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Rugby

Rugby, Sudafrica campione del mondo tra difesa e cinismo

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Jesse Kriel

Si è conclusa la Rugby World Cup 2023 e ad alzare la coppa è stato il Sudafrica, che in finale ha avuto la meglio per 12-11 contro la Nuova Zelanda. Una vittoria che non ha sorpreso, visto che gli Springboks erano tra i favoriti alla vigilia del torneo, ma un successo che è arrivato senza che Pollard e compagni dominassero sul campo.

Dopo aver chiuso la fase a gironi al secondo posto, dietro l’Irlanda, i ragazzi di Jacques Nienaber hanno raggiunto la finale battendo la Francia 29-28 nei quarti e 16-15 l’Inghilterra. E con il 12-11 contro gli All Blacks significa tre vittorie di un solo punto nella fase a eliminazione diretta. A dimostrazione del cinismo del Sudafrica, capace di vincere senza dominare le partite, ma limitando al massimo gli avversari nei momenti decisivi della partita.

Se i trofei venissero vinti dalle statistiche gli All Blacks avrebbero conquistato la coppa senza problemi. 336 punti segnati, 49 mete fatte, 58 offload e 88 clean break sono i numeri dove la Nuova Zelanda ha dominato quest’anno in Francia. E il confronto con il Sudafrica è impietoso. 208 punti, 27 mete, 38 offload e 38 clean break evidenziano come, statistiche alla mano, la squadra di Ian Foster avrebbe dovuto vincere. E nettamente. Ma c’è una statistica che, alla fine, è stata decisiva.

Il leggendario allenatore di football americano John Madden diceva che “l’attacco fa vendere i biglietti, ma è la difesa che fa vincere le partite” ed è stata la difesa degli Springboks a vincere sabato sera. Solo contro gli All Blacks il Sudafrica ha fatto 209 placcaggi contro i 92 della Nuova Zelanda, con l’80% di successo. Il miglior giocatore della finale non è stato chi ha segnato o corso di più, non è chi ha mosso il pallone in modo spettacolare, ma è stato Pieter-Steph du Toit, la terza linea che ha effettuato 28 placcaggi, con l’88% riuscito, e che ha chiuso la porta in faccia ai tuttineri. Cinismo e difesa, dunque, hanno fatto vincere la coppa.

Foto: LaPresse