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Atletica, Elisa Molinarolo: “Le Olimpiadi non sono state un caso, ma ai Mondiali voglio di più”

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Elisa Molinarolo

Ferdinando Savarese, conduttore della trasmissione Sprint2U, appuntamento settimanale in onda sul canale Youtube di OA Sport, ha avuto come ospite la specialista del salto in alto Elisa Molinarolo. Di seguito i passaggi salienti dell’intervista.

Elisa Molinarolo ha iniziato con la ginnastica artistica prima di passare all’atletica: “La mia storia è iniziata un po’ un po’ da lì, volando in un altro sport, ma sempre molto simile. In realtà anche per per gli uomini può essere un aiuto, diciamo che in generale tutta la seconda parte del salto, quindi tutto quello che si svolge da poco prima dell’asticella a subito dopo l’asticella è ginnastica, quindi sicuramente sapersi muovere nello spazio aiuta. Poi i ginnasti hanno un grande problema, non sanno correre, quindi c’è tutto un lavoro da fare prima di staccare però insomma si può fare“.

Il suo avvicinamento allo sport: “Ho iniziato all’età di tre anni a fare ginnastica artistica in provincia di Verona seguendo le orme di mia sorella, che ha sette anni in più e faceva ginnastica, quindi praticamente sono cresciuta in palestra e mi sono subito innamorata della ginnastica, cui ho dedicato anima e corpo, finché a dodici anni mi hanno chiesto di trasferirmi a Padova per poter raddoppiare gli allenamenti di fatto, perché prima mi allenavo 3 ore al giorno e sono passata ad allenarmi 7 ore al giorno, quindi era un po’ un’opportunità anche per inseguire il grande sogno che era quello di gareggiare nel massimo campionato, che è il campionato di Serie A di ginnastica. E quindi facendo questa scelta, quindi quella di andare lontano da casa, ho realizzato il primo piccolo sogno nel cassetto e quindi ho gareggiato per qualche anno, per più di qualche anno, tra campionato di Serie A1 e Serie A2 e poi purtroppo nel 2008 ho subito un infortunio grave alla spalla che mi ha tenuta ferma un anno, e sono diventata quella che sono adesso, quindi nel giro di un anno mi sono alzata un sacco e sono diventata troppo alta per fare ginnastica e da lì ho visto la pubblicità di un noto brand sportivo che faceva la campagna ‘Impossible is nothing’, dove una certa Yelena Isinbayeva, che credo che conosciamo tutti, si disegnava appunto come una ginnasta che era diventata troppo alta e che il suo allenatore le consigliava di provare questo salto con l’asta“.

Il passaggio all’atletica: “E’ solo che ovviamente c’era la difficoltà di comunicarlo ai miei genitori, che per quasi dieci anni mi avevano portata avanti e indietro, mi portavano il lunedì, mi venivano a prendere il sabato, avanti e indietro da Padova, avevano investito risorse fisiche, economiche e di tempo, insomma. Quindi comunicare una svolta totale della mia vita è stato un po’ impegnativo, tant’è che ci ho messo quasi due anni, finché ho trovato il coraggio perché la ginnastica non mi permetteva più di sognare. Perché poi una volta raggiunto l’obiettivo della Serie A, poi lo step successivo sarebbe stato quello della maglia azzurra e delle Olimpiadi, che purtroppo per l’infortunio non sono arrivate. E quindi ho convinto i miei, che in realtà si sono dimostrati un po’ straniti, però mi hanno appoggiato in questa scelta, e ho iniziato a fare il salto con l’asta e ho avuto la fortuna di capitare in uno dei centri più grandi d’Italia, perché il Gruppo Asta Padova, è un gruppo storico, quindi di trovare allenatori competenti, soprattutto di trovare le aste con cui poter saltare, perché non è scontato, quindi di crearmi una seconda famiglia, che nel giro poi di qualche mese mi ha regalato la prima maglia azzurra giovanile, e quindi quello che avevo rincorso per tanto tempo nella ginnastica nel giro di pochi mesi me l’ha dato l’atletica“.

Arrivano subito i primi risultati, poi qualche difficoltà: “Dopo questo grande inizio, dove sono passata a fare subito 3.80, 3.85, ho fatto anche 3.90, quindi misure che mi qualificavano ai Campionati Italiani Assoluti già da allieva, junior, diciamo che poi ci sono stati due anni bui, due anni neri in cui rincorrevo questo muro dei 4 metri e non arrivava, e più non arrivava e più ovviamente le persone continuavano ‘Allora quando fai 4 metri? Quando fai 4 metri?’. E quindi iniziava ad essere un macigno veramente importante, finché poi nel 2016 si è sbloccata un pochettino la situazione e ho abbattuto il muro dei 4 metri, ma quel giorno prima di partire per il primo tentativo sapevo che lo avrei fatto, avrei potuto firmare prima di saltare, non so come spiegare la sensazione, e diciamo che lì forse sia un po’ sbloccata la prima parte, perché poi ho fatto 4.05 ai Campionati Italiani Assoluti di quella stagione. La stagione successiva ho vinto il mio primo Campionato Italiano Assoluto a Trieste nel 2017, e nel 2018 ho fatto la prima Nazionale Assoluta in un triangolare in Spagna, e poi diciamo che 2019 e 2020 sono stati due anni un po’ di passaggio, mettiamola così, due anni in cui ho fatto atletica ma non ho fatto l’atleta, mi sento di dire questo, perché in tutto ciò non ero ancora atleta professionista e quindi lavoravo in un’agenzia di marketing con un contratto full time e quindi facevo una vita un po’ così, facevo la vita d’ufficio durante il giorno e poi la sera mi andavo ad allenare, ma non ero attenta a tanti dettagli“.

