Seguici su

Senza categoria

Questo Fabio Fognini serviva all’Italia in Coppa Davis: esperienza e classe per il doppio

Pubblicato

il

La Coppa Davis ha sempre avuto un posto speciale nella carriera di Fabio Fognini e, dunque, la sua esclusione dalla squadra azzurra ha sicuramente lasciato un po’ di scalpore. Il capitano Filippo Volandri ha deciso che non c’era spazio per il ligure all’interno del gruppo azzurro, ma davvero il nativo di Arma di Taggia non sarebbe servito all’Italia alle ormai imminenti finali di Malaga?

Sicuramente la stagione di Fognini è stata complicata, con pochi risultati positivi all’attivo ed un crollo in classifica, che lo ha portato anche ad uscire dai primi cento del mondo. Fabio, però, non ha davvero mai mollato, scendendo a giocare anche i Challenger proprio per ritrovare la forma migliore in questo periodo, ben sapendo dei possibili impegni con la maglia azzurra.

L’amore di Fognini per la maglia dell’Italia è sempre stato unico e speciale. Molte volte il ligure ha sacrificato anche la sua carriera e le ambizioni personali per rispondere presente ad ogni convocazione. Fabio non ha mai detto no all’Italia e anche per questo motivo la conclusione del sua esperienza in Davis meritava un altro epilogo.

Oltre all’aspetto emotivo (uno come Fabio può essere molto utile anche solo come figura esperta all’interno del gruppo) c’è pure quello del campo. In questo momento l’Italia non ha certezze in doppio e anche per questo motivo la presenza di Fognini poteva essere molto utile. La coppia con Bolelli è collaudata da ormai tantissimo tempo, ma Fabio si poteva adattare benissimo anche con gli altri compagni ed in particolare stuzzicava molto l’eventuale duo con Jannik Sinner.

In un doppio decisivo dove anche le emozioni contano, uno esperto come Fognini sarebbe servito tantissimo. La sua classe infinita e anche la sua capacità di esaltarsi in certi palcoscenici con la maglia azzurra avrebbero potuto fare ancora una volta la differenza. Filippo Volandri ha deciso diversamente e la speranza è che poi non sia l’Italia a pentirsi di questa scelta.

FOTO: LaPresse