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Atletica, La Torre: “Jacobs ha un grande tormento”. E avvisa: “In alcuni settori non abbiamo nessuno”

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Antonio La Torre

Antonio La Torre, Direttore Tecnico della Nazionale Italiana di atletica leggera, è stato ospite di Sprint2U, trasmissione del canale YouTube di OA Sport. Il DT si è soffermato sulle emozioni provate ai Mondiali di Budapest: “L’emozione più grande è stata vedere per l’ennesima volta una squadra. Due momenti da brividi: l’apertura con il discorso dei due capitani, Antonella Palmisano ha fatto un richiamo a Muhammad Alì e Gianmarco Tamberi che mette una corrente di adrenalina, bisogna essere lì a vedere le facce degli atleti. Antonella ha fatto un discorso dopo la sua medaglia che ha dato il filo di continuità per i giorni restanti. L’emozione è che l’Italia è diventata un Paese di santi, marciatori e staffettisti. L’emozione è stata vedere l’emozione di Paolo Dal Soglio dopo la medaglia di Fabbri, abbracciare Weir che poteva fare una grande finale e ha subito la tensione, quello che è successo con Gimbo è anche inutile stare a commentarlo“.

Il Professore ha poi proseguito:Mi sono emozionato tanto a vedere la gara di Ayomide Folorunso perché è stato un percorso lunghissimo, ha fatto gli straordinari dimostrando grande classe e ha dimostrato uno straordinario attaccamento a questa maglia, era la prima italiana a fare la finale sui 400 ostacoli. Questi sono stati momenti molto forti, comprese le lacrime di Stano dopo la 20 km e poi vedere il riscatto del campione. E poi vedere Chiappinelli quinto a 500 metri della fine e poi ha subito un crollo delle energie, è stato bello vederlo in quella posizione alla sua prima vera Maratona istituzionale. Nella mia prima vita ho lavorato a Breda e tre anni fa dissi a Elisa Molinarolo che avrei fatto tutto il possibile per convincere qualche gruppo sportivo militare a prenderti perché te lo meriti: se immaginavo che avrebbe fatto 4.65 e nono posto ai Mondiali… Poi la chiusura a Chiari con il record di Bruni, con il tecnico di Molinarolo che supportava Roberta”.

Lunga parentesi sulla staffetta che ha conquistato la medaglia d’argento: “Vedendo il primo tempo dell’Italia di calcio mi sembrava di vedere la staffetta 4×100 in semifinale: un’occasione per Marcell Jacobs e Filippo Tortu di mostrare tutto il loro talento, quando si è capaci di fare queste cose… Non credo che ci sia una prestazione di alto livello senza una struttura personale forte, che è forte anche quando non ha paura di dimostrare la sua fragilità. Quello che hanno fatto in 48 ore va studiato per quello che arriva alla gente, alla gente arriva la scossa e alla riscossa, il fatto che ce la siamo battuta con gli USA mettendo dietro Giamaica e Gran Bretagna”.

Sulle critiche a Marcell Jacobs: “Siamo tornati al centro dello schermo, durante i Mondiali è ripartita la Serie A di calcio eppure eravamo sulle prime pagine. Questo è il segno del lavoro fatto, ma non dobbiamo mai montarci la testa e dare nulla per scontato. Sempre per usare un paragone con il calcio: tutti a elogiare Spalletti per il lavoro fatto con il Napoli, poi eredita una Nazionale in ‘corsissima’ senza avere il tempo per toccarla, contro la Macedonia tutti gli hanno dato addosso e poi dopo l’Ucraina tutti in ginocchio. Lo stesso effetto lo ha avuto Marcell Jacobs: quanti Campioni Olimpici ha avuto l’Italia sui 100 metri? Uno. Io ho visto Marcell torturarsi pur di essere a Budapest e anche la gara che ha fatto Zagabria la vedo positiva. Chiaro che quando non riesci a fare il tuo mestiere se sei infortunato… Quanti campioni abbiamo aspettato negli altri sport?”.

