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Filippo Volandri condottiero in Coppa Davis: “Ho minacciato Arnaldi, quella palla corta… Sinner li ha impallinati”

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L’Italia ha sconfitto l’Olanda per 2-1 e si è qualificata alle semifinali della Coppa Davis 2023. Gli azzurri sono riusciti a spuntarla sul cemento indoor di Malaga (Spagna) e torneranno in campo sabato 25 novembre (a partire dalle ore 12.00) per affrontare la vincente del confronto tra Serbia e Gran Bretagna.

Matteo Arnaldi ha ha perso il primo singolare contro van de Zandschulp al tie-break del terzo set, non riuscendo a concretizzare tre match-point. Successivamente Jannik Sinner ha surclassato Griekspoor in due rapidi set e poi l’altoatesino ha giganteggiato in coppia con Lorenzo Sonego nel doppio dominato contro Griekspoor e Koolhof.

Il capitano Filippo Volandri ha analizzato la giornata ai microfoni di Sky Sport, soffermandosi inizialmente sulla dolorosa palla corta di Matteo Arnaldi nel momento decisivo del tie-break: “Io più che minacciare fisicamente Matteo… L’ho minacciato sul 4-2 del tie-break, gli ho detto che se avesse fatto una palla corta gli avrei fatto male. Gli ho detto che avremmo vinto la partita da fondo campo… Lui ha dato il 2000% contro un avversario favorito su questa superficie, siamo andati sugli scambi lunghi, abbiamo giocato punto a punto e non possiamo recriminare nulla“.

Il toscano si è poi soffermato sulla prestazione di Jannik Sinner: “Si è adattato alle condizioni, ha portato l’avversario all’estremo e Griekspoor non ha tenuto. In doppio li ha impallinati, ci ha dato tantissimo in risposta e al servizio. Con Sonego ha anche giocato dei doppi, sapevamo che Sonego al servizio ci dà tanto e ha quell’entusiasmo che ci dà tanto. Adesso un’ora di festeggiamenti e poi si pensa alla semifinale. Ieri abbiamo provato i doppi per 45 minuti e tutti potevano giocare con tutti”.

Il capitano non giocatore ha poi concluso con un’altra chiosa sul numero 4 del mondo: “Questa superficie è come quella di Parigi-Bercy, che non è la preferita di Sinner, ma lui è stato bravo a portare l’avversario ai limiti. Quando sei in panchina tu sai che a un certo punto lui fa un clic. Lui si è adattato, il campo l’ha visto ieri per un’ora e venti minuti“.

Foto: Lapresse