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ATP Montecarlo, Lorenzo Musetti ha sconfitto il n.1 del mondo Novak Djokovic. I precedenti della storia

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Lorenzo Musetti

Lorenzo Musetti, con la vittoria di oggi contro Novak Djokovic, diventa l’ottavo italiano ad aver sconfitto il giocatore classificato al numero 1 del ranking ATP. Una storia, questa, che si è arricchita di diversi capitoli solo negli ultimi sei anni, ma della quale vale la pena ripercorrere i passi fin dal primo momento, almeno da quando il tennis è Open ed è stata creata l’associazione professionistica maschile, cioè nel 1973.

Nei primi anni dell’ATP furono due i principali disturbatori di numeri 1 in chiave italiana. L’antesignano fu Corrado Barazzutti, che sconfisse Ilie Nastase a Monaco di Baviera, che al tempo faceva parte del Grand Prix (il circuito era organizzato in modo completamente diverso). Al tempo il futuro numero 7 del mondo era 71°, ma si impose in tre set secchi, 3-6 7-6 6-1 nei quarti, salvo poi finire travolto in semifinale dal francese François Jauffret (6-1 6-2 6-0; al tempo i tornei potevano iniziare 2 su 3 e finire 3 su 5, e quest’ultima distanza era molto più usata di oggi). Era il 17 maggio 1974.

Fu finale, invece, a Stoccolma il 9 novembre 1975 tra Adriano Panatta e Jimmy Connors, che nel tempo hanno dato vita a tante sfide memorabili (vedere US Open 1978). Il maggiore tennista italiano dell’Era Open al tempo era 28° in classifica, ma del talento erano tutti a conoscenza. Stoccolma, peraltro, al tempo faceva parte del novero dei tornei più importanti dopo gli Slam. Per questo il 4-6 6-3 7-5 di Panatta ebbe tanto valore. E lo replicò: al primo turno di Houston (che però faceva parte del WCT, l’altra anima del tennis professionistico di allora) fu 6-1 7-5. Vale la pena ricordare che qui le teste di serie erano due e che per questo il romano, che era numero 7 ATP, fu costretto ad affrontare subito l’irascibile “Jimbo”, che faceva parte di un’autentica categoria di bad boys del circuito. Era il 18 aprile 1977.

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Dovettero passare 23 anni perché la questione tornasse d’attualità. Non nel modo più gioioso possibile, però. Gianluca Pozzi, noto animale da erba e comunque da terreni veloci, il 15 giugno 2000 stava giocando contro Andre Agassi nel terzo turno: il Kid di Las Vegas si ritirò sul punteggio di 6-4 2-3 in proprio favore. Il barese arrivò in semifinale battendo anche Marat Safin, e lo stesso fece Davide Sanguinetti, solo che Lleyton Hewitt e Pete Sampras erano troppo: l’aussie e il nativo del Maryland andarono in finale (vinta da Hewitt).

10 maggio 2007: una data che in tanti ricordano perché le congiunzioni astrali furono perfette. Campo Centrale del Foro Italico di Roma, Filippo Volandri numero 1 d’Italia (e 53 ATP) e Roger Federer numero 1 del mondo. Solo che quel giorno lo svizzero era nervoso e, al contrario, il livornese era in ottima giornata, sulla spinta della vittoria del giorno prima su Richard Gasquet. Venne così un 6-2 6-4 cui per poco non fece seguito un’altra impresa, con Potito Starace che si arrese 7-5 al terzo a Nikolay Davydenko. Volandri arrivò in semifinale, dove Fernando Gonzalez, la Mano de Piedra del Cile, non fu impietosito né terrorizzato dallo “stadio dei crampi”: 6-1 6-2.

16 maggio 2017: poco più di dieci anni dopo, stavolta sul Centrale attuale e in sessione serale, toccò a Fabio Fognini, al tempo 29°, eliminare un altro numero 1 in fase decisamente sfiduciata. Andy Murray, dalla conquista della leadership, non era praticamente mai stato un fattore, così toccò al ligure estrometterlo subito dalla Capitale con un perentorio 6-2 6-4. Incocciò però in Alexander Zverev subito dopo. Il tedesco, allora poco più che ventenne, andò poi a vincere il primo grande torneo della sua carriera.

Il 30 ottobre 2020, nei quarti di Vienna, accadde qualcosa di fuori da ogni logica. Novak Djokovic apparve completamente spento, senza alcun fuoco dentro. Ne approfittò un Lorenzo Sonego (42) che aveva mostrato ottimi segnali nei giorni precedenti e che aspettava soltanto quell’occasione per far capire chi fosse e quali fossero i suoi punti di forza. 6-2 6-1: mai il serbo ha subito una sconfitta tanto dura in carriera. Avrebbe poi ammesso che, di fatto, aveva esaurito il proprio compito chiudendo l’anno da numero 1 il giorno prima contro il croato Marin Cilic, in quella stagione tanto particolare. Com’è come non è, fu sempre una vittoria sul leader mondiale.

L’ultimo grido, in questo senso, l’ha regalato Jannik Sinner due settimane fa. Ancora negli occhi di tutti è il 6-7(4) 6-4 6-2 nei confronti di Carlos Alcaraz, che paradossalmente ha permesso l’aggiornamento futuro della lista. Già, perché il murciano, con quella sconfitta in semifinale a Miami, fu privato del comando in graduatoria ATP. Al contempo, per l’altoatesino si sono riaperte le porte della top ten, meritatissima per il rendimento nel 2023 non certo ristretto a quel 31 marzo.

Foto: LiveMedia/Matthieu Mirville/DPPI – LivePhotoSport.it