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Editoriali

Perché Matteo Berrettini è il peggior avversario possibile per Alcaraz agli ottavi

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Matteo Berrettini

Non sarà di certo contento lo spagnolo Carlos Alcaraz di fronteggiare Matteo Berrettini agli ottavi di finale di Wimbledon 2023. In virtù dello status di testa di serie n.1 del torneo, non poteva capitare avversario peggiore all’iberico al quarto turno. Un match che sin da ora promette spettacolo e non ci stupiremmo di assistere ad uno dei confronti più accesi e mozzafiato dell’anno.

Mai come in questo caso guardare la classifica è fuorviante: Alcaraz è n.1 del mondo, Berrettini n.38. Proprio per questo motivo il romano non figura tra le teste di serie, dunque la sua condizione di mina vagante era ben chiara sin da prima che venisse delineato il tabellone. Il ranking, come si diceva, è ingannevole. Quando sta bene e può giocare con continuità, l’italiano è un top10 stabile, come ha d’altronde dimostrato nel passato recente. Il crollo delle ultime settimane è dovuto semplicemente a problemi di natura fisica, non di certo tecnici. Inoltre è indubbio che in una ipotetica classifica ‘erbivora’, il classe 1996 va collocato tra i migliori tre in assoluto, sebbene non sia reato affermare che probabilmente il solo Novak Djokovic gli è superiore al momento. D’altronde i risultati sui prati parlano chiaro: finalista a Wimbledon nel 2021 (sconfitto proprio dal serbo), vincitore per due volte dei prestigiosi tornei del Queen’s (2021-2022) e di Stoccarda (2019-2022).

Nei primi tre turni abbiamo rivisto il miglior Berrettini, se non addirittura progredito rispetto al passato. Non ha ancora subìto un break, con il servizio è tornato a fare malissimo (anche con la seconda, che spesso rappresenta il termometro del suo stato di forma), il diritto è incontenibile, il rovescio slice sta frantumando le certezze degli avversari, ma anche quello in top spin è diventato una risorsa persino nei momenti cruciali. Come detto anche due giorni fa, l’unica incognita deriva dalla tenuta fisica nell’arco del torneo e come saprà recuperare gli sforzi tra un incontro e l’altro. Va detto che sin qui non ha disputato delle maratone, inoltre il match contro Lorenzo Sonego spalmato su tre giorni lo ha aiutato a riprendere confidenza nei suoi mezzi.

Nella sfida tra Berrettini ed Alcaraz non vi sarà un favorito designato. Lo spagnolo è consapevole che, per spuntarla, dovrà utilizzare ogni freccia a disposizione della sua infinita faretra. Nonostante il recente successo al Queen’s, il classe 2003 non ha del tutto metabolizzato il gioco sull’erba: non è ancora devastante ed incontenibile, per intenderci, come sulla terra e sul cemento. Inoltre storicamente non ha mai amato molto il confronto contro grandi battitori come Berrettini, che sovente non ti consentono di prendere ritmo negli scambi. Un’arma che l’iberico potrebbe utilizzare per mettere in difficoltà il nostro portacolori è la palla corta, anche per sfiancarlo alla distanza.

I due contendenti si sono già affrontati tre volte in passato e si sono sempre materializzati dei confronti serrati: Berrettini vinse al super tie-break ai sedicesimi degli Australian Open 2022, mentre si arrese in tre set a Vienna nel 2021 ed a Rio de Janeiro nel 2022. Chiaramente non si sono mai ritrovati di fronte sull’erba.

Per concludere, al di là della componente tecnica, occorre considerare anche quella umana ed emotiva. Berrettini, come sta ripetendo spesso, era in dubbio se partecipare al torneo dopo i tanti problemi fisici accusati. “Ho passato tante giornate sul letto a piangere“, ha ammesso. Ora è una sorta di miracolato, un redivivo che ha improvvisamente rivisto la luce ed il sollievo è tale che sembra giocare su una nuvola. Non ha nulla da perdere, il suo animo è pervaso da entusiasmo e leggerezza. “Voglio spingermi oltre i limiti“. Dopo essersi imbrattato nella melma dei dubbi e delle paure, ora Berrettini è un giocatore rinato, ha negli occhi quella ferocia felina per andare a riprendersi tutto ciò di cui il destino lo ha privato negli ultimi mesi. Insomma, una bruttissima gatta da pelare per chiunque, anche per il numero uno al mondo Carlos Alcaraz.

Foto: Lapresse