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Luna Rossa nella burrasca. Feriti, ma non vinti: servono titani per la rimonta. E Spithill sa come si fa

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Luna Rossa
Luna Rossa / America's Cup

Nel momento dell’alta marea, quando la burrasca divampa e si è in balia delle onde, c’è bisogno di cuori forti, di grandi menti, di forti personalità. Luna Rossa sta vivendo le ore più difficili delle ultime settimane e si trova nella situazione più critica, quella in cui si è nella classica posizione del continuare a vivere o morire: il sodalizio italiano è infatti sotto per 4-6 nella finale della Louis Vuitton Cup, il torneo che designa lo sfidante di Team New Zealand nel Match Race che metterà in palio la America’s Cup.

Non c’è bisogno di molte interpretazioni: INEOS Britannia si trova a un solo successo dall’alzare al cielo il trofeo e meritarsi il confronto con i Kiwi per la Vecchia Brocca, mentre Team Prada Pirelli ha bisogno di tre vittorie consecutive per ribaltare una serie che ieri è stata fortemente indirizzata dai britannici grazie al micidiale uno-due firmato nelle acque di Barcellona nel giro di un’ora. Il doppio schiaffo portato da Ben Ainslie e compagni ha seriamente fatto traballare la compagine tricolore, che però non è ancora andata KO.

Luna Rossa ha il dovere morale di provarci e crederci fino in fondo. Feriti, ma non vinti. Servono ardore, sagacia, tenacia e nervi saldi per poter inscenare una rimonta oggettivamente complicata, ma non impossibile dopo che per quattro giorni si era andati avanti a suon di botta e risposta, con James Spithill e compagni chiamati sempre a risalire la china dopo un paio di problemi tecnici (le stecche rotte nella randa prima di gara-3 e le criticità al foil che hanno portato all’ingavonata in gara-7).

Venerdì 4 ottobre si tornerà in scena per gara-11, che per Ben Ainslie e compagni sarà già un match-point. Luna Rossa dovrà necessariamente imporsi in quel confronto per meritarsi la disputa della seconda regata del pomeriggio, anch’essa necessariamente da vincere in modo da trascinare la contesa alla bella di spareggio prevista sabato. Si tratta di un vero e proprio Everest sportivo da scalare, per riuscirci occorrerà avere tre piccozze: affidabilità della barca, partenza vinte, nessun errore in mare.

Max Sirena ha voluto riunire l’intera squadra (più di cento persone) per un discorso motivazionale dopo l’amara giornata di ieri. Lo skipper è stato lapidario nel suo messaggio: Non siamo ancora fuori dai giochi. Adesso è il momento in cui abbiamo davvero bisogno degli sforzi e della spinta di tutti, tutti, a partire dalla cucina fino a chi timona la barca. Questo team si è già trovato in questa situazione in passato. Continuiamo a spingere perché siamo ancora in gioco, nulla è cambiato. Ci vogliono due secondi per far girare l’inerzia”.

Parole forti e che devono rappresentare uno sprone per Team Prada Pirelli e supportate da un altro forte concetto: “Per favore, non siate tristi e non buttate via tutto ciò che è stato fatto negli ultimi tre anni e mezzo perché abbiamo perso due regate di fila. Abbiamo dato la nostra vita per più di tre anni. Non sono abituato ad arrendermi finché non sarò morto, quindi pretendo lo stesso da tutti voi ragazzi e sono sicuro che darete il massimo“.

Una frase risuona nitida: “Abbiamo l’uomo migliore per uscire da questa situazione (si riferisce a Spithill, ndr)“. James Spithill, timoniere insieme a Francesco Bruni, sa come si fa una rimonta nella competizione sportiva più antica del mondo: sotto 1-8 contro Team New Zealand nella America’s Cup 2013, la sua Oracle vinse otto regate di fila e conquistò la Vecchia Brocca con quella che è a tutti gli effetti la rimonta più clamorosa della storia dello sport mondiale.

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