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Volandri raggiante: “Sinner strepitoso, Djokovic era impazzito. Pensiamo subito alla finale”

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Filippo Volandri, Jannik Sinner

Filippo Volandri, alla terza Coppa Davis da capitano dell’Italia, raggiunge la finale. Un po’ particolare, questo numero 3, perché per gli ultimi selezionatori azzurri ha sempre rappresentato qualcosa. Paolo Bertolucci, al terzo anno completo (escludendo il “prologo pesante” della semifinale 1997), vide in faccia la prima retrocessione dell’Italia dal World Group, mentre Corrado Barazzutti si trovò a gestire la trasferta in Zimbabwe che costò, proprio vent’anni fa, il 2° gruppo della Zona Euro-Africana, la Serie C in pratica. Vent’anni dopo, è tutto totalmente cambiato.

Queste le prime parole del capitano azzurro a Sky: “Soddisfazione enorme perché parte da lontanissimo. Se ripenso al dopo Canada, pensare di essere qui oggi e goderci ancora per cinque minuti questa vittoria, perché domani c’è una finale, vuol dire tantissimo. Lavoriamo ogni giorno per arrivare a giocarci questo tipo di partite, di punti, di emozioni. Alla fine è quello che abbiamo voluto vivere fino alla fine. Dopo la partita di Jannik ero contento perché ho detto ‘Ragazzi, ce la giochiamo fino alla fine’. E per noi questo era importante: arrivare fino in fondo. Jannik è stato strepitoso, per aver annullato tre match point di fila a Djokovic e per come ha interpretato il doppio. Erano anche un po’ saltati tutti gli schemi, si diceva di fare una cosa e se ne faceva un’altra, uno entrava, l’altro usciva, però questo è“.

Jannik Sinner: “Ci ho sempre creduto. Per me non era semplice ma abbiamo fatto un ottimo doppio”

Le differenze tra Serbia e Olanda in termini di doppio sono state evidenti già dall’inizio: “Noi sappiamo che se andiamo al doppio, anche visto il doppio dell’altro ieri, e forse oggi abbiamo giocato un po’ meno bene, abbiamo più possibilità rispetto anche a Griekspoor e Koolhof, decisamente. Avevamo quella consapevolezza, poi bisogna andare in campo e vincere, soprattutto quando dall’altra parte c’è Djokovic. I ragazzi sono stati molto molto bravi“.

Il mistero, ma non troppo, sul momento tra Sinner-Djokovic e il doppio: “Nei 25 minuti tra singolare e doppio ci siamo detti che ci dovevamo credere, eravamo lì e ce l’eravamo meritato. E che dovevamo andare lì per la vittoria, non per chissà che cosa, proprio perché sapevamo perché eravamo un pizzico favoriti. Venendo da quell’esperienza, usare l’entusiasmo. Poi sono saltati tutti gli schemi: al cambio di campo dicevamo di fare uno schema, poi ne saltava fuori un altro. In quello sono stati molto bravi. Jannik ha gestito ancora una volta il fatto di andare a servire per il match in maniera strepitosa, a conferma del periodo che sta vivendo“.

E non mancano due parole su Djokovic (con un accenno all’unico precedente tra i due, Umago 2004 con Djokovic diciassettenne: primo turno 7-6 6-1): “Salvare tre match point la vedi dura dura. Nole lo vediamo in tv e dal vivo un sacco di volte. Fa differenza essere dentro il campo.Jannik tirava più forte, ma faceva anche tanta più fatica. Nole non sembra farne. Io l’ho visto giocare un miliardo di volte, c’ho giocato contro e al di là dell’età che aveva a me ha impressionato. Sappiamo però che quando lui impazzisce è pericolosissimo. Forse nel doppio era un po’ così e lì siamo stati bravi ad approfittarne“.

Foto: LiveMedia/Andrea Rosito – LivePhotoSport.it