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Nuoto, perché Thomas Ceccon non sarà ai Mondiali 2024. Un percorso diverso con un unico obiettivo

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Thomas Ceccon
Ceccon/Lapresse

Dal momento in cui ha toccato la piastra nella finale dei 100 dorso al Mondiali di Budapest un anno e mezzo fa stabilendo il nuovo record del mondo, Thomas Ceccon ha cancellato tutti gli altri pensieri che non hanno a che fare con l’oro olimpico.

Il campione azzurro è il più “statunitense” dei nuotatori italiani come mentalità. Negli States il valore di un oro (ma sarebbe bene dire di un podio) olimpico non è paragonabile con nessun altro risultato sportivo e non c’è Mondiale che regga il confronto.

Thomas Ceccon è uno abituato a pensare con la propria testa, a fare quello che ritiene opportuno per la sua crescita senza ascoltare troppo le voci che spesso arrivano da più parti e alla fine questo metodo che si potrebbe anche chiamare anarchico (ma lo sarebbe solo fino a un certo punto perché Ceccon è uno che le regole le rispetta eccome) gli ha dato ragione, visto che al collo ha già un paio di ori mondiali e un paio di medaglie olimpiche.

Ceccon è anche abituato spesso a ragionare a voce alta, nessuno in questo modo, potrà accusarlo di ipocrisia, e in uno di questi ragionamenti ha lasciato capire chiaramente come non volesse arrivare a Parigi da campione del mondo, con i fari puntati addosso, e magari sfruttare quel piccolo effetto sorpresa che per Ceccon è sempre relativo ma magari può servire in fase avvicinamento ad alleggerire quello stress che inevitabilmente accompagnerà la vigilia della gara a cinque cerchi.

In un anno come quello in corso nessuno si può permettere a priori di discutere le scelte degli atleti. Partecipare o non partecipare al Mondiale anomalo di Doha dipende solo da quello che sentono tecnici e nuotatori e Ceccon da subito ha lasciato intendere che una sollecitazione importante a meno di sei mesi dal grande evento non era gradita. Per rimpinguare il bottino iridato il nuotatore veneto avrà tempo, per le Olimpiadi le cartucce sono un paio, forse tre e l’obiettivo è l’immortalità sportiva: come dargli torto?