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Formula 1

F1, la Ferrari affonda sotto il peso dei (soliti) errori. Un mese per ritrovare serenità e cominciare il 2023, per davvero, da Baku

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Charles Leclerc

Per la Ferrari l’inizio del 2023 si sta rivelando traumatico. Non ci sono altri termini per definire quanto accaduto nei primi tre appuntamenti stagionali. Al di là dei risultati, che scarseggiano, colpisce in negativo l’impressione destata dall’intero team. La sensazione è quella di trovarsi di fronte a una squadra in piena confusione, per non dire alla deriva. Andiamo però con ordine, in maniera da mettere tutto nel giusto contesto.

Partiamo dai risultati. In tre gare sono stati marcati 26 punti, meno persino del disgraziato 2020 e dell’anonimo 2014. Per trovare una partenza peggiore si deve tornare al 2009. All’epoca, con l’attuale sistema di punteggio, il conto avrebbe detto addirittura 2. Al di là di questi numeri, impressiona come la Scuderia di Maranello sia sì quarta nel Mondiale costruttori, ma con ampio distacco da chi la precede. La Red Bull ha il quintuplo dei punti. La Mercedes, terza, ne ha il doppio!

Si è ottenuto meno di quanto si sarebbe potuto (e dovuto), ma il discorso ormai si ripete da tempo. C’è sempre qualcosa che impedisce di sfruttare appieno il potenziale a disposizione. A Sakhir il terzo posto è sfumato a causa dell’affidabilità, a Jeddah è venuta meno l’efficacia della SF23  nel suo complesso, a Melbourne ci si è messo di mezzo il fattore umano, con errori da parte del muretto (il frettoloso “allarme pioggia” lanciato dal muretto in qualifica) e dei piloti (i contatti con le Aston Martin di cui sono stati protagonisti Leclerc e Sainz sono stati entrambi generati dai ferraristi).

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Insomma, non ci si è fatti mancare nulla, se non la tranquillità. Proprio gli svarioni australiani, soprattutto da parte di chi le monoposto le guida, sembrerebbero generati soprattutto dall’ansia e dal fastidio. Due figli della consapevolezza che, quasi sicuramente, il 2023 sarà un altro anno da buttare nell’ottica della rincorsa al Mondiale. Eppure, non è tutto da buttare. La SF23 in Australia si è lasciata alle spalle l’inconsistenza saudita, tornando ai livelli del Bahrain, tanto da sgomitare con Mercedes e Aston Martin nella mischia alle spalle della Red Bull. Cionondimeno, le Frecce Nere e le Verdone continuano a raccogliere più delle Rosse.

Ora c’è una lunga pausa prima dell’appuntamento di Baku. Ci sarà tanto da lavorare, ma non tanto sul piano tecnico, bensì su quello organizzativo. È sotto questo aspetto che Ferrari paga dazio in maniera insostenibile rispetto alle concorrenti dirette. Frederic Vasseur ha apertamente usato il termine “frustrazione”. Una frustrazione partorita da un caos interno che si protrae da mesi. Chi, però, è deputato a eliminarla è Vasseur stesso. Se cambia il timoniere, ma non la rotta, evidentemente il problema non è chi comanda la nave. Bisogna trovare le falle in una carena che fa acqua e tapparle.

La speranza è che Bahrain, Arabia Saudita e Australia siano stati una triste appendice del 2022 e il vero 2023 del Cavallino Rampante cominci dall’Azerbaigian. Il Mondiale è andato? Amen, uno in più o uno in meno, a questo punto cosa cambia per Maranello? Si attende da 16 anni. Che differenza fa aspettarne 17? Nella F1 si raccoglie quanto si semina l’anno precedente. Alla luce di come è andata la stagione passata, non ci si poteva aspettare molto più di questo mezzo disastro. Indi per cui è fondamentale ritrovare quella benedetta serenità e quell’indispensabile ordine ormai smarriti. Altrimenti l’appuntamento con l’Iride non sarà rimandato al 2024, bensì sine die. Questo sì che sarebbe intollerabile.

Foto: LPS-Xavi-Bonilla