Seguici su

MotoGP

MotoGP, l’anno della verità per Marc Marquez. Sarà il ruggito del ‘Vecchio Leone’ oppure si rivelerà ‘Tigre di carta’?

Pubblicato

il

Marc Marquez
Marc Marquez IPA Sport

Il 2024 rappresenta l’anno della verità per Marc Marquez. Appureremo con certezza assoluta se lo spagnolo è ancora un centauro in grado di spostare gli equilibri, oppure se si tratta di un pilota che ha ormai imboccato la proverbiale parabola discendente.

Si lascino da parte simpatie e antipatie, ci si attenga ai fatti. L’iberico, tra il 2013 e il 2019, ha vinto 6 Mondiali su 7. Un titolo può essere frutto di circostanze favorevoli, sei rappresentano la certificazione di come si abbia qualcosa in più degli altri.

Dal 2020 è però cambiato tutto. L’infortunio di Jerez de la Frontera, le sue ricadute, altri incidenti e il calo di competitività della Honda hanno portato il catalano dal ruolo di protagonista assoluto a quello di comprimario.

Scatta la stagione dei motori su Sky: oltre 1300 ore live tra F1, MotoGP, Superbike e molto altro

Una parte alla quale lui non si è rassegnato, tanto da decidere di divorziare da HRC per accasarsi nel Team Gresini, in maniera tale da avere per le mani una Ducati. Non l’ultimo modello, quello è riservato a chi corre nella struttura ufficiale e in Pramac, ma comunque un esemplare del mezzo meccanico che sta sbaragliando il campo.

Per un triennio, Marquez ha rappresentato un grande equivoco. A cosa addebitare la sua flessione? Alle difficoltà tecniche della Honda? Oppure a un declino biologico di un fisico martoriato dagli incidenti? O forse a una miscela dei due fattori? Ebbene, questo enigma verrà risolto nel 2024.

El trueno de Cervera correrà con la moto migliore e non avrà più scuse. Ci sarà il confronto diretto con chi gli ha rubato la scena, almeno dal suo punto di vista. Se saprà graffiare, tornando in auge come lo è stato nel decennio passato, allora avanzerà la propria candidatura a restaurare il perduto ruolo Re della jungla.

Viceversa, se anche con una Ducati dovesse restare una figura marginale, dovrà prendere atto di essere diventato la proverbiale “Tigre di carta”, spaventosa solo nell’immagine, ma inconsistente sul piano fattuale. Alla pista la sentenza, unica e incontrovertibile.