Lavorare ed allenarsi è stata una scelta voluta: “Oggi ho 29 anni, qui stiamo parlando di quando ne avevo comunque 25-26, quindi chiedere ancora sacrifici ai miei genitori dopo una vita non mi sembrava corretto. Prima di lavorare nell’agenzia di marketing insegnavo ginnastica alle bambine il pomeriggio, e quindi comunque è un lavoro che ti porta via energie anche fisiche, perché lavoravo con i bambini della materna, quindi bellissimo, però comunque lì aiuti, fai con loro, e poi la sera mi andavo ad allenare, poi quando sono entrata in ufficio, all’inizio pensavo fosse il lavoro perfetto, quando però finivo 9 ore di ufficio, la testa comunque è stanca perché comunque sei stato concentrato anche se sei stato seduto e fisicamente non hai fatto nulla, e quindi sì, non ho avuto grossi problemi fisici, ho avuto semplicemente questi anni un po’ così, dove appunto lavoravo e facevo atletica ma non facevo l’atleta, e diciamo che infatti poi la svolta è arrivata durante la gara in piazza a Chiari del 2020, che io ho particolarmente a cuore proprio per questo fatto che che mi è successo, che appunto è arrivata in una condizione, io dico pietosa, poi in realtà non in una condizione perfetta, e sono arrivata seconda dietro a Roberta Bruni, non mi ricordo se per pochi centimetri o addirittura per un nullo in più“.

Quella gara è stata la svolta: “Per me Roberta Bruni è sempre stata l’idolo in pedana, io l’ho sempre vista là sopra e quindi mi sono detta ‘Cavolo, ma se sono arrivata molto vicina a lei in una condizione non assolutamente da atleta, se provassi a fare qualcosa in più, magari, visto che hanno spostato le Olimpiadi di un anno, si può sognare’. E così è stato. La gara è stata settembre, ad ottobre ad inizio preparazione ho fatto una riunione con il mio allenatore Marco Chiarello ed abbiamo inserito la parte della nutrizionista e la parte di fisioterapia una volta a settimana e credo che che quello sia stata poi la chiave della mia carriera di fatto, perché è iniziata la mia seconda vita ed abbiamo lavorato bene, il corpo stava bene ed abbiamo fatto una buonissima preparazione. Le indoor non sono andate benissimo, ma proprio perché stava cambiando qualcosa di importante, che poi è esploso nell’estate del 2021, che mi ha portato poi a Tokyo, quindi credo sia stata proprio questa la chiave dell’inizio della mia seconda vita“.

La partecipazione alle Olimpiadi: “Tante cose a volte non me le ricordo, mi tornano in mente, perché è stato veramente vivere un sogno che quasi non sembrava vero. Poi è stata un’Olimpiade particolare, senza pubblico, non potevamo uscire dal Villaggio Olimpico, in un anno dispari, quindi sicuramente è stata diversa da quelle che ci sono già state e da quelle che ci saranno. La cosa che che mi ha fatto dire ‘Sei alle Olimpiadi’ è stata quando sono entrata allo stadio, che era vuoto, ma mi viene da dire meglio così, perché se no probabilmente starei ancora tremando, perché io sono arrivata alle Olimpiadi senza aver mai fatto un Europeo o un Mondiale, quindi sono stata lanciata nella gabbia dei leoni così, un po’ da novellina, e lì però ho detto ‘Adesso vai e divertiti perché qua ci sei arrivata’, perché l’incognita erano i tamponi, tutte le mattine, e ogni tanto usciva qualcuno di positivo e se era la tua compagna di stanza non gareggiavi, insomma, abbiamo vissuto anche un pochettino con quest’ansia, sempre sul chi va là, è arrivata qualche comunicazione, no, e una volta entrata allo stadio, lì nessun tampone poteva più togliermi l’Olimpiade, e quindi lì ho detto ‘Ce l’hai fatta’. E poi mi dimentico sempre di dire che io ero presente alle premiazioni di quelli di cui poi sono diventata compagna di squadra, di Marcell e di Gimbo, eravamo in pedana a fare riscaldamento, quindi ho visto la premiazione dal vivo, ho cantato l’inno due volte, è indescrivibile“.

Poi sono arrivate tutte le altre grandi competizioni internazionali: “Aver messo il timbro in tutte le grandi manifestazioni indoor ed outdoor in due anni credo che sia veramente soddisfacente. Ecco perché le Olimpiadi sono state il sogno, però poi confermarsi ed essere presente ai Mondiali indoor, ai Mondiali outdoor, agli Europei indoor, agli Europei outdoor, credo sia la conferma di un buon lavoro svolto, e che l’Olimpiade non sia stata casuale, è anche vero che l’estate scorsa non stavo benissimo, né fisicamente né mentalmente, quindi è stata un po’ una stagione lunga, impegnativa, ma d’altra parte, se si pensa a cosa c’è stato dietro alle Olimpiadi, dietro all’anno precedente, credo che sia più che umano, quindi quest’anno mi aspetto che vada un po’ meglio la stagione, abbiamo visto che è già iniziata bene, però mi aspetto qualcosa in più, e vedremo se arriverà“.

L’INTERVISTA VIDEO DI ELISA MOLINAROLO

https://www.youtube.com/watch?v=QwZBFgPJMLM&t=40s

Foto: Atleticamente/FIDAL Veneto