Antonio La Torre ha evidenziato un altro aspetto: “Di fronte a quelli che insistono a dire che tutto va male, io rispondo che abbiamo fortuna. In ambito scientifico ti dicono che la prima volta è un caso, la seconda può essere fortuna, la terza inizia a diventare metodo. Io voglio che al centro ci siano gli atleti. Uno che è un animale di competizione come Marcell Jacobs, che soffre a non andare sui blocchi di partenza, quello che è successo in staffetta dovrebbe insegnare a tutti di non mollare. Marcell Jacobs in condizione cosa avrebbe fatto? In questo periodo non c’è il dominatore assoluto, è il primo che vive con grande tormento dentro, ma quello che hanno saputo comunicare i ragazzi della staffetta. Osservatori hanno evidenziato che il senso di appartenenza e di fatica ha dato una grande immagine della nostra staffetta, in un periodo dove Mancini è andato in Arabia Saudita e i problemi a gestire grandi rockstar come Paola Egonu (senza dare giudizi su Paola, che ritengo una grande atleta e una grande donna eccezionale). Questo attaccamento alla maglia azzurra ha dato un senso di squadra di cui abbiamo grande bisogno”.

Sulla 4×100 femminile:L’emozione è stata da brividi sulla pelle. Andate a vedere nelle gare individuali dove si posizionano le azzurre ai Mondiali e poi andate a vedere che risultato hanno fatto insieme. Qui parliamo di Filippo Di Mulo e Giorgio Frinolli e dei loro meriti. Quando ho iniziato io si pensava di essere fenomeni con 10.30, ora con 10.30 non sei tra i primi dieci in Italia e questo è merito dell’effetto di Jacobs e di Tortu. Nel 2018 si parlava di Tortu e di Tamberi, ora quasi si rischia di dimenticare qualcuno. Quest’anno abbiamo 16 italiani nei primi 10 del ranking e 28 nei primi 20: non era mai successo”.

Non mancano alcuni settori su cui lavorare:Alla fine dei Mondiali c’era un’atmosfera da Mulino Bianco. Allora voglio essere un po’ insoddisfatto: non abbiamo una lanciatrice di peso, giavellottisti, vogliamo parlare del disco maschile? Quando dico queste cose vengo frainteso, non è vero che non ho rispetto. Quando esordii dissi che non c’era un settore lanci, in maniera provocatoria: ora abbiamo Fabbri, Weir, Osakue, Fantini (che era arrabbiatissima per essere arrivata sesta ai Mondiali). Abbiamo tanto da fare: nel mezzofondo prolungato non stiamo benissimo, non vale ricordare i fasti del passato perché era un altro mondo. Nel mezzofondo veloce abbiamo un po’ di vivacità, mi è dispiaciuto per quei pochi centesimi che sono mancati a Simone Barontini per andare in finale. Pietro Arese è un fenomeno e nell’anno in cui sfiora il record italiano trova dieci atleti da meno di 3’30” e dico che non dobbiamo accontentarci mai e mantenere la testa alta. Siamo usciti bene da questo passaggio di maturità, provate ad esempio a chiedere a Larissa Iapichino quanto era arrabbiata per la mancata medaglia. Nell’asta maschile dietro Stecchi abbiamo due giovani su cui lavorare, sui 10.000 se Crippa passa alla Maratona non abbiamo nessuno, sui 5.000 non abbiamo tempi di rilievo. Negli ultimi anni abbiamo migliorato tutto, ma il mondo si è spostato più avanti e dovremo la forza di cambiare metodologie di allenamento. Le cose si possono provare a cambiare”.

Un passaggio sul trionfo in Coppa Europa:La vittoria della Coppa Europa è un risultato di tutta l’atletica italiana. Ho ricevuto telefonate di atleti del passato, che in lacrime mi dicevano che ai loro tempi si lottava per non retrocedere e ora abbiamo vinto. Quest’anno l’abbiamo vinta dominandola e ce la siamo dimenticata in fretta. Tra l’altro ai Mondiali abbiamo scontato quell’effetto perché in 50 giorni bisognava trovare due picchi di forma e non tutti ce l’hanno fatta”.

Poi una curiosa conclusione:Tamberi è inimitabile, o lo cloniamo o è impossibile imitarlo. Lui si ricorda una chiacchierata che facemmo nel 2020. Gli dissi che lui stava per entrare nel top dei top. Adesso è il Campione di tutto, bisognava essere lì a vedere quel 2.30 in riscaldamento: li ha ammazzati lì. Io vedo una squadra caparbia. Elisabetta Caporale mi ha detto una cosa interessante: ‘Sai cos’è cambiato rispetto al passato? Ora gli atleti vengono e si assumono le proprie responsabilità’ “. Di seguito la VIDEO intervista completa ad Antonio La Torre.

VIDEO INTERVISTA ANTONIO LA TORRE

https://youtu.be/E6Kq65jRp6Y

Foto: FIDAL/Colombo