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Editoriali

La pietra miliare di Jannik Sinner: battere due volte Djokovic come la 4×10 a Lillehammer o Italia-Brasile 3-2

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Jannik Sinner
Sinner Coppa Davis / Lapresse

L’Italia ha vinto finalmente la Coppa Davis dopo ben 47 anni. L’artefice principale del trionfo è stato Jannik Sinner, n.4 del mondo che ha concluso da imbattuto le Finals di Malaga: tre successi in singolare e due in doppio. Come previsto alla vigilia, la vera finale di questa edizione si è rivelata la semifinale tra Italia e Serbia, ovvero le due compagini di gran lunga più forti. L’Australia partiva da un livello decisamente inferiore: non a caso gli azzurri hanno prevalso senza neppure bisogno di disputare il doppio.

E dire che contro la Serbia tutto sembrava perduto dopo l’iniziale sconfitta di Lorenzo Musetti contro Miomir Kecmanovic. A quel punto la responsabilità cadeva nelle mani di Sinner: avrebbe dovuto sconfiggere Novak Djokovic due volte, prima in singolare e poi in doppio. Altro che Everest da scalare…Quello che sembrava impossibile, ha assunto i contorni di una straordinaria realtà. L’altoatesino ha compiuto una delle più grandi imprese della storia dello sport italiano, una vera e propria pietra miliare che va ad affiancarsi ad altri episodi mitici. E le modalità rendono il capolavoro ancora più leggendario, con quei tre match point consecutivi annullati da una situazione di 4-5 e 0-40. Sinner ha compiuto una magia speciale contro il più grande giocatore della storia del tennis, vincitore di 24 titoli dello Slam, 40 Masters 1000, 7 ATP Finals e ben 98 tornei complessivi in carriera!

Cosa può essere equiparato allo splendore abbagliante di Malaga? Qualche giorno fa abbiamo già parlato del titolo olimpico di Marcell Jacobs nei 100 metri a Tokyo 2020 e di quando Roberta Vinci sconfisse in semifinale agli US Open 2015 una Serena Williams che appariva imbattibile e lanciata verso il Grande Slam, regalando al Bel Paese una finale tutta italiana con Flavia Pennetta.

Le imprese leggendarie dello sport italiano sono infinite, chiaramente ciascuno ricorda alcune con maggiore affetto rispetto ad altre. A nostro avviso nella top10 di tutti i tempi non può mancare la staffetta 4×10 km di sci di fondo alle Olimpiadi Invernali di Lillehammer 1994: Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner annichilirono i super favoriti padroni di casa della Norvegia, facendo piangere un popolo intero, compreso il re. E che dire poi dei Mondiali di calcio del 1982: l’Italia, reduce da una fase a gironi condita da tre pareggi, sconfisse in successione al secondo turno prima l’Argentina di Maradona e poi, soprattutto, il Brasile di Zico, Socrates e Falcao per 3-2 e con una tripletta memorabile dell’indimenticato Paolo Rossi.

Come avrete capito, non stiamo parlando di semplici trionfi, ma di affermazioni maturate al cospetto di avversari talmente forti, per certi versi quasi inarrivabili, da sembrare intoccabili. E proprio questo le rende indimenticabili. Eppure i nostri campioni, da decenni, sanno stupire il mondo con quell’anima tutta italiana che consente di travalicare ogni limite e non arrendersi mai. Proprio come ha fatto Jannik Sinner a Malaga.

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