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Atletica, Pietro Arese fissa l’obiettivo: “Finale alle Olimpiadi. Potrebbe servire il record italiano”

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Pietro Arese
Arese / FIDAL Colombo

Pietro Arese è stato l’ospite dell’ultima puntata di Sprint2u, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e andata in onda sul canale Youtube di OA Sport. Il nuovo primatista italiano dei 3000 metri indoor ha tracciato un bilancio della sua stagione al coperto, fissando gli obiettivi per il 2024 e soffermandosi anche sullo stato di salute della Nazionale italiana.

Il 24enne torinese ha commentato così quell’incredibile periodo ravvicinato in cui ha stabilito il record nazionale dei 1500, per poi vederlo migliorare altre tre volte nei giorni successivi da Federico Riva e Ossama Meslek: “Quest’esplosione di tempi e risultati è stata molto bella. Nonostante magari uno possa pensare che io possa essere un po’ infastidito , avendo perso il record tre volte quasi un giorno dopo l’altro, in realtà non è così anche perché poi sono riuscito a prendermene un altro sui 3000, quindi tutto sommato è andata bene lo stesso. Era un primato che durava da 27 anni e apparteneva a Gennaro Di Napoli, che è stato due volte campione mondiale al coperto su quella distanza. È stato emozionante prendersi quel record“.

Il discorso comunque è un po’ più ampio. Questi risultati li ho vissuti in prima persona perché ricoprono le mie distanze, però in generale ci sono stati in tutto una ventina di primati italiani assoluti nella stagione indoor, che è qualcosa di allucinante. Tra Simonelli, Dosso, Furlani, c’è stata proprio un’esplosione che, parlando di 2024, mette di buon umore. Adesso iniziano le gare vere e se la condizione di forma della nostra nazionale è questa, possiamo vederne delle belle sia agli Europei che alle Olimpiadi“, prosegue Arese.

Sulla sua partecipazione ai Mondiali indoor di Glasgow: “Ho terminato settimo sui 3000. Comunque essendo tra i primi 8 è come essere un finalista mondiale ed il mio risultato giustamente è passato quasi inosservato, perché ci sono state 4 medaglie, il quarto posto di Sveva Gerevini e potrei andare avanti per mezz’ora a citare nomi e risultati. Il settimo posto ad un Mondiale fino a qualche anno fa sarebbe stato il risultato del secolo, mentre adesso sembra la normalità e questo è un gran ben segnale da parte dell’atletica italiana“.

La decisione di fare i 3000 e non i 1500 l’ho presa per due ragioni. La prima è stata una motivazione prettamente tecnica e di allenamento, perché i mezzofondisti d’inverno fanno più volumi e meno ritmi, quindi chiaramente si è più portati ad essere performanti su distanze un po’ più lunghe e che impegnano maggiormente il sistema aerobico rispetto a quello anaerobico. Il secondo motivo invece è un po’ mentale e psicologico, perché fare sempre i 1500 dopo un po’ chiaramente diventa pesante soprattutto anche nella gestione dei turni di gara. Ai Mondiali c’è stato un turno di qualificazione e poi la finale, mentre il 3000 era finale diretta. Il Mondiale indoor non era l’appuntamento dell’anno, nonostante fosse importante, quindi abbiamo provato a fare qualcosa di diverso e a vivere un’esperienza utile per capire a che punto fossi dopo gli allenamenti dell’inverno. Un 3000 è molto più rappresentativo rispetto a un 1500 sul lavoro svolto nel periodo invernale“, spiega il piemontese classe 1999.

La gara indoor è abbastanza complicata: tante curve, pista stretta, poi nella finale diretta tutti cercano di vincere fino a poco dal termine. Io mi assumo le responsabilità di qualche errore tattico e strategico che ho fatto, ma a un certo punto ero concentrato sui miei diretti avversari e mi sono ritrovato davanti senza accorgermene un doppiato e mi ci sono schiantato, passando da quinto a praticamente ultimo del gruppo. Poi ho dovuto recuperare perdendo un sacco di energie“, racconta il mezzofondista azzurro.

Sulla stagione all’aperto: “Se mi dovessero chiedere di scegliere tra un record del mondo e l’oro olimpico, prenderei sicuramente il titolo olimpico. Abbassandoci un po’ ai miei livelli per questo 2024, tra il record italiano e la finale a Parigi sceglierei la finale olimpica. Poi è anche vero che in questa situazione, per arrivare in finale a Parigi, servirà probabilmente fare il primato italiano, quindi questo agevola la mia scelta. L’Europeo di Roma il mio obiettivo principale? A pari merito. Dire che un’Olimpiade non è il mio obiettivo primario sarebbe mentire spudoratamente“.

Questo e tanto altro nella video intervista integrale a Pietro Arese, nell’ultima puntata di Sprint2u.

VIDEO INTERVISTA PIETRO ARESE