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MotoGP, per Yamaha è cominciato il conto alla rovescia? La deadline è fine 2024, il rischio è l’irrilevanza

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Fabio Quartararo

Chi non fosse ferrato sulla geografia giapponese, deve sapere che Iwata è una municipalità limitrofa ad Hamamatsu. Per la verità, l’area metropolitana è la medesima, ma amministrativamente parlando è divisa dal fiume Tenryu. Sulla riva orientale c’è la città dove ha sede Yamaha. Su quella occidentale, ha invece “base” la Suzuki.

Proprio quella Suzuki che, un anno fa, annunciò a sorpresa il disimpegno della MotoGP, recedendo un contratto firmato con Dorna sino al termine 2026. Un autentico fulmine a ciel sereno, soprattutto considerando come l’azienda avesse vinto il Mondiale del 2020 e fosse ancora ampiamente competitiva. Cosa stia succedendo da quelle parti è imperscrutabile, perché nel frattempo la vicina di casa si è accartocciata su sé stessa.

In quel 2020, Yamaha era la moto da battere. Non vinse il titolo, ma si impose in una gara su due, permettendo a tre piloti differenti di passare per primi sotto la bandiera a scacchi. L’Iride fu mancato a causa dell’incostanza di ognuno di essi, ma i Tre Diapason si rifecero ampiamente nel 2021, dominando la scena grazie a un Fabio Quartararo più solido e maturo.

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Sono passati 18 mesi dal giorno in cui El Diablo festeggiò la conquista matematica del Mondiale. All’epoca ci si chiedeva se il francese avrebbe potuto assumere i contorni del dominatore, succedendo a Marc Marquez. Niente di tutto questo si è verificato, anzi. La M1 è passata con una rapidità abbacinante dal ruolo di prima a quello di quinta forza.

Francamente, è difficile dare una spiegazione razionale all’accaduto. Come è possibile che un’azienda con 52.000 dipendenti, fortemente coinvolta nel mondo del motorsport a due ruote, utilizzato come fondamentale veicolo di promozione sul piano globale, si sia ridotta così? Decisa a reagire alle difficoltà del 2022, non solo queste non sono state risolte, ma si sono finanche acuite.

La Casa di Iwata ha preso una china pessima. Il contratto di Quartararo scade a fine 2024 e il francese, l’anno passato convintosi a rinnovare dopo aver ricevuto precise garanzie tecniche, stavolta potrebbe seriamente considerare l’ipotesi di mollare gli ormeggi per salpare verso altri lidi. Nel qual caso, il dramma di Yamaha sarebbe di non avere appeal. Chi sarebbe disposto a legarsi a un contesto in affanno?

È esattamente lo stesso problema che i Tre Diapason si trovarono ad affrontare due decenni orsono, quando venivano polverizzati da Honda e non riuscivano più ad attirare alcun pilota di grido. Poi apparve San Valentino Rossi, deciso a provare di essere il migliore del mondo indipendentemente del mezzo meccanico. Il Dottore si imbarcò in un’impresa tanto affascinante quanto apparentemente folle (e potenzialmente kamikaze). Sappiamo, invece, come è andata.

Il numero 1 indiscusso dell’epoca scelse di cambiare la storia. Riuscendoci. La ripetizione di tale scenario appare altamente improbabile. Pertanto, senza una reazione interna, il rischio è di sprofondare nell’irrilevanza. A proposito, a oggi non c’è un team satellite. Quale struttura privata sarebbe disposta ad affidarsi a queste M1? Si parla insistentemente del Team Mooney quale futuro partner. Però, chi in questo momento mollerebbe Ducati per Yamaha?

Si parla, comunque, del 2025. Perché la squadra di proprietà di Valentino Rossi (sempre lui…) ha un accordo con Borgo Panigale sino al termine del 2024. Proprio come Fabio Quartararo con il Factory Team di Iwata. Insomma, l’orologio sta ticchettando e scandisce un conto alla rovescia. C’è ancora spazio per raddrizzare la situazione, però il tempo stringe e nella prefettura di Shizuoka devono trovare una soluzione in fretta.

Fosse una aeroplano, Yamaha sarebbe entrata in una vite, nel senso che avrebbe stallato e starebbe precipitando. Il quesito da porsi è come uscire da questa situazione molto pericolosa, perché schiantarsi al suolo non farebbe bene a nessuno. A cominciare dalla MotoGP, che dopo aver perso Suzuki non si può certo permettere di veder sparire un marchio storico, a conti fatti il secondo più vincente di sempre. Magari non nell’immediato, bensì in un futuro a medio termine.

Foto: MotoGPpress.com

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