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Da Bagnaia a Lisa Vittozzi: quando le rimonte impossibili sono un’arte tutta italiana

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Lisa Vittozzi - Francesco Bagnaia
Lisa Vittozzi / IPA Sport - Francesco Bagnaia / LaPresse

Dare il meglio di sé quando si è con le spalle al muro. Nella storia dello sport italiano spesso ci si è trovati a raccontare di grande rimonte che hanno portato a successi straordinari. Nell’ultimo periodo alcuni personaggi hanno percorso una strada comune in tal senso, regalando al pubblico nostrano emozioni forti. Lisa Vittozzi è l’ultima in ordine di tempo.

La biathleta sappadina ha realizzato quest’oggi il sogno di una vita, conquistando la Sfera di Cristallo assoluta e diventando la terza rappresentante del Bel Paese a ottenere questo risultato. Dorothea Wierer si era spinta a tanto in due stagioni consecutive (2018-19 / 2019-20) e Lisa è riuscita a raccogliere il testimone, protagonista di un’annata strepitosa, con quattro medaglie iridate a Nove Mesto a impreziosire il tutto.

Tuttavia, il successo della Coppa del Mondo sembrava molto distante quando a due tappe dalla conclusione, ovvero a Oslo-Holmenkollen, il distacco era di 93 punti dalla norvegese Ingrid Landmark-Tandrevold, che sulle nevi di casa sembrava aver chiuso la partita. Bravissima invece l’azzurra a prodursi in una rimonta notevolissima, che ha avuto nell’ultimo appuntamento di Canmore (Canada) qualcosa di strepitoso, con i due successi back-to-back nella sprint e nell’inseguimento che hanno permesso a Vittozzi di condurre le danze e di archiviare quest’oggi nella gara con partenza in linea.

Storie di rimonte come quella di Francesco Bagnaia nel Mondiale 2022 di MotoGP, nel duello con il francese Fabio Quartararo (Yamaha). Nel GP di Germania al Sachsenring, a metà della stagione, il distacco del centauro della Ducati era di 91 lunghezze. Anche in quel caso sembrava davvero lontanissima l’idea di un successo iridato e invece il connubio tutto italiano Pecco-Ducati ha avuto la meglio.

Un discorso simile ha a che fare anche con Jannik Sinner, vincitore del suo primo Slam della carriera, replicando l’impresa a livello maschile di Adrian Panatta nel 1976, a Melbourne (Australia) rimontando da una situazione di due set a zero contro il russo Daniil Medvedev. Una prova di carattere e classe infinita che ha portato al trionfo dell’altoatesino. Dunque, come si suol dire: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare“.