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Monaco sulla crisi di Musetti: “Ha questa cultura nel DNA in antitesi rispetto a Sinner”. E lo paragona ad un altro italiano

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Lorenzo Musetti
Musetti / IPA Sport

Il nuovo torneo di categoria ATP Masters 1000 in corso è il protagonista del nuovo appuntamento quotidiano sul canale YouTube di OA Sport, ovvero TennisMania Speciale Madrid Open: il commentatore di Eurosport Guido Monaco ha parlato della prematura eliminazione di Lorenzo Musetti.

Sulla sconfitta patita ieri da Lorenzo Musetti: “Ne abbiamo parlato molte volte, ogni volta che perde una partita poi ci si ritorna, poi non so neanche se sia l’approccio corretto, perché si vince e si perde. E’ chiaro che quando si va nella stagione sulla terra da Musetti, per stima nei suoi confronti, si hanno aspettative molto alte, poi ci sono gli avversari e ci sono i momenti di forma. Ieri per esempio Seyboth Wild, il brasiliano, ha giocato una partita veramente molto all’arrembaggio, che ha portato Lorenzo a dire quella famosa frase che hanno riportato in tanti, ‘Sono tutti fenomeni contro di me’, che è una frase che richiama a quella cultura, o se preferite sottocultura, che faceva molto parte del tennis italiano, dei giocatori italiani o del tennis italiano di un livello più basso, cioè questo richiamo alla sfortuna al ‘Ce l’hanno tutti con me’ al ‘Non vinco perché ci sono cose che non dipendono dalla mia volontà o dalla mia forza’, che chiaramente sono in antitesi totale rispetto a quello che vediamo in Sinner, ma che vediamo ormai nella gran parte dei giocatori dei giocatori professionisti, dove la scusa sostanzialmente non esiste. C’è un livello di professionismo e di atteggiamento, che non significa che Lorenzo in tutti gli aspetti della sua vita non lo sia, nell’allenamento, eccetera, però c’è questa cultura di fondo, ripeto, questa abitudine di fondo a trovare cause esterne. Ho sempre detto che in questo mi ricorda parecchio Fabio Fognini, poi dobbiamo sempre scindere quello che è l’esternazione, lo sfogo dato anche dalla tensione, perché appunto Musetti, così come Fabio Fognini, gioca sempre con una grossa dose di tensione addosso, questo non va dimenticato“.

Ci sono anche i meriti degli avversari: “Sicuramente lui non ha giocato al meglio, però l’avversario, soprattutto nella parte finale, ha giocato con un coraggio e con una spinta davvero notevole. D’altra parte, un giocatore capace di battere Medvedev al Roland Garros l’anno scorso in cinque set non è proprio l’ultimo arrivato. Apro parentesi, Brasile che adesso con questo Fonseca, questo ragazzo giovane che è veramente forte, e già pronto per questi livelli, inizia ad avere una squadra davvero molto molto temibile. Peccato per loro che non si giochi più, quantomeno le fasi finali della Coppa Davis, sulla terra. Sono due giocatori importanti, avversari tra l’altro dell’Italia a Bologna a settembre, però sappiamo, in condizioni di gioco a loro teoricamente meno favorevoli. Pronto Fonseca, non pronto magari Musetti ancora a fare quel salto che ci aspettiamo, non assolutamente pronto quel ragazzo americano Blanch, che ha esordito, magari avesse esordito, contro Nadal l’altro giorno. Io ho fatto fatica a capire il senso della seconda wild card in due 1000 quasi consecutivi ad un ragazzo ancora così acerbo, ancora così poco pronto“.

Le aspettative sono sempre forti su Lorenzo Musetti: “È uno di quei personaggi, un po’ spiegabile, un po’ meno, che attira questi commenti, perché ovviamente se ne è sempre parlato molto, per dirvi il potenziale del ragazzo, lui faceva le finali junior Slam con ragazzi rispetto ai quali lui aveva due anni in meno. Un po’ il modo di comportarsi, un po’ quelle parole che escono ogni tanto, queste grandi aspettative, questi paragoni un po’ esagerati, fanno sì che ci sia un pacchetto per cui quando lui non rispetta certi pronostici o certe aspettative, venga abbastanza massacrato. Continuo, a costo di essere noioso, a vedere delle grandi similitudini, con certi atteggiamenti e certe parole, non tutti gli atteggiamenti, con Fognini. Fognini è un giocatore che ho sentito io con le mie orecchie al Foro Italico, giocando contro Nadal, dire ‘Questo stecca sempre e gli va in campo, questo corre e basta’. Quando si gioca a tennis si dicono un sacco di cavolate, che non si pensano, ovviamente, perché è un modo di sfogare la tensione. Ognuno ha il proprio“.

Alcuni comportamenti sono difficili da modificare: “Gioca a tennis da quando ha sei anni, sette anni e fa partite. Non è che si è trovato professionista dal niente, quindi ha una storia e delle abitudini, anche delle cattive abitudini, che fai fatica a toglierti di dosso anche quando dovresti essere un professionista esemplare, non dire una parola fuori posto, ma perché è il tuo modo di stare in campo. Qualcosa ovviamente riesci a limare, in qualche periodo riesci a limare, però è come se fosse un background, come se fosse un DNA, che ad un certo punto sotto stress viene fuori, e ti scappa la stupidata più grossa, o detta ad alta voce, perché magari lo dicono anche gli altri, ma hanno la furbizia, o l’abitudine di dirlo più a bassa voce o addirittura di tenersele dentro, ma quelle stesse cose che dice ad alta voce Fognini o Musetti, probabilmente le pensava anche Federer in certi momenti“.

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