crisi patita martedì sul Mortirolo che lo aveva fatto uscire di classifica. Il laziale ha provato a lasciarsi alle spalle la caduta di Nova Gorica che lo ha fortemente debilitato, ha avuto coraggio nell’andare all’attacco da lontano ma nel momento decisivo non è riuscito a tenere il passo dei Nicolas Prodhomme, poi vincitore sul traguardo di Champoluc. Il 23enne ha poi lavorato per il proprio capitano Damiano Caruso, che ha difeso il quinto posto in classifica.
Antonio Tiberi ha analizzato la propria prestazione ai microfoni di Tuttobici: “Oggi ho voluto provare a riscattarmi e allo stesso tempo a testarmi. L’idea iniziale era di provare a vincere la tappa e sono riuscito a centrare la fuga di giornata ma sulla salita dove siamo rimasti in tre la gamba purtroppo non era delle migliori per riuscire a seguire Prodhomme. A quel punto ho deciso di recuperare un pochino e farmi riprendere dal gruppo con gli uomini di classifica e con Damiano (Caruso, n.d.r.)“.
Il ciclista laziale ha poi proseguito: “Lì ho tenuto il più a lungo possibile per cercare di restare con lui e dargli il supporto che gli serviva per il finale. Bisogna sempre essere aperti mentalmente perché non si sa mai quello che può succedere in un Grande Giro. In tre settimane può davvero cambiare tutto ogni giorno e ne abbiamo avuto la prova in questa Corsa Rosa con ciò che è successo a me e anche a tanti altri“.
Il 23enne ha poi concluso: “Nel nostro caso sia io che Damiano, comunque, siamo sempre stati in classifica: all’inizio magari era lui che mi aiutava e supportava maggiormente, mentre ora, essendo uscito di classifica a causa dei postumi della caduta, sono io a essermi messo a sua disposizione senza esitare”.
