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Sci di fondo

Sci di fondo, lo sfacelo è assoluto. Gare farsa in Svezia ed effetti sonori aggiunti artificiosamente dalla TV finlandese

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Frida Karlsson

È davvero doloroso parlare di sci di fondo ormai all’alba del 2024. Cionondimeno, come disse nel 1918 il Capitano Zaninelli al maggiore Freguglia dopo aver ricevuto l’ordine di effettuare una missione suicida: “Signor comandante, io me ne frego. Si fa ciò che si ha da fare”. Appunto. Si fa ciò che si ha da fare, ovvero si scrive dello sfacelo e del suicidio di una disciplina tanto nobile quanto decaduta.

Domenica 3 dicembre, a Gällivare, abbiamo assistito a una gara farsa. Come potrebbe essere definita altrimenti una staffetta femminile alla quale hanno preso parte appena nove formazioni in rappresentanza di soli sei Paesi? Addirittura, per rimpinguare il campo partenti, si è dovuto utilizzare l’escamotage di imbastire un quartetto misto composto da tre italiane e una polacca. Un fatto assurdo, perché dinamica totalmente priva di senso e in antitesi con la ragione stessa dell’esistenza della prova a squadre nazionali.

C’è chi si è lamentato per la scarsa considerazione riservata all’appuntamento. Però d’altronde, se la materia prima scarseggia, non si può inventare granché. C’è chi è in grado di “fare le nozze con i fichi secchi” e chi no. Lo sci di fondo appartiene al secondo gruppo. Ha detto bene Marit Bjørgen ai microfoni della TV norvegese: “Le staffette di Coppa del Mondo non sono interessanti, sembra di assistere a gare tra riserve.

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A proposito di televisione. La dinamica più squallida dell’inizio di stagione 2023-24 non è certo quanto accaduto nella Lapponia svedese pochi giorni orsono, bensì quanto si è deciso di fare a Helsinki negli studi della Yleisradio Oy, l’equivalente della Rai in terra finlandese, fra il 24 e il 26 novembre. “Iivo, Iivo, Iivo” udivano i telespettatori nelle loro case, come se migliaia di persone assiepate lungo i tracciati di Ruka stessero incitando il beniamino di casa Iivo Niskanen. Peccato fosse tutto finto.

“Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” recita un adagio popolare. Yle trasmette anche in Svezia e proprio gli svedesi si sono accorti di come qualcosa non combinasse. Da dove venivano quelle grida, se nei boschi non c’era nessuno? Alfine, dopo diversi giorni, la tv di stato finnica ha ammesso di aver utilizzato degli effetti sonori pre-registrati di pubblico e finanche del rumore degli sci. Ufficialmente si è parlato di soluzione per “contenere i costi, evitando di dover posizionare troppi microfoni in pista”. Un trincerarsi dietro alla spending review che non ha convinto nessuno.

Cos’hanno in comune l’accrocco italo-polacco in staffetta e un mp3 preso chissà dove spacciato per audio ambientale live? L’artefatto. Il voler tenere in vita artificialmente un organismo che, nella realtà dei fatti, è già morto. Siamo all’accanimento terapeutico agonistico e a pratiche mediatiche degne di un tetro regime totalitario, con applausi e grida pre-registrate. Che pena, che schifo.

Forse ha ragione Alexander Bolshunov, quando propone di invitare Johannes Høsflot Klæbo in Coppa di Russia. Quello sarebbe l’unico elettroshock che potrebbe consentire al cuore della disciplina di ricominciare a battere in maniera autonoma, seppur debolmente.

Foto: La Presse