Seguici su

Pallavolo

Volley femminile, l’Italia sta diventando un’incompiuta. Mazzanti lasci o abbia carta bianca

Pubblicato

il

Davide Mazzanti

I migliori anni della loro vita rischiano di andarsene così, con in tasca l’Europeo meno importante della storia e con una VNL che alla fine dei due trofei assegnati ogni anno è decisamente il meno importante, a tal punto che tante squadre mandano le riserve a giocare. L’Italia al femminile che tanto aveva fatto sognare gli appassionati azzurri con l’argento mondiale che, allora sì, era un grande risultato, l’Italia di Davide Mazzanti, di Paola Egonu, di Myriam Sylla, di Moki De Gennaro e via dicendo, rischia di essere una delle più grandi incompiute della storia dello sport italiano a squadre.

Volley femminile: Mazzanti ammutinato, Federazione inerme. Serve un altro fallimento per cambiare?

Sia chiaro: giocatrici e tecnico non sono affatto a fine corsa o sono da considerare finite per un europeo andato storto. Semplicemente questa combinazione, che prometteva bene, non può più funzionare, da subito. Tante cose non si sanno ed è giusto che restino negli spogliatoi ma da un anno si è capito che così non si poteva andare avanti e non si capisce davvero chi abbia voluto una situazione così raffazzonata tale da portare al mezzo disastro della final 4 di Bruxelles. “Dopo il Mondiale non avevo la squadra in mano” ha dichiarato, candidamente, Mazzanti ieri dopo la sconfitta contro l’Olanda che ha sbattuto l’Italia fuori dal podio.

Il Mondiale 2022 ha segnato un punto di non ritorno in casa azzurra che ha cambiato l’ordine delle cose e anche un analista distratto o poco attento se ne sarebbe reso conto. Lasciare a casa alcuni pilastri di questo gruppo, a un anno dai Giochi, alla vigilia del torneo che qualifica per quei Giochi, chiamare la giocatrice più forte e soprattutto famosa che si ha a disposizione e lasciarla in panchina, chiamandola poi in causa nel momento del bisogno, dando l’impressione che, senza di lei, non si possa riuscire a superare gli ostacoli, è un insieme di errori che a confronto le ultime due gestioni della Nazionale azzurra di calcio in vista dei Mondiali passano quasi inosservate.

Punto primo: è bene che chi si è assunto la responsabilità di questo disegno (Mazzanti ha chiaramente detto più di una volta che la scelta non è stata solo sua e ieri ha confermato che quella era l’unica strada da percorrere, fatta di compromessi e passi indietro) alzi una mano e magari tolga il disturbo perché chi ha una “star” in squadre e Paola Egonu innegabilmente lo è, la deve trattare da “star”, con l’avallo di tutto l’ambiente. Se la si chiama per lasciarla in panchina il tifone che spazza via tutto è inevitabile, anche se le intenzioni di ricucire, almeno da una parte, probabilmente c’erano.

Punto secondo: Davide Mazzanti, secondo quello che ha dichiarato a fine partite ieri, già da un anno non riscuoteva più i favori di gran parte della rosa e nessuno è stato in grado di fare una scelta. O si punta sull’allenatore e gli si lascia carta bianca, come la Fipav fece con de Giorgi dopo i Giochi di Tokyo (e i risultati sono sotto gli occhi di tutti), oppure si manda via l’allenatore, lo si ringrazia per sei anni che hanno riscritto la storia del volley azzurro e si prendono altre strade, considerato che un anno fa liberi potevano essere, tanto per fare qualche nome, i signori Santarelli, Guidetti, Terzic e Velasco.

E adesso che succede? Pensare di andarsi a giocare con quelle giocatrici, con quelle facce, l’accesso diretto alle Olimpiadi tra due settimane è molto, molto rischioso ma non è detto che scelte avventate possano portare risultati in una situazione così complicata di rapporti e meccanismi. Non potrà essere Mazzanti a fare marcia indietro repentina (se lo farà perderà quel poco di autorevolezza e anche autorità che gli sono rimaste, dopo questo caos nemmeno troppo organizzato) e l’Italia, si è visto, difficilmente può fare a meno di Paola Egonu perché Antropova non è ancora una top player da opposta (ieri ha perso anche lo scontro a distanza con Plak, che non è certo un fulmine di guerra), non è ancora pronta per giocare banda (sennò Mazzanti, che non è autolesionista, l’avrebbe già schierata all’Europeo). Quindi ci risiamo: o Mazzanti viene lasciato libero di fare le sue scelte, ci si fa il segno della croce e si va in Polonia per cercare di arrivare tra le prime due e poi si vedrà, oppure si cambia, subito. Si sposa un progetto nuovo facendo anche qualche scommessa sperando che il designato possa ricompattare il gruppo e far ritrovare quello spirito di squadra che è andato a quel paese da un anno a questa parte. La terza ipotesi è che Davide Mazzanti rassegni le dimissioni ma non ci sono avvisaglie in questo senso.

Foto Fivb