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Atletica, il segreto della 4×100 dell’Italia. Frinolli: “Risultati che partono da lontano, non ci manca nulla”

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Filippo Tortu

È passata ormai poco più di una settimana dal termine dei Mondiali di atletica di Budapest 2023, manifestazione che ha riservato grandissime emozioni in chiave azzurra e non solo. A parlarci di quanto accaduto, raccontandoci emozioni e retroscena, è intervenuto Giorgio Frinolli, vice-responsabile tecnico del settore staffette della nazionale italiana. Di seguito la lunga intervista, condotta da Ferdinando Savarese ed Enrico Spada, nel programma Sprint2U sul canale Youtube di OA Sport.

Sui momenti più emozionanti degli ultimi Mondiali, Frinolli non ha dubbi: “Sicuramente quel lancio strepitoso di Leonardo Fabbri che sarebbe arrivato a 23 metri non fosse stato per un nullo millimetrico. Ma anche il 4’01” di Sintayehu Vissa, nonostante non sia bastato per il passaggio del turno. Poi ovviamente le staffette, dal tempo speciale delle ragazze in batteria a quanto fatto dai ragazzi. Senza dimenticare ovviamente Gianmarco Tamberi: la sua energia è fondamentale per tutto il resto della squadra”.

Non è semplice definire questo periodo – ha continuato provando a raccontare quanto di buono sta accadendo all’atletica azzurra – non è una sorpresa di certo, ma fare questi risultati ed essere in grado di mantenere il livello è sempre molto difficile. Il nostro sistema funziona, ci sono tante persone che lavorano al meglio dietro agli atleti ed ai tecnici. Noi, nelle staffette, abbiamo alle spalle una struttura logistica, sanitaria e tecnica veramente incredibile. La preparazione per la staffetta di Grosseto, che ci ha permesso di andare a Budapest, ci ha fatto sentire veramente dei Campioni Olimpici: avevamo a disposizione qualsiasi cosa potessimo desiderare”.

Sullo stesso argomento ha poi aggiunto: “Ora c’è un rapporto molto più paritario tra tecnici di struttura e tecnici personali che permette uno scambio di vedute e conoscenze molto più fluido. Le nuove tecnologie facilitano questo rispetto al passato e fa eliminare anche qualche pregiudizio. Riusciamo a mettere da parte preconcetti e personalismi mettendo sempre al centro gli atleti ed i loro risultati”.

Frinolli ha poi virato sulla straordinaria prestazione di Zaynab Dosso nei 100 metri, con cui ha pareggiato il record italiano di Manuela Levorato: “Sicuramente per lei la stagione è stata complicata, con qualche infortunio probabilmente dovuto ad una scarpa non adatta a lei. L’abbiamo cambiata, anche grazie al suo sponsor, e i risultati sono arrivati. Io ero certo che il record sarebbe arrivato, lei ha una capacità di restare concentrata al massimo nonostante tutto. Lei sa qual è il suo valore e l’ha dimostrato”.

Inevitabilmente dunque ci si chiede quali possano essere gli obiettivi di Dosso: “Lei ha dimostrato di poter appartenere ai massimi livelli internazionali e non vuole scendere da lì. Io credo che possa ancora crescere: la condizione c’era ma secondo me non era al massimo. Penso che lei possa riuscire ad abbattere la barriera degli 11 secondi. Serve tanto lavoro, tanto sacrificio e la consapevolezza di poterlo fare”.

Tra le staffette azzurre che hanno fatto benissimo ai Mondiali c’è anche la 4×400 femminile: “Loro sono state pazzesche. Battere un record italiano che vedeva anche la partecipazione di Libania Grenot non è impresa da poco. Questo dimostra come la compattezza di squadra ed il sacrificio possono portare risultati inaspettati”.

Poi un rapido passaggio anche su quanto fatto da Antonella Palmisano ed Elisa Molinarolo:Rivedere Palmisano su questi livelli è stata una gioia incredibile, averla come capitana per la squadra femminile è stato un onore. Lei è un esempio per tutti. Molinarolo ci ha dato una grande gioia, si merita questi risultati per la sua dedizione. Poi mi permetto di citare anche Mario Lambrughi, sfortunato ma in grande condizione”.

Il tema caldo poi non può essere che la splendida medaglia d’argento della 4×100 maschile:I cambi sono stati molto fluidi e globalmente la gara è andata in maniera molto scorrevole. Questo conferma il grande lavoro svolto, anche se spesso quanto accade ai cambi è anche frutto del caso e non solo della preparazione. Sui cambi si può spingere ancora ma una finale mondiale non era certo il momento per sperimentare. I ragazzi erano determinatissimi e questo è fondamentale”.

“Fino al terzo cambio c’è sempre un po’ di preoccupazione – ha poi aggiunto – ma una volta che Filippo Tortu prende il testimone non mi preoccupo più. Arrivati all’ultima frazione ero sicuro, come a Tokyo, che il risultato sarebbe arrivato. Tutto è andato alla perfezione, sin da prima del riscaldamento. Filippo ha fatto una frazione francamente incredibile, ma tutti sono stati bravi, da Lorenzo Patta a Marcell Jacobs che ha gestito due cambi da campione qual è. Poi non posso non citare Roberto Rigali, riserva per cinque anni senza mai lamentarsi e poi fantastico in gara”.

Quello che per molti poteva sembrare solo un exploit a Tokyo è stato confermato, assumendo ancora più valore: “Il lavoro che è stato fatto dura da tanti anni e viene dall’attività giovanile. Questo risultato dimostra la qualità del lavoro ma voglio sottolineare che anche a livello femminile siamo sempre lì: dal bronzo europeo alle tante finali centrate, a cui manca all’appello solo quella olimpica, mancata per 3 centesimi. Gli uomini hanno superato un periodo difficile e sfortunato ma questi risultati vengono da lontano”.

Sui prossimi obiettivi: “Il prossimo impegno sarà quello dei Mondiali di staffetta che saranno determinanti. Credo che, almeno per quelle veloci, avremo una certa serenità. I posti in palio saranno quattordici e con i tempi che abbiamo fatto a questi Mondiali credo che potremo entrare tranquillamente nel discorso per il pass olimpico. Ovviamente nulla è da dare per scontato e andremo per fare il meglio possibile. Inoltre questa è una manifestazione che ci ha sempre portato bene. L’edizione del 2019 di Yokohama è forse quella che ha dato il via a questo percorso di crescita”.

In conclusione anche un dovuto passaggio su quanto non è andato invece per il verso giusto: “L’obiettivo di Lorenzo Simonelli era l’Europeo U23 e poi andare a vedere cosa poteva accadere al Mondiale. Per lui, ma come anche per Larissa Iapichino e Mattia Furlani, la cosa da non dimenticare è la giovane età. Bisogna essere molto attenti a porre le giuste aspettative su ogni atleta. I Mondiali sono diversi dalle altre gare e credo che comunque le misure, così come il quinto posto di Iapichino, non siano da buttare. L’importante è porre le cose nella giusta prospettiva”.

VIDEO: L’INTERVISTA A GIORGIO FRINOLLI

Foto: Colombo/FIDAL